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STORIA DELLA MUSICA

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Il melodramma italiano dell’800 fu un gradito prodotto da esportazione culturale a livello mondiale. Mentre nel XVII e<br />

XVIII sec. diversi erano i generi musicali apprezzati dal pubblico, nel XIX sec. il melodramma è protagonista. Gramsci<br />

affermò che l’unica forma di teatro nazional popolare italiana sia il melodramma. Le spiegazioni di questo amore per<br />

l’opera sono essenzialmente due:<br />

- il teatro d’opera aveva nella società italiana la funzione di luogo di incontro (motivo sociologico)<br />

- il melodramma rispecchiava i moti collettivi di pensiero, il gusto e le trasformazioni della società (motivo culturale)<br />

A teatro la vita di relazione e di società si svolgeva in modo più sciolto che in salotti e caffè. Nei palchi si poteva anche<br />

mangiare e bere. Il rapporto tra teatro e pubblico si mantenne straordinariamente inalterato per un secolo<br />

ELEMENTI DEL MELODRAMMA<br />

Gli artefici della creazione: compositori e librettisti<br />

I nostri 5 maggiori operisti appartengono a generazioni successive e vicine tra loro: Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi e<br />

Puccini. Un gradino sotto erano Mayr, Pacini, Mercadante nella prima parte del secolo; Ponchielli, Boito, Gomez negli<br />

anni di Verdi; Catalani, Mascagni, Leoncavallo, Giordano e Cilea verso la fine del secolo. E’ in corso da alcuni anni la<br />

rivalutazioni dei librettisti come coautori dei melodrammi; prima erano considerati solo “artigiani dei versi”. Nel<br />

rapporto fortemente subordinato tra operisti e librettisti emerge la condizione di Verdi e Puccini, che partecipavano alla<br />

sceneggiatura e a volte alla versificazione. Nella maggior parte dei casi molte opere nacquero su lavori di abili letterati,<br />

conoscitori del gusto teatrale. I più noti erano:<br />

- Felice Romani: di formazione e stile classici, scrisse libretti per Bellini e Donizetti<br />

- Arrigo Boito scrisse per Ponchielli (Gioconda) e per Verdi (Otello e Falstaff)<br />

- Giuseppe Giacosa e Luigi Illica scrissero per Puccini la Boheme, Tosca e Madama Butterfly<br />

Gli eroi del melodramma: gli artisti di canto<br />

Dalle cronache teatrali si evince che inizialmente opere di modesto valore raccolsero grandi successi. Questo era<br />

principalmente dovuto ai cantanti. Nacque infatti nell’800 la figura dell’ “artista di canto”, il cantante-attore.<br />

I compositori e gli impresari del XVII e XVIII sec. non avevano la preoccupazione di coniugare le voci ai personaggi,<br />

infatti allora abbondavano le voci acute. Nel XIX sec. nasce l’esigenza di accostare coerentemente il timbro della voce<br />

con la natura del personaggio.<br />

I fattori della produzione: teatri, impresari, pubblico, editori<br />

Le stagioni operistiche erano organizzate secondo i procedimenti delle aziende di produzione. Alla fine del secolo<br />

operavano in Italia più di un migliaio di teatri. Essi erano di proprietà pubblica (dei vari regni prima dell’Unità, poi dei<br />

comuni) o privata (nella forma di associazioni, i palchisti, formate da personaggi abbienti). Molto raramente la gestione<br />

delle stagioni teatrali era affidata ai proprietari; essa era affidata solitamente a impresari (tra i più noti Barbaja, Merelli<br />

e Lanari). Uno dei punti deboli dell’organizzazione era la quadratura del bilancio.<br />

Il pubblico era eterogeneo: tutti, a parte contadini e lavoratori manuali dipendenti, frequentavano l’opera. Gli<br />

appartenenti alle diverse classi si incontravano, ma non si mescolavano. La struttura stessa del teatro era fatta per ordini<br />

e i posti migliori (i primi 2,3 ordini) erano venduti in abbonamento ai nobili e ai ricchi, mentre la platea aveva un<br />

pubblico eterogeneo (forestieri, militari)<br />

L’editoria musicale iniziò acquistando i fondi musicali degli archivi dei teatri e riciclandoli noleggiando le opere ad altri<br />

teatri e stampando spartiti per canto e pianoforte. Giovanni Ricordi comprese nel 1808 che gli editori avrebbero avuto<br />

enorme vantaggio dalla mediazione tra impresari e compositori (si procuravano l’esclusiva dagli operisti in cambio di<br />

un corrispettivo economico commisurato alla “quotazione” e su questa base trattavano con gli impresari). Una delle<br />

piaghe del sistema è la mancanza di una protezione da copia, che poteva essere effettuata da impresari senza scrupoli<br />

col fine di non pagare gli autori. Nel 1865 il problema venne ovviato con la legge del diritto d’autore e la fondazione<br />

nel 1882 della SIAE. Verso la fine del secolo, per facilitare le rappresentazioni, l’editoria musicale fornì agli impresari<br />

anche i bozzetti delle scene, i figurini dei costumi e volumi di Disposizioni Sceniche, raccolte di note di regia<br />

La struttura formale del melodramma<br />

Il melodramma del XIX sec. è l’erede dell’opera del ‘700. Recitativi, arie e pezzi d’insieme furono ancora le colonne<br />

portanti<br />

Si apriva generalmente con una sinfonia (allegro in forma sonata con 2 temi senza sviluppo) o un preludio (breve, non<br />

di struttura fissa, serviva a creare il clima emotivo)<br />

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