Train the brain: studio clinico e sperimentale dell'efficacia di un ...
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<strong>Train</strong> <strong>the</strong> Brain<br />
memoria esplicita, ma anche dalla capacità <strong>di</strong> tali circuiti nervosi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarsi in risposta all’esperienza, ovvero dalla<br />
plasticità neurale.<br />
Si ipotizza che nella fase “preclinica” della demenza avvenga <strong>un</strong>a progressiva per<strong>di</strong>ta del numero, della<br />
efficacia e della mo<strong>di</strong>ficabilità delle connessioni sinaptiche in specifiche aree cerebrali, in particolare nei lobi temporali. Il<br />
progre<strong>di</strong>re <strong>di</strong> tali alterazioni ed il loro manifestarsi in deficit cognitivi conclamati potrebbe essere contrastato attraverso<br />
interventi che contrastino la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> densità e f<strong>un</strong>zionalità sinaptica e che potenzino la plasticità neurale, favorendo in<br />
tal modo sia la formazione che il recupero delle tracce <strong>di</strong> memoria.<br />
Una identificazione precoce <strong>di</strong> soggetti MCI o nelle primissime fasi della demenza permetterebbe, in<br />
fase <strong>di</strong> intervento terapeutico/riabilitativo, <strong>di</strong> sfruttare al massimo le capacità plastiche del sistema nervoso<br />
ancora totalmente o parzialmente intatte in fase preclinica e renderebbe marcatamente più efficaci gli interventi<br />
operati nel tentativo <strong>di</strong> prevenire o rallentare la progressione <strong>di</strong> tali soggetti verso la demenza grave. Purtroppo,<br />
nella situazione attuale i primi contatti con il paziente si hanno per lo più a malattia già in fase inoltrata.<br />
In<strong>di</strong>spensabili alla <strong>di</strong>agnosi precoce sono test neuropsicologici ed indagini strumentali capaci <strong>di</strong> rilevare<br />
precocemente i segni patologici delle due malattie, incluso il danno vascolare, presente anche nei pazienti AD e<br />
considerato <strong>un</strong>o dei maggiori fattori <strong>di</strong> rischio sia per AD che per DV e <strong>un</strong> bersaglio per interventi <strong>di</strong> prevenzione<br />
secondaria.<br />
L’ipotesi scientifica alla base <strong>di</strong> questo progetto è quin<strong>di</strong> che interventi <strong>di</strong> stimolazione fisica e<br />
cognitiva possano impattare in modo significativamente positivo con il declino cognitivo in soggetti a rischio <strong>di</strong><br />
sviluppare demenza o con demenza in fase iniziale. Questo traguardo -se raggi<strong>un</strong>to- comporterebbe <strong>un</strong><br />
ritardo/assenza della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autosufficienza e, quin<strong>di</strong>, <strong>un</strong> miglioramento della qualità <strong>di</strong> vita del paziente e dei<br />
Caregivers con oneri piuttosto contenuti in termini <strong>di</strong> risorse tecnologiche ed umane, e quin<strong>di</strong> <strong>un</strong> risparmio sui<br />
costi <strong>di</strong>retti ed in<strong>di</strong>retti legati all’assistenza continuativa e senza rischi <strong>di</strong> particolari effetti collaterali.<br />
3.0 OBIETTIVI DELLO STUDIO<br />
3.1 Principali<br />
Obiettivo 1: valutare l’efficacia <strong>di</strong> protocolli <strong>di</strong> esercizio fisico e <strong>di</strong> stimolazione cognitiva sulla progressione dei sintomi<br />
in soggetti a rischio <strong>di</strong>, o con, AD e VD nelle fasi iniziali della malattia, identificati grazie all’adozione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a batteria<br />
avanzata <strong>di</strong> test <strong>di</strong>agnostici, con lo scopo <strong>di</strong> mettere a p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> <strong>un</strong>a strategia terapeutica non-farmacologica<br />
facilmente applicabile all’uomo e utilizzabile dal Servizio Sanitario Regionale e dal Servizio Sanitario Nazionale.<br />
La presenza della componente <strong>di</strong> esercizio fisico consente anche <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le conoscenze sulle relazioni fra la<br />
fitness car<strong>di</strong>ovascolare e la fitness cerebrale in situazioni patologiche, <strong>un</strong> dato del tutto assente in letteratura. Negli<br />
stu<strong>di</strong> recenti <strong>di</strong> van Oijen M, (2007) e <strong>di</strong> Gauthier et al (2006) non solo viene chiaramente proposto che il danno<br />
vascolare e l’ipertensione sistolica in soggetti MCI costituiscono <strong>un</strong> fattore <strong>di</strong> rischio per la successiva progressione<br />
verso l’AD ma viene altrettanto chiaramente proposto che essi sono <strong>un</strong> bersaglio ideale per interventi <strong>di</strong> prevenzione<br />
secondaria. In questo progetto, attraverso la componente <strong>di</strong> esercizio fisico pre<strong>di</strong>sposta dall’Istituto <strong>di</strong> Fisiologia<br />
Clinica del CNR <strong>di</strong> Pisa sulla base <strong>di</strong> <strong>un</strong>a ventennale esperienza <strong>di</strong> trattamento <strong>di</strong> patologie car<strong>di</strong>ovascolari, noi<br />
andremo proprio a intervenire su questi fattori, e potremo verificare, soggetto per soggetto, la correlazione fra la<br />
fitness car<strong>di</strong>ovascolare in<strong>di</strong>viduale ed i benefici cognitivi dell’intervento.<br />
A conclusione del progetto, noi saremo in grado <strong>di</strong> affermare se i protocolli <strong>di</strong> esercizio fisico e stimolazione<br />
cognitiva applicati sono stati efficaci nel ridurre in maniera statisticamente significativa la progressione dei<br />
deficit cognitivi, valutati con la batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici, e dei danni cerebrali, valutati con tecniche<br />
morfof<strong>un</strong>zionali, nei soggetti MCI e AD/VD lievi sottoposti all’intervento rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />
In caso affermativo, la procedura <strong>di</strong> intervento combinato fisico/cognitivo da noi messa a p<strong>un</strong>to potrà essere<br />
proposta come strategia preventivo/terapeutica non farmacologica per l’uomo.<br />
La valutazione finale, ad <strong>un</strong> anno dalla fine dell’intervento, consentirà <strong>di</strong> avere in<strong>di</strong>cazioni su quanto persistenti<br />
siano gli effetti dell’intervento.<br />
3.2 Endpoints primari<br />
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