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STORIA DELLA MUSICA

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- Giovanni Sgambati (1841-1914), romano, pianista allievo di Liszt. Influì sullo sviluppo della cultura strumentale<br />

romana facendo conoscere musiche sinfoniche e da camera tedesche. Compose 2 sinfonie e un concerto per<br />

pianoforte e orch, oltre che a lavori per pianoforte e da camera<br />

- Giuseppe Martucci (1856-1909), napoletano, iniziò l’attività di pianista, ma il suo contributo alla cultura<br />

strumentale italiana lo diede come direttore, animatore di associazioni concertistiche e insegnante. Lasciò inoltre 2<br />

sinfonie e un concerto per pianoforte e orch, oltre a brevi pezzi quali Notturno e Novelletta per orchestra<br />

- Marco Enrico Bossi (Salò,1861-piroscafo sull’Atlantico,1925), organista insegnante ai conservatori di Napoli e<br />

Roma. La sua produzione, influenzata da Brahms, affianca ad opere teatrali, composizioni sinfonico-corali, e altre<br />

composizioni per orch, da camera, per organo<br />

- Ferruccio Busoni (Empoli,1866-Berlino,1924), celebre pianista, fu anche fervido compositore. Scrisse opere<br />

teatrali (Arlecchino, Turandot, Doktor Faust, completato da un allievo), musica sinfonica (Berceuse elegiaque,<br />

Rondò arlecchinesco, Fantasia indiana), per pianoforte (6 sonatine e la Fantasia contrappuntistica in 3 versioni),<br />

oltre a trascrizioni e rielaborazioni, soprattutto di musiche di Bach. Lasciò anche l’importante scritto Saggio di una<br />

nuova estetica musicale<br />

Ebbero fortuna nei nostri salotti le romanze, versione nostrana del Lied. Oltre a Rossini, Bellini e Donizetti, coltivarono<br />

questo genere alcuni “specialisti”, tra cui Stanislao Gastaldon, Pier Adolfo Tirindelli, ma soprattutto Francesco Paolo<br />

Tosti (1864-1916) che fu maestro di canto alla corte italiana e successivamente della famiglia reale inglese; compose<br />

oltre 300 romanze in italiano e in inglese<br />

TESI XXXI: Le giovani scuole nazionali: Russia, Norvegia, Finlandia, Cecoslovacchia, Spagna<br />

Nazionalità e nazionalismi in Europa dopo il 1830<br />

La presa di coscienza dell’identità nazionale sbocciò in seno a quasi tutti i popoli e operò un’inversione di tendenza<br />

rispetto al cosmopolitismo illuministico. Il concetto di “nazionalità” era volutamente generico, ognuno vi leggeva ciò<br />

che preferiva: i liberali concetti di libertà e sovranità popolare, i conservatori la fedeltà alle tradizione e all’ordine<br />

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