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Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph

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scambia le sue con le mie<br />

pupille. Ci svegliamo, e<br />

non passan due ore che si<br />

bestemmia in due.<br />

Il contadino, confortato<br />

dapprima quando scorse<br />

che potea vedere i peli<br />

della sua ispida barba, si<br />

credette cieco dappoi,<br />

allorché, voltandosi<br />

d’attorno si accorse che le<br />

nuvole gli sembravano montagne, i boschi dirupi, lenzuoli le case.<br />

Io invece, lieto di vedere il cielo più trasparente, le montagne più<br />

azzurre, e soprattutto lietissimo perché non scambiavo più le<br />

donne per uomini, gli uomini per donne e i cani per bambini gridai<br />

al miracolo, ma poi, cedendo alla mia naturale inclinazione, presi<br />

in mano un libro e mi misi a leggere…<br />

Dio onnipotente! Non ci vedevo più! La luce era chiara,<br />

sfolgoreggiante il sole, ma io disgraziato non po-te-vo-più-leg-gere!<br />

Con la disperazione nel cuore gettai il libro a quattro palmi da<br />

me, e stavo per dare in un eccesso, quando, cadutomi l’occhio<br />

sulla povera facciata rimasta aperta mi accorsi che le vocali e le<br />

consonanti mi correvano alle pupille con l’usata buona volontà, e<br />

che io leggevo di nuovo. Ma oimè! Dovevo tenere il mio libro alla<br />

distanza di tutto il mio braccio, ritirando la testa, e come si fa –<br />

dissi io – a studiare, a meditare, ad argomentare in una posizione<br />

così ridicola, quando si è abituati a sedere severamente<br />

raggomitolati sopra un tavolino? No, no, per carità, Signore Iddio,<br />

rendetemi la mia vista debole, rendetemi i miei occhi di talpa!<br />

* * *<br />

Voltiamo pagina ancora!<br />

Ma prima di voltare, è necessario mettere a parte il lettore che io<br />

intendevo parlare di abitudini, che il tema essendo vecchio ho<br />

amato di cominciare con esempi nuovi, che gli faccio grazia dei<br />

commenti, e mi limito a protestare che se qualcuno fosse abituato<br />

a sorbirsi un paio di scudisciate al giorno e gli fosse offerto di<br />

scambiarle con due baci di donna brutta, forse forse… ci<br />

penserebbe.<br />

Meglio star male all’antica che bene alla moderna dicono o<br />

piuttosto pensano molti.<br />

Io intanto ho raggiunto il mio scopo, e voi, lettori miei, mi avete,<br />

volere o non volere, seguito fin qui. Se non vi accomoda, se siete<br />

gente a modo, ordinata e precisa, principiate di dove ho finito e<br />

troverete il filo. Ma prima di ogni altra cosa, confessate<br />

candidamente che se io avessi imposto a questo sgorbio il suo<br />

titolo vero, voi non avreste letto più in là.<br />

* * *<br />

Ho fatto una affermazione che potrebbe dare luogo ad una infinità<br />

di commenti. Nelle città e in tutte quelle borgate dove non abbia<br />

penuria di gente scazzonata ed industrie, quasi tutti i padri<br />

prediligono le figlie, quasi tutte le madri i figliuoli. La regola cessa,<br />

ben inteso, quando non si tratti che di un’unica creatura. Cotesta<br />

incrociatura di affetti mi pare sia certificata dall’evidenza non solo,<br />

ma dimostrata eziandio dall’affinità dei sessi diversi. I romanzi e le<br />

commedie stesse risentono di una simile legge e tendenza che<br />

chiamare si voglia, né si ha romanziere o commediografo che in<br />

vita sua non abbia fatto sedere una ragazza sulle ginocchia del<br />

babbo, od accennato ai visi lunghi fra padre e figliuolo.<br />

Or bene, questa regola (se regola) ritrova una grave eccezione<br />

nelle campagne, dove cioè l’agricoltura è tutto. Quivi ogni<br />

mezzaiuolo, ogni bifolco, ogni lavoratore riguarda le figlie come un<br />

cattivo giuoco però che accetta con una certa disinvoltura, perché<br />

se non necessario né maschi né femminile e il matrimonio<br />

minacciasse di terminare infecondo sarebbe cento volte peggio.<br />

La donna, secondo le idee di un padre agricoltore è un essere<br />

incompiuto il quale non viene al mondo per altro che per far<br />

comodo ai vagheggini del vicinato.<br />

“Bisogna allattarla (qui l’agricoltore parla della massaia, ben<br />

inteso, non di sé stesso), bisogna nutrirla, bisogna darle da<br />

mangiare, per poi…che cosa? Per tirar su una contadina che,<br />

moltiplicata per tre, val meno di un mezzo uomo, un essere<br />

insomma che dai quindici anni in su, ha quasi sempre la testa<br />

montata, gli occhi fissi e le braccia penzoloni. Né ciò è tutto. Allora<br />

appunto quando potrebbe restituire, con le sue deboli fatiche, una<br />

Progetto Babele Dodici<br />

- 38 -<br />

parte della gran polenta che ha mangiata vuole a tutti i costi<br />

andare a marito, e bisogna darle il canterano, il letto e le lenzuola<br />

per paga. Ben guadagnata, per Dio! Parlatemi dei maschi! Quelli<br />

sì che davvero vengono al mondo per qualche cosa, quelli sì che<br />

guadagnano il pane che mangiano. Bisogna segare, e segano;<br />

bisogna ficcarsi in mezzo ai bovi e si ficcano; bisogna aggiogarli e<br />

li aggiogano; ci vuol della foglia, e fanno la foglia, legna e legna,<br />

fascina e fascina, cavamenti e cavamenti…”.<br />

Qui l’eloquenza del brav’uomo monta a cavallo ed io non ho né<br />

gambe né tempo per tenerle dietro.<br />

Dal lato opposto la massaia, avvezza a chinare il capo davanti al<br />

marito quando si tratti di lavori campestri di compere o di vendite,<br />

ma abituata altresì a tenergli testa quando le minuzie del governo<br />

della famiglia vengono sul tappeto, la massaia, ripeto, riguarda le<br />

figliuole (che se non altro la seguono a messa e le tengono<br />

compagnia nelle stalle) come cosa sua, più sua di quel che i<br />

maschi non sieno. E ciò perché ognuno di questi ultimi le presenta<br />

davanti agli occhi quel terribile incubo che sono le nuore, e perché<br />

i maschi, a dirla, non li vede mai se non quando sono smunti dalla<br />

fatica, o metà cascati per fame o per sonno, epperciò poco<br />

disposti a quella tenerezza dalla quale, per quanto rustico, cuore<br />

di donna non rifugge mai.<br />

Da queste varie, ma pur veridiche premesse, è sorta una volgare<br />

opinione che, se pure è una calunnia, non per questo ha minute<br />

radici nelle campagne. Ed è che se i figliuoli cioncano un po’<br />

troppo nelle osterie nel dì della festa, ovvero indugiano più del<br />

bisogno sotto le finestre della loro bella, la prima a portare il<br />

gravame dinnanzi al tribunale della famiglia, o per farla più<br />

schietta, la prima a fare la spia è sempre la madre. Dall’altro<br />

canto, allorché il babbo tempesta, e gli scappano delle parolaccie<br />

se si accorge che una figliuola gli voglia sgusciar di mano prima<br />

del tempo (e il tempo, secondo lui, non saprei dire quando<br />

sarebbe) la prima persona, ripeto, che copre col suo regale<br />

paludamento gli innocenti altarini della piccina è sempre, è di<br />

nuovo la mamma. Né ciò è senza ragione. O la massaia ha anche<br />

lei qualche piccola cosa che ami di lasciare al buio e che le<br />

figliuole, strofinandola continuamente, sanno benissimo e allora<br />

non si tratta che di alleanza offensiva e difensiva, ovvero ragioni<br />

tali e somiglianti non ce ne sono e allora la massaia ha buona<br />

memoria e si ricorda che ha avuto diciott’anni anche lei.<br />

Passiamo alla morale.<br />

Io credo, e tenacemente credo, che la più larga fonte di tanti<br />

pregiudizi a carico della donna sta in ciò che il mondo ha<br />

principiato per essere dalla forza, anche fisica, e che la donna,<br />

frale per natura, più frale ancora pei nove mesi di malattia, quasi<br />

periodica che il Signore le impose, finì per ritrovarsi fin da principio<br />

dalla parte del debole…che è come dire dalla parte del torto. Ecco<br />

perché tanto si monta verso il sommo della scala umana, cioè<br />

verso l’avvenire l’intelligenza e il progresso tanto si dilegua e<br />

quasi vanisce il pregiudizio, e più si discende verso gli ultimi<br />

gradini, cioè il passato, l’ignoranza e la superstizione, e più esso<br />

pregiudizio ritrova salde, barbute, quasi inesplicabili radici.<br />

La poca influenza della donna ha principiato dalle braccia e dalle<br />

spalle, e finisce coi nervi e con le polpe. Tutta questione di<br />

muscoli.<br />

Ho detto. Altri, se gli giova, nieghi o deduca.<br />

Nota bibliografica:<br />

Alberto Cantoni<br />

A passo di gambero fa parte della raccolta mai pubblicata<br />

dall’autore I miei scarabocchi, che solo nell’anno 2000 è stata<br />

pubblicata nel volume Scarabocchi a cura di Roberto Ronchini,<br />

Sometti editore, Mantova.<br />

Per la trascrizione del racconto ho seguito il testo di Roberto<br />

Ronchini. (Fabiana Barilli)

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