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STORIA DELLA MUSICA

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soprannaturale e infernale. Assieme a Monteverdi e Schutz è tra i musicisti del XVII sec. che più profondamente<br />

espresse il sentimento religioso.<br />

L’oratorio italiano nasce dalle laudi polifoniche e si diffuse da Roma alle altre città italiane. Il più importante centro<br />

dell’oratorio italiano fu la corte imperiale di Vienna, presso la quale gli oratori avevano funzione politica (decorare<br />

celebrazioni solenni, esequie di personaggi illustri, riunioni della Dieta…), ovvero laddove le rappresentazioni<br />

operistiche non erano adatte. Venne abolito lo Historicus e diminuì l’impegno del coro: l’oratorio divenne una<br />

successione di arie, duetti e recitativi (tipo opera: è da notare che gli oratori si eseguivano spessissimo durante la<br />

quaresima, quando i teatri d’opera erano chiusi). Alessandro Scarlatti ne scrisse 38.<br />

L’oratorio in Francia fu introdotto da Charpentier, un allievo di Carissimi che fu, insieme a Lulli e Delalande, uno dei<br />

più apprezzati musicisti del tempo. I suoi oratori, la maggior parte su testi latini, pochi su testi francesi, fondono aspetti<br />

italiani ad elementi francesi, ma non ebbero molta influenza sulla produzione musicale sacra. L’assolutismo di Luigi<br />

XIV infatti patrocinava, oltre al gallicanesimo, uno stile di canto sacro peculiare francese. La forma preferita era il<br />

grand motet, ampia e fastosa cantata sacra per voci soliste; non avevano esclusivo impiego sacro. Il maggior<br />

compositore di grands motets fu Delalande (1657-1726).<br />

La musica sacra protestante<br />

Anche nel repertorio protestante coesistono aspetti rinascimentali e barocchi; in più si fa uso del corale. Esso poteva<br />

essere usato in 3 diversi modi:<br />

- il più semplice era l’armonizzazione delle 4 voci delle melodie nei corali (371 corali a 4 voci di J.S.Bach)<br />

- un modo più elaborato, ma non nuovo era quello di usare il corale come cantus firmus rinascimentale nei mottetti<br />

polifonici e basso continuo<br />

- più innovativi erano i concerti sacri: stile concertato con b.c. e a volte con strumenti, sia per il raddoppio delle voci<br />

che per parti autonome.<br />

I più noti musicisti luterani furono<br />

- Praetorius (1571-1621), autore del opera teorica Syntagma musicum (1614-1620), noto anche per la raccolta<br />

Musae Sioniae (1250 composizioni sacre, da semplici armonizzazioni corali a musiche policorali secondo l’uso<br />

veneziano<br />

- Schein (1586-1621) scrisse 2 raccolte di mottetti “di invenzione italiana” a 3-6 voci e b.c. che costituiscono una<br />

pietra miliare nello sviluppo del corale concertato<br />

- Scheidt (1587-1654) autore di 4 volumi di concerti sacri<br />

- Schutz (1585-1672) compose esclusivamente musica sacra luterana: Salmi di Davide per 2,3,4 cori con strumenti<br />

nel 1619; Canzoni sacre in stile mottettistico per 4 voci e b.c. nel 1625; 68 concerti sacri in cui si ritrova l’influenza<br />

di Gabrieli e Monteverdi; 3 Passioni in stile a cappella; Oratori di Pasqua e Natale. Portò sin oltre la metà del XVII<br />

sec. le forme ormai arcaiche del mottetto polifonico e della passione responsoriale a cappella. Come in Monteverdi,<br />

l’invenzione musicale era sottomessa alle parole del testo.<br />

Le monodie profane da camera<br />

Il passaggio dal madrigale polifonico alla monodia da camera fu graduale. Iniziò con le Nuove musiche del Caccini. Le<br />

composizioni cacciniane si dividevano in arie su testi strofici con musica ad andamento sillabico (melodia e basso)<br />

soggetta a ripetizioni e madrigali monodici con testi non strofici nei quali la musica ammetteva indugi e ornamenti sulle<br />

sillabe del testo per intensificare l’effetto espressivo della parola.<br />

La cantata profana (o da camera)<br />

Il termine “cantata” comparì a Venezia nel 1620 con le Cantate e Arie a una sola voce con b.c. di Grandi. Non<br />

differivano inizialmente dalle arie (stesso principio di variazione strofica). La cantata venne poi distinta in 2 parti:<br />

recitativo (momento narrativo) e aria (momento espressivo). L’alternanza di recitativo e aria divenne l’elemento<br />

strutturale fondamentale della cantata, ma anche della musica operistica italiana. La cantata profana influì molto sullo<br />

sviluppo espressivo del melodramma: ne attenuò gli impulsi drammatici e ne privilegiò la cantabilità elegante.<br />

Tra i cultori della cantata profana si ricordano: Carissimi, Stradella (200 cantate), A.Scarlatti (700 cantate, la maggior<br />

parte con b.c., altre con strumenti; divenne il modello della cantata settecentesca)<br />

Il duetto da camera<br />

Affini alle cantate per spirito e destinazione d’uso, hanno una forma più libera. Vi si alternano la scrittura omoritmica<br />

con le 2 voci che procedono parallelamente, solitamente per terze, e brani di contrappunto imitato. Il maggior<br />

compositore fu Steffani (1654-1728). Vescovo e diplomatico, compose oltre 10 duetti da camera.<br />

TESI XVI: La scuola romana – Monteverdi e la scuola veneziana<br />

L’opera e la società del sei-settecento<br />

L’opera nacque come spettacolo di corte, ma dal 1637 nacque a Venezia anche l’opera di tipo impresariale.<br />

L’architettura teatrale moderna nacque in Italia durante il Rinascimento e il primo barocco. Le opere di corte venivano<br />

invece allestite in sale provvisorie, le stesse sale che ospitavano le feste rinascimentali. I teatri stabili trassero origine da<br />

queste sale. La scenografia non nacque con l’opera, ma ereditò dal Rinascimento l’esperienza dell’invenzione<br />

prospettica. Congegni scenotecnici e macchine teatrali (Pratica di fabricar scene e macchine ne’ teatri trattato di<br />

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