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STORIA DELLA MUSICA

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L’opera italiana durante il governo di Mazarino<br />

Il potente cardinale Mazarino diede l’avvio ad un processo di italianizzazione al centro del quale era la rappresentazione<br />

di opere italiane. Le prime opere, di Sacrati, Cavalli, Rossi, furono accolte tiepidamente e apprezzate principalmente per<br />

la componente visiva affidata allo scenografo Torelli. Molti nobili erano contrari all’italianizzazione dell’opera. Per<br />

venire incontro al gusto francese si infrapposero balletti di Lulli alle scene<br />

Il gusto italiano dopo Lulli<br />

Sebbene Lulli nelle sue composizioni avesse assorbito i modi formali ed espressivi della musica italiana<br />

contemporanea, li aveva sviluppati nel suo personale linguaggio espressivo e si era opposto alla diffusione dell’opera<br />

italiana. Dopo la sua morte (1687) i fautori francesi dell’opera italiana ebbero più libertà. Inoltre la pace di Pinerolo<br />

(1696) stipulata tra Francia e Savoia favorì la ripresa dei rapporti con l’Italia. Si parlò di una “reunion des gouts” che<br />

ebbe il suo suggello artistico in Couperin, autore di due Apotheoses per archi dedicate a Lulli e Corelli.<br />

Opere buffe italiane a Parigi<br />

Nel 1752 arrivò a Parigi una compagnia italiana di opere comiche, raccogliendo successi sin dalla prima<br />

rappresentazione della Serva Padrona di Pergolesi. Il successo però non fu unanime e suscitò la Querelle des Bouffons,<br />

che ebbe come risultato immediato nella chiusura della vecchia querelle di ramisti e lullisti. La querelle, a cui gli italiani<br />

non presero parte, venne combattuta con decine di opuscoli. Non ci si accorse che in realtà la querelle non aveva basi<br />

logiche, in quanto trattava 2 oggetti di natura diversa: l’opera comica italiana e l’opera seria di Rameau. L’opera buffa<br />

italiana fu il trampolino di lancio dell’operà-comique.<br />

AUSTRIA E GERMANIA: L’OPERA ITALIANA COME VETRINA DI PRESTIGIO CULTURALE E<br />

STRUMENTO POLITICO<br />

A partire dalla prima metà del ‘600 l’opera seria italiana fu di casa in Austria (prima a Vienna) e Germania. A<br />

differenza che in Italia, dove i centri di produzione teatrale erano i teatri impresariali, nei regni e nei principati<br />

dell’Europa centrale, questi erano sostituiti dai teatri di corte. L’interesse per l’opera seria italiana aveva due radici:<br />

- culturale: nel barocco l’opera italiana era lo spettacolo più completo e appagante. Con la sua sontuosità<br />

rispecchiava i tratti della monarchia assoluta<br />

- politico: lo spettacolo conservava i caratteri seri di una cerimonia ed era occasione per ostentare potere e forza<br />

economica del sovrano<br />

Le date delle rappresentazioni (spesso con libretto di Metastasio) coincidevano con eventi politici o dinastici della<br />

famiglia reale. In particolare per i genetliaci si preferivano le feste teatrali, un genere minore con fini celebrativi.<br />

Le opere serie ricalcavano i modelli prima veneziani, poi napoletani e solitamente erano composte espressamente per i<br />

teatri di corte. L’esempio del teatro francese introdusse cori e balli, scarsi in Italia.<br />

Verso la metà del ‘700 la forte richiesta di opere italiane fece la fortuna delle compagnie itineranti. La cultura<br />

illuministica mise in crisi i teatri di corte. L’opera era diventato uno spettacolo “per tutti”. Contemporaneamente l’opera<br />

seria perdeva il suo primato, a favore di opera buffa, operà comique e singspiel<br />

Alla corte imperiale di Vienna<br />

Leopoldo I, imperatore d’Austria dal 1657 al 1705 contribuì a delineare i canoni dell’opera trapiantata a corte. Abile<br />

clavicembalista e compositore, fece rappresentare più di 400 opere, molte delle quali di Antonio Draghi. La più elevata<br />

fu il Pomo d’oro di Cesti. Leopoldo, a capo di un impero multietnico, comprese l’importanza di una lingua comune.<br />

Istituì per questo il ruolo di poeta cesareo, che traducesse in italiano, la lingua più adatta alle rappresentazioni, non solo<br />

le opere, ma anche le cantate e le azioni sacre; ricoprirono questo ruolo anche Apostolo Zeno e Pietro Metastasio.<br />

Anche i successori di Leopoldo curarono il teatro, fino a Giuseppe II, che regnò alla fine del VIII sec, che comprese il<br />

mutamento culturale e favorì lo sviluppo del singspiel<br />

Alla corte di Baviera<br />

Monaco fu una delle prime città tedesche a conoscere l’opera seria italiana. Nel 1656 fu inaugurato un teatro dell’opera,<br />

l’Opernhaus, su modello del Teatro Olimpici di Vicenza. Il più noto maestro italiano a Monaco fu Agostino Steffani<br />

(1654-1728), vescovo e diplomatico, operò oltre che a Monaco anche ad Hannover e a Dusseldorf, contribuì alla<br />

diffusione dello stile veneziano, influenzando la formazione di Handel e Telemann.<br />

Il successo dell’opera italiana finì quando la Baviera passò sotto Carlo Teodoro duca del Palatinato, il quale aveva<br />

costituito la famosa orchestra di Mannheim ed era sostenitore dell’opera tedesca<br />

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