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Train the brain: studio clinico e sperimentale dell'efficacia di un ...

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<strong>Train</strong> <strong>the</strong> Brain<br />

1.0 INTRODUZIONE<br />

La popolazione italiana è tra quelle con la percentuale <strong>di</strong> anziani più elevata al mondo: cresce il numero degli<br />

anziani in maniera progressiva nel corso degli anni e, in me<strong>di</strong>a, le persone vivono più a l<strong>un</strong>go. In Italia negli ultimi cento<br />

anni la frazione <strong>di</strong> ultra65nni si è quasi triplicata (dal 6,1% al 19%) e, nei prossimi 50 anni, probabilmente rappresenterà<br />

circa il 34% della popolazione totale (Istat. In<strong>di</strong>catori strutturali della popolazione. Previsione della popolazione residente,<br />

2006). Sulla base <strong>di</strong> questi dati, si può dedurre come il declino cognitivo legato all’invecchiamento sia destinato a<br />

<strong>di</strong>ventare <strong>un</strong>’emergenza <strong>di</strong> grande impatto dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista <strong>clinico</strong>, economico e assistenziale.<br />

L’età è, infatti, il fattore <strong>di</strong> rischio maggiore per lo sviluppo <strong>di</strong> demenza. Con l’aumento dell’età me<strong>di</strong>a, i casi <strong>di</strong><br />

demenza sono risultati in costante aumento nel mondo. In Italia abbiamo circa 700.000 pazienti affetti da demenza e<br />

circa 100.000 nuovi casi ogni anno. Se si considera che la fascia <strong>di</strong> età in più rapido e cospicuo aumento è quella degli<br />

ultra85enni, è facile prevedere l’impatto che questa malattia avrà nella richiesta sanitaria ed assistenziale dei prossimi<br />

anni.<br />

In Toscana si stimano circa 21.000 uomini e 45.000 donne <strong>di</strong> età ≥ 65 affetti da Demenza Sindromica. Di questi,<br />

il 56% degli uomini e il 50% delle donne è <strong>di</strong>sabile nelle attività della vita quoti<strong>di</strong>ana, Activities of Daily Living (ADL),<br />

necessita quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> assistenza continua. La percentuale <strong>di</strong> dementi che <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>sabili nelle ADL aumenta con l’età<br />

nei due sessi. I soggetti affetti da demenza senza <strong>di</strong>sabilità fisica possono rappresentare <strong>un</strong> target potenziale <strong>di</strong><br />

interventi <strong>di</strong> prevenzione secondaria (Documenti Agenzia Regionale <strong>di</strong> Sanità della Toscana, volume 34, Giugno 2007).<br />

Sono <strong>di</strong>verse le patologie che possono condurre a demenza, ma le più <strong>di</strong>ffuse sono, <strong>di</strong> gran l<strong>un</strong>ga, la malattia <strong>di</strong><br />

Alzheimer (Alzheimer's Disease, AD) e la demenza vascolare (DV).<br />

AD è <strong>un</strong>a patologia neurodegenerativa progressiva del sistema nervoso centrale ed è la causa più com<strong>un</strong>e <strong>di</strong><br />

demenza nel mondo (Selkoe, 2001, 2004). AD inizia, <strong>di</strong> solito, con <strong>un</strong> puro deficit cognitivo che <strong>di</strong>venta<br />

progressivamente più accentuato, seguito quin<strong>di</strong> da <strong>un</strong>a inarrestabile progressione nella per<strong>di</strong>ta delle capacità<br />

mnestiche, <strong>di</strong> ragionamento, <strong>di</strong> astrazione, <strong>di</strong> orientamento temporo-spaziale, <strong>di</strong> uso degli oggetti per fini specifici<br />

(aprassia), <strong>di</strong> eloquio sia per l’espressione che per la comprensione. AD determina <strong>un</strong>a estesa per<strong>di</strong>ta neuronale in<br />

alc<strong>un</strong>e aree specifiche del mantello corticale (p.es. ippocampo, lobi temporali e parietali) e i suoi segni patognomonici<br />

sono l’accumulo <strong>di</strong> proteina beta-amiloide e <strong>di</strong> tau iperfosforilata, con successiva formazione <strong>di</strong> placche amiloi<strong>di</strong> negli<br />

spazi extracellulari e grovigli neurofibrillari intracellulari, associati ad <strong>un</strong> deficit del sistema colinergico del prosencefalo<br />

basale.<br />

La DV rappresenta la seconda causa più com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> demenza, con il 10-30 % dei casi (Trabucchi 2002). Dal<br />

p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista <strong>clinico</strong> il decorso è a gra<strong>di</strong>ni e la modalità <strong>di</strong> progressione della malattia può essere caratterizzata da<br />

<strong>un</strong>’alternanza tra perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> stabilità e aggravamenti oppure essere a carattere progressivo come la AD. Sono <strong>di</strong>versi i<br />

lavori che riportano, come alterazioni cognitive predominanti <strong>di</strong> soggetti con demenza vascolare, deficit a carico delle<br />

f<strong>un</strong>zioni esecutive e rallentamento della velocità psicomotoria (de Groot et al., 2000, The Rotterdam Study; Looi JC e<br />

Sachdev, 1999; Laukka et al., 2004).<br />

Attualmente non esistono ancora strategie terapeutiche efficaci: AD e DV sono ancora oggi patologie orfane<br />

<strong>di</strong> trattamento. I farmaci attualmente utilizzati per la cura delle demenze hanno infatti efficacia estremamente limitata e<br />

non sono in grado <strong>di</strong> prevenire, guarire o arrestare la progressione della malattia<br />

In assenza <strong>di</strong> farmaci risolutivi, la cura e la gestione del malato con demenza <strong>di</strong>pendono fortemente<br />

dall’assistenza fornita dai familiari, soprattutto coniugi e figli, e dal Servizio Sanitario Nazionale, con costi <strong>di</strong>retti e in<strong>di</strong>retti<br />

estremamente elevati.<br />

Appare quin<strong>di</strong>, sempre più evidente la necessità <strong>di</strong> sperimentare, validare ed attuare interventi <strong>di</strong><br />

contenimento e rallentamento del deterioramento cognitivo a partire da <strong>un</strong>o sta<strong>di</strong>o iniziale della malattia.<br />

Noi proponiamo <strong>di</strong> verificare l’efficacia <strong>di</strong> <strong>un</strong> intervento combinato <strong>di</strong> esercizio fisico e training<br />

cognitivo nel rallentare o arrestare la progressione dei sintomi in soggetti a rischio <strong>di</strong>, o con, AD e DV nelle fasi<br />

iniziali della malattia. Il razionale scientifico <strong>di</strong> tale proposta è spiegato <strong>di</strong> seguito.<br />

2.0 RAZIONALE<br />

1: Perché <strong>un</strong> intervento combinato <strong>di</strong> esercizio fisico e training cognitivo<br />

In assenza <strong>di</strong> <strong>un</strong>a valida terapia farmacologica, negli anni, si è sviluppata <strong>un</strong>a corrente d’interesse verso<br />

meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> stimolazione cognitiva che tendono a mantenere – e laddove possibile recuperare almeno parzialmente- le<br />

f<strong>un</strong>zioni ancora non compromesse attraverso <strong>un</strong> loro allenamento specifico tramite tecniche computerizzate e/o<br />

riabilitative. Tecniche computerizzate <strong>di</strong> stimolazione cognitiva più o meno selettiva sono da anni proposte per<br />

contrastare l’invecchiamento fisiologico delle f<strong>un</strong>zioni cognitive cerebrali e -più <strong>di</strong> recente- per mantenere o ristabilire<br />

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