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– Giri intorno a te stesso…<br />
Voci e suoni confusi irrompevano dal caos dove non vi<br />
era memoria di luce né di pensiero. La pena di un impossibile<br />
racconto era affidata a imprecazioni, minacce, promesse.<br />
Duos soddos de istentu<br />
pro cust’omine ’e gabále<br />
dazebílu su cuntentu.<br />
Due soldi di svago / per quest’uomo importante, / accontentatelo.<br />
Dentro di me cresceva un senso di freddo che acuiva<br />
ogni sensazione.<br />
Chertores de animas malas<br />
son’arribados a <strong>Erthole</strong>.<br />
Cercatori di anime dannate / sono arrivati a <strong>Erthole</strong>.<br />
Ero inchiodato al masso sul quale sedevo.<br />
Omine non bind’hat, ite chircas?<br />
Non c’è uomo, cosa cerchi?<br />
Sentivo un dolore mai provato, che dalle viscere saliva alla<br />
testa; la paura nasceva dal non sapere cosa dire e cosa fare.<br />
Un coro invisibile minacciò:<br />
A chie male faeddat<br />
pejus risposta li dana.<br />
A chi parla male / peggio rispondiamo.<br />
Non potevo pensare niente, provavo solo un grande sconforto.<br />
Un altro ammonimento raggiunse il sasso sul quale giaceva<br />
la mia immobilità.<br />
Chircala sa chibedda<br />
ma non ponzas pede in bruju.<br />
Cercala la radice / ma non metter piede in fallo.<br />
La sughera sembrò scuotersi, come investita dal vento.<br />
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– Continui a girare intorno al nulla, hai paura di sapere…<br />
Pareva che la distesa fosse battuta da una bufera; tutto<br />
si muoveva, perfino gli alberi e i sassi. Avevo la sensazione<br />
di essere entrato anch’io in quel vortice, e il senso dell’udito<br />
aveva preso tutto il mio essere. Di quella bufera coglievo<br />
ogni vibrazione; la scomponevo in un linguaggio, dando significato<br />
ai frastuoni indistinti.<br />
– Non attenderti chiarezza dalle parole. Non pensare,<br />
non parlare: ascolta.<br />
Sentii lo schianto dei ricordi e dei sentimenti; ero andato<br />
indietro nel tempo e rivivevo luoghi dimenticati della<br />
mia esistenza, segnata da lacerazioni mai confessate. Ascoltavo<br />
le mie paure, i miei rimpianti e tutto acquistava chiarezza<br />
nella sonorità di una voce. Udivo i cupi rimbombi<br />
della mazza nella cava buia di Borroscone, dove, ragazzo,<br />
ero stato associato alla pari perché conoscevo il mestiere e<br />
apparivo solido come un uomo. In quel fondale melmoso,<br />
picchiando disperatamente sulla pietra dura, spesso ero preso<br />
da capogiri: forse ero malnutrito. Borroscone, accortosi<br />
che non rendevo quanto aveva sperato, aveva sciolto la società.<br />
Me l’aveva detto brutalmente:<br />
– Forze non ne hai, mi sono sbagliato.<br />
Il silenzio di mio padre che ascoltava quel mio racconto<br />
aveva suoni strazianti. Tutto aveva voce in questa esplorazione<br />
dei dolori dimenticati, anche le macchie dell’umidità<br />
sulle pareti della casa vuota, appena venduta da mio padre<br />
quando aveva dovuto lasciare il paese; vi tornavo di notte<br />
per dormire su un sacco, terrorizzato dal buio e dalla mia<br />
solitudine. Ero andato via anch’io, pieno di vergogna per il<br />
ripudio di Borroscone, per la casa venduta e per le mie paure.<br />
All’origine di tutto, la mia nascita in un intreccio di vita<br />
e di morte.<br />
– Un’esistenza straziata da un rancore sepolto.<br />
– Non sai se ami o se odi.<br />
Non avevo rimpianti e non potevo giudicare; si scioglievano<br />
i nodi di cui era tessuta la mia vita.<br />
– Il paese… un ricordo pietrificato.<br />
Coglievo finalmente il senso della circolarità sconvolta.<br />
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