STORIA DELLA MUSICA
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Le villanelle furono un genere divenuto di moda a Napoli intorno al 1550 e diffuse poi in tutta Italia e anche oltralpe. I<br />
testi poetici erano prima in napoletano, poi in italiano. Erano in strofe di endecasillabi e la musica a 3 voci (2 soprani e<br />
un basso) in stile omofonico orecchiabile e spigliato<br />
IL MADRIGALE<br />
La selezione qualitativa del testo, la scrittura musicale accurata e l’attenzione all’unione tra testo e musica fecero del<br />
madrigale la forma più raffinata e apprezzata di polifonia profana del ‘500. A parte il nome, il madrigale del ‘300 (di<br />
forma strofica e a 2,3 voci) non aveva nulla a che fare con quello del ‘500 (non strofico e a 4,5,6 voci). Erano eseguiti<br />
da voci soliste spesso raddoppiate dagli strumenti<br />
Poesia e musica<br />
Agli inizi del secolo si era proposta la “questione della lingua”, cioè il desiderio si superare i limiti del volgare per<br />
giungere ad una lingua di dignità letteraria. Bembo propose la scrittura del Petrarca come modello per la nuova lingua<br />
italiana. La poesia dei madrigali fu dunque di stampo petrarchesco. Oltre alle poesie di Petrarca furono musicate quelle<br />
di Boccaccio e di Dante, più avanti quelle di Ariosto, Bembo, Tarsillo, Tasso e Guarini. L’univocità del genere (lirica<br />
d’amore) e dello stile (petrarchesco) non condizionarono il ricchissimo panorama espressivo.<br />
Formazione e sviluppo del madrigale<br />
La prima raccolta di madrigali fu stampata nel 1530. I primi madrigali avevano lo stile della frottola, omoritmicoaccordale<br />
con brevi imitazioni e melodia assegnata alla voce superiore; ma , a differenza delle frottole, la musica aveva<br />
forma aperta, cioè non aveva ripetizioni o ritornelli. I primi compositori furono di origine fiamminga.<br />
Intorno alla metà del secolo si precisò la scrittura e la struttura definitiva del madrigale, col passaggio dallo stile<br />
omoritmico a quello contrappuntistico. Si affermarono le composizioni a 5 voci (ma si continuò a scrivere pure a 4!).<br />
Dopo il 1550 apparvero i madrigali cromatici. La fase più matura del madrigale fu la fine del XVI e l’inizio del XVII<br />
sec, con Marenzio, Gesualdo da Venosa e Monteverdi, quando il processo di integrazione tra poesia e musica toccò i<br />
livelli più alti, con movimenti melodici che riproducevano alcuni significati lessicali (i cosidetti “madrigalismi”)<br />
Luca Marenzio (1553-1599) , cantore a Brescia e Trento, passò gran parte della sua vita artistica a Roma. Benchè<br />
immerso nella scuola romana di Palestrina, coltivò poco la produzione sacra: una raccolta di mottetti a 4 voci e una<br />
raccolta postuma di Sacrae Canzonae a 5-7 voci. La produzione profana fu invece notevole: 16 libri di madrigali a 4-6<br />
voci, un libro di madrigali spirituali a 5 voci, 5 libri di villanelle a 3 voci, 10 brani per gli Intermezzi fiorentini del 1589.<br />
Compositore essenzialmente lirico, soave, intimo e sereno, fu interprete del “petrarchismo musicale”<br />
Carlo Gesualdo principe di Venosa (1560-1613) ebbe insegnamenti dai maggiori musicisti di Napoli. Anch’egli<br />
produsse poca musica sacra: 2 libri di Sacrae Canzonae (mottetti a 5-6 voci) e alcuni Responsori a 6 voci. Invece la sua<br />
produzione profana conta circa 110 madrigali a 5 voci, raccolti in 6 libri, parecchi su versi del Tasso.<br />
La sua opera fu agli antipodi di quella di Marenzio. Gesualdo non amava le correlazioni tra parola e musica, non usò<br />
madrigalismi; esprimeva globalmente i sentimenti espressi dal testo senza indugiare sui particolari. Stupì i<br />
contemporanei per l’uso del cromatismo, per le insolite successioni di accordi e per i grandi salti melodici<br />
Madrigalisti inglesi<br />
Strettamente legato alla poesia italiana, il madrigale non era un genere da esportazione, tuttavia in Inghilterra, dove sin<br />
dai tempi di Enrico VIII la cultura italiana era gradita, se ne produssero alcuni. La voga partì dalla stampa di una<br />
raccolta di madrigali italiani tradotti in inglese. Inoltre il madrigalista italiano Ferrabosco visse alla corte della regina<br />
Elisabetta<br />
Il madrigale drammatico (drammatico nel senso di “teatrale”)<br />
Negli ultimi decenni del XVI sec, mentre dominava il madrigale petrarchesco, alcuni compositori andarono<br />
controcorrente e idearono il madrigale drammatico (o rappresentativo, o dialogico). Erano di genere comico, burlesco,<br />
realistico, caricaturale. Le vicende erano spesso ispirate dalla Commedia dell’Arte. Uno dei tratti caratteristici era il<br />
legame narrativo presente tra i madrigali della stessa raccolta. Il prototipo fu Il cicalamento delle donne del bucato di<br />
Striggio. La “commedia harmonica” L’Anphiparnaso di Vecchi è il capolavoro del genere. Diviso in 3 atti, nel prologo<br />
l’autore avverte di essere stato il primo a unire commedia e musica. Un altro musicista famoso per i suoi madrigali<br />
drammatici fu Adriano Banchieri<br />
IN FRANCIA, SPAGNA E GERMANIA<br />
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