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STORIA DELLA MUSICA

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TESI VI: La scrittura musicale medioevale considerata specialmente in relazione alle origini della scrittura odierna<br />

La notazione si definì con notevole ritardo rispetto alla nascita dei canti. Il repertorio gregoriano fu trasmesso oralmente<br />

sino al VIII. La notazione neumatica e l’opera di Guido d’Arezzo (XI sec.) portarono alla creazione del rigo. Un secolo<br />

più tardi si avverti l’esigenza di stabilire la durata dei suoni. Nacque la notazione modale a cui seguì la notazione<br />

censurale.<br />

LA NOTAZIONE NEUMATICA<br />

Il nome deriva da neuma (segno). Si possono distinguere 3 fasi: chironomica, adiastematica-diastematica, quadrata.<br />

Dai neumi “in campo aperto” alla notazione diastematica<br />

I neumi semplici sono 8:<br />

- 2 di una nota: virga e punctum<br />

- 2 di due note: pes (o podatus) ascendente, clivis discendente<br />

- 4 di tre note: scandicus ascendente, climacus discendente, torculus ascendente discendente, porrectus discendente<br />

ascendente (gli ultimi due assomigliano ai nostri gruppetti<br />

Esistono anche neumi composti, formati dall’aggiunta di una nota a quelli di 3 note, quelli ornamentali (tipo gli<br />

abbellimenti) e le liquescenze, note sfumate che si applicano ad alcuni dittonghi.<br />

In uno studio sulla paleografia musicale gregoriana si individuarono 15 tipi di notazioni, tra cui spiccavano la notazione<br />

milanese, cassino-beneventina, anglosassone, tedesca, svizzera (S.Gallo), normanna, aquilana, di Metz, visigotica,<br />

catalana.<br />

I neumi erano posti sopra le parole, ma in campo aperto, senza cioè precisazione degli intervalli (notazione<br />

adiastematica). Un notevole passo in avanti fu adottata con un rigo, poi con righe colorate (notazione diastematica,<br />

rosso per il fa, giallo per il do). Vennero introdotte le chiavi, poste prima delle linee del rigo e indicate con una lettera<br />

dell’alfabeto, F e C. Nei secoli X e XI furono adottati anche altri mezzi per indicare l’altezza esatta dei suoni, come<br />

sigle poste accanto ai neumi per indicare toni, semitoni e unisoni.<br />

La diastemazia perfetta si raggiunse col tetragramma e col rapido declino dei vari tipi di notazione, a cui si sostituì<br />

quella quadrata<br />

I nomi delle note e la notazione alfabetica<br />

Boezio fu il primo trattatista che adottò le lettere da A a P per segnare i punti di suddivisione del monocordo. Oddone<br />

da Cluny (X sec.) applicò la notazione alfabetica al sistema perfetto greco, utilizzando i simboli di bemolle e bequadro<br />

per indicare il si bemolle e il si, creando la successione di suoni che Guido d’Arezzo pose a base della sua teoria<br />

La notazione polifonica nera e bianca<br />

L’evoluzione della musica polifonica andò di pari passo con lo sviluppo delle notazioni per determinare la durata dei<br />

suoni. Fino alla fine del XII sec. gli organa non erano misurati. Tra la fine del XII sec. e la fine del XIV sec. si<br />

utilizzava la notazione nera, così chiamata perché utilizzava neumi neri. Dal XV sec. si utilizzò la notazione bianca, di<br />

scrittura più semplice; fu usata sino al XVI sec.<br />

La notazione modale<br />

I segni della notazione quadrata gregoriana furono impiegati con funzioni metriche nella scuola di Notre-Dame: i segni<br />

di virga e punctum divennero longa e brevis, che si aggregarono in 6 differenti modi ritmici, che prendevano nome<br />

dalla metrica greca. Ogni voce era scritta in un determinato modo, l’uso dei modi era regolato dagli ordines, che<br />

indicavano quante volte un modo andava ripetuto<br />

LE NOTAZIONI MENSURALI<br />

La notazione franconiana<br />

L’atto di nascita della notazione mensurale è l’Ars cantus mensurabilis (1260) di Francone da Colonia, sancisce il<br />

superamento dei modi. La longa è divisa in:<br />

- perfecta: 3 breves<br />

- imperfecta: 2 breves<br />

La brevis è divisa in :<br />

- perfecta: 3 semibreves<br />

- imperfecta: 2 semibreves<br />

La duplex longa valeva 2 longae<br />

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