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STORIA DELLA MUSICA

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d’età. Studiò privatamente e tornò a Busseto, dove sposò Margherita Barezzi, figlia del suo protettore. Quando<br />

l’impresario Merelli accettò la sua prima opera, Oberto conte di S.Bonifacio (1839), si trasferì a Milano. Dopo<br />

l’insuccesso dell’opera buffa Un giorno di regno, dovuto allo stato d’animo di Verdi, che aveva perso in pochi mesi la<br />

giovane moglie e i due figli, ottenne grande successo col Nabucco (1842). Il successo lo portò a comporre e viaggiare<br />

tra varie città italiane, oltre che a Londra e Parigi, per poi tornare a Milano, dove tra i suoi amici erano l’editore Ricordi<br />

e La contessa Clara Maffei, oltre a letterati e artisti. Nel 1849 tornò a Busseto e sposò la soprano Giuseppina Strepponi.<br />

Nacquero qui i capolavori della maturità. Dai tempi del Nabucco, Verdi e la sua musica furono legati ai moti per<br />

l’Indipendenza dell’Italia risorgimentale. Fu anche politico, ma frequentò poco la camera; nel 1875 fu nominato<br />

senatore del Regno. Avvertì che i tempi stavano cambiando e si stavano facendo avanti gli scapigliati, che chiedevano<br />

“aria nuova” dall’estero, soprattutto dalla Germania (Wagner). Fu accesa polemica tra i sostenitori di Verdi e quelli di<br />

Wagner, ma il compositore non vi prese parte. Concluse la sua vita artistica coi capolavori Otello e Falstaff. Fondò nel<br />

1896 a Milano la casa di riposo per anziani musicisti dove è custodita la sua salma.<br />

Verdi compose 25 melodrammi, tutti seri ad eccezione del secondo, lo sfortunato Un giorno di regno e l’ultimo,<br />

Falstaff. Dividendo la sua produzione in tre periodi, si ricordano:<br />

- primo periodo: Oberto conte di S.Bonifacio, Nabucco (1842), Giovanna d’Arco (1845), Macbeth (1847), La<br />

battaglia di Legnano (1849)<br />

- secondo periodo: Rigoletto (1851), Il trovatore (1853), La traviata (1853), Les vespres siciliennes (1855), Un ballo<br />

in maschera (1859), La forza del destino (1862), Aida (1871)<br />

- terzo periodo: Otello (1887), Falstaff (1893)<br />

Altre composizioni furono: Messa di Requiem (1874) per l’anniversario della morte del Manzoni, 4 pezzi sacri (Ave<br />

Maria su scala enigmatica, Stabat Mater, Te Deum, Laudi alla Vergine), quartetto in mi min, alcune liriche per canto e<br />

pianoforte<br />

Il dramma di Verdi rispecchia i valori e le idee del XIX sec. Gli intrecci delle opere non erano creazioni originali,<br />

esclusa l’Aida, su soggetto originale dell’egittologo Mariette, messa in scena per l’inaugurazione del canale di Suez.<br />

Solitamente i libretti sono tratti da classici quali Shakespeare, Schiller, Hugo, Byron, Dumas, tradotti sotto lo stretto<br />

controllo di Verdi. Varie tipologie di dramma; in alcune vicende private mescolate a sentimenti collettivi (Nabucco,<br />

Battaglia di Legnano, Vespri siciliani), altre riscoprono il gusto del romanzesco caro a Donizetti (Trovatore, La forza<br />

del destino), in altre ancora l’intreccio è basato sul contrasti tra i protagonisti e le loro motivazioni (Ballo in maschera,<br />

Aida, Falstaff), oppure c’è un personaggio che col suo sentimento motiva l’intera storia (Macbeth, Rigoletto, Traviata,<br />

Otello).<br />

La struttura del melodramma nel primo ‘800, frammentata in una successione di pezzi chiusi, ostacolava la credibilità<br />

dell’azione teatrale. Verdi operò un graduale avvicinamento alla continuità, rompendo gli schemi dei pezzi chiusi,<br />

abolendo le cabalette e creando nuove grandi strutture che contenessero arie, recitativi, ariosi e pezzi d’insieme secondo<br />

le esigenze del libretto. Tornarono così in gioco i rapporti tra parola e musica, gli stessi che in una situazione diversa<br />

aveva affrontato Monteverdi. Superate le arie agghindate da inutili vocalizzi estranei alle situazioni drammatiche, Verdi<br />

ideò la parola scenica, una sorta di recitativo-arioso che sfocierà nelle ultime opere (Otello e Falstaff) nel declamato<br />

melodico sostenuto dall’orchestra<br />

Le prime opere sono donizettiane, ma ben presto Verdi adottò un proprio stile vigoroso, fatto di frasi concise su ritmi<br />

balzanti, con pochi compiacimenti canori. Raggiunse in breve tempo il successo perché seppe forzare il melodramma a<br />

rappresentare i sentimenti comuni di personaggi concreti, non gli eroi superumani dei melodrammi passati. L’opera del<br />

primo periodo rappresenta lo scossone al melodramma ancora frammentato e irrealistico; con quella del secondo<br />

periodo Verdi inizia il percorso di abbandono delle forme tradizionali alla conquista del “declamato melodico”, che si<br />

manifesterà pienamente nelle opere del terzo periodo, entrambe su personaggi di Shakespeare, il poeta drammatico più<br />

ammirato da Verdi<br />

Ponchielli, Boito, Catalani<br />

Per la prima metà del XIX sec. in Italia vennero rappresentate solo opere italiane. Solo nel 1855, quando il genere in<br />

Francia era già al tramonto, arrivano in Italia i primi Grand-opera, con Profeta di Meerbeer, Faust di Gounod, L’ebrea<br />

di Halévy, La muta di Portici di Auber. La rappresentazione Bolognese di Lohengrin (1871) di Wagner e quella del<br />

Franco cacciatore di Weber segnarono l’inizio dell’interesse per l’opera romantica tedesca in Italia. Il contatto con la<br />

realtà operistica d’oltralpe fece nascere in alcuni giovani musicisti italiani il desiderio di rinnovare il melodramma. Il<br />

movimento cui diedero vita si appoggiò alla letteratura degli Scapigliati (noti letterati erano Emilio Praga e Giuseppe<br />

Rovani): come questi erano antimanzoniani, essi furono antiverdiani. Più a parole che a fatti, perché la polemica non<br />

ebbe molto seguito nei teatri.<br />

Le maggiori personalità del movimento furono:<br />

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