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Erthole - Sardegna Cultura

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– Giri intorno a te stesso…<br />

Voci e suoni confusi irrompevano dal caos dove non vi<br />

era memoria di luce né di pensiero. La pena di un impossibile<br />

racconto era affidata a imprecazioni, minacce, promesse.<br />

Duos soddos de istentu<br />

pro cust’omine ’e gabále<br />

dazebílu su cuntentu.<br />

Due soldi di svago / per quest’uomo importante, / accontentatelo.<br />

Dentro di me cresceva un senso di freddo che acuiva<br />

ogni sensazione.<br />

Chertores de animas malas<br />

son’arribados a <strong>Erthole</strong>.<br />

Cercatori di anime dannate / sono arrivati a <strong>Erthole</strong>.<br />

Ero inchiodato al masso sul quale sedevo.<br />

Omine non bind’hat, ite chircas?<br />

Non c’è uomo, cosa cerchi?<br />

Sentivo un dolore mai provato, che dalle viscere saliva alla<br />

testa; la paura nasceva dal non sapere cosa dire e cosa fare.<br />

Un coro invisibile minacciò:<br />

A chie male faeddat<br />

pejus risposta li dana.<br />

A chi parla male / peggio rispondiamo.<br />

Non potevo pensare niente, provavo solo un grande sconforto.<br />

Un altro ammonimento raggiunse il sasso sul quale giaceva<br />

la mia immobilità.<br />

Chircala sa chibedda<br />

ma non ponzas pede in bruju.<br />

Cercala la radice / ma non metter piede in fallo.<br />

La sughera sembrò scuotersi, come investita dal vento.<br />

114<br />

– Continui a girare intorno al nulla, hai paura di sapere…<br />

Pareva che la distesa fosse battuta da una bufera; tutto<br />

si muoveva, perfino gli alberi e i sassi. Avevo la sensazione<br />

di essere entrato anch’io in quel vortice, e il senso dell’udito<br />

aveva preso tutto il mio essere. Di quella bufera coglievo<br />

ogni vibrazione; la scomponevo in un linguaggio, dando significato<br />

ai frastuoni indistinti.<br />

– Non attenderti chiarezza dalle parole. Non pensare,<br />

non parlare: ascolta.<br />

Sentii lo schianto dei ricordi e dei sentimenti; ero andato<br />

indietro nel tempo e rivivevo luoghi dimenticati della<br />

mia esistenza, segnata da lacerazioni mai confessate. Ascoltavo<br />

le mie paure, i miei rimpianti e tutto acquistava chiarezza<br />

nella sonorità di una voce. Udivo i cupi rimbombi<br />

della mazza nella cava buia di Borroscone, dove, ragazzo,<br />

ero stato associato alla pari perché conoscevo il mestiere e<br />

apparivo solido come un uomo. In quel fondale melmoso,<br />

picchiando disperatamente sulla pietra dura, spesso ero preso<br />

da capogiri: forse ero malnutrito. Borroscone, accortosi<br />

che non rendevo quanto aveva sperato, aveva sciolto la società.<br />

Me l’aveva detto brutalmente:<br />

– Forze non ne hai, mi sono sbagliato.<br />

Il silenzio di mio padre che ascoltava quel mio racconto<br />

aveva suoni strazianti. Tutto aveva voce in questa esplorazione<br />

dei dolori dimenticati, anche le macchie dell’umidità<br />

sulle pareti della casa vuota, appena venduta da mio padre<br />

quando aveva dovuto lasciare il paese; vi tornavo di notte<br />

per dormire su un sacco, terrorizzato dal buio e dalla mia<br />

solitudine. Ero andato via anch’io, pieno di vergogna per il<br />

ripudio di Borroscone, per la casa venduta e per le mie paure.<br />

All’origine di tutto, la mia nascita in un intreccio di vita<br />

e di morte.<br />

– Un’esistenza straziata da un rancore sepolto.<br />

– Non sai se ami o se odi.<br />

Non avevo rimpianti e non potevo giudicare; si scioglievano<br />

i nodi di cui era tessuta la mia vita.<br />

– Il paese… un ricordo pietrificato.<br />

Coglievo finalmente il senso della circolarità sconvolta.<br />

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