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Erthole - Sardegna Cultura

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Raccontava le fortune del parente butecheri 68 per acquistare<br />

considerazione agli occhi di Zommaria che, pur volendo<br />

apparire galante, non poteva rinunziare a dissacrare, come<br />

aveva sempre fatto: irrideva gli amici e anche suo padre<br />

quando lo chiamava limbudu, predicendogli altra sorte; perfino<br />

a un piccolo giudice, che lo processava per un furto di<br />

cavalli, aveva detto qualcosa d’irriguardoso che gli era costata<br />

una condanna più severa.<br />

Carabineri bezzu<br />

butecheri nobu<br />

leadu l’has s’impreu.<br />

Carabiniere vecchio / bottegaio nuovo / l’hai trovato il daffare.<br />

Zommaria descriveva così la parabola della misera esistenza<br />

di Gremos. Affidava la drammatizzazione del racconto<br />

al tono della voce e allo sguardo, accattivanti entrambi; il<br />

senso delle parole si coglieva dopo, quando la complicità di<br />

chi ascoltava non poteva più sciogliersi.<br />

– Brulleri! – esclamò Paschedda sfiorandogli con la mano<br />

il braccio, come per una carezza. Zommaria confermò con<br />

uno sguardo la promessa già fatta. Lei ascoltò la storia di Gremos,<br />

del quale si vergognava quasi.<br />

– Cosa può commerciare un carabiniere? Di suo ci mette<br />

solo su tontighine… I butecheris non hanno idee, non riescono<br />

a distinguersi dalle robette che prendono e danno.<br />

Pensava a se stesso, al suo vendere e comprare, alla sua capacità<br />

di creare dal nulla.<br />

– Cosas mannas hachen omines mannos 69 –. Era curioso<br />

di sapere di me, che continuavo a tacere per non rivelare la<br />

complicità nella quale credevo di essere caduto. In fondo era<br />

butecheri anche lui, nonostante volesse imitare Zuacchinu,<br />

tentando impossibili raffronti.<br />

– Non è colpa di nessuno se il mondo va così, – riprese<br />

descrivendoci poi il corpo sgraziato di Gremos, con mani e<br />

piedi che sembravano taulones e quella testa di moju bodiu. 70<br />

68. Bottegaio.<br />

69. Ci vogliono uomini grandi per fare cose grandi.<br />

70. Alveare di sughero, vuoto.<br />

144<br />

Ridemmo tutti, anche la pensosa Maddalena e Paschedda,<br />

che aveva rinnegato il suo innocuo parente.<br />

– Male secadu, 71 – continuò Zommaria, compiaciuto del<br />

nostro ridere. – Riesce a dire qualche parola ora? – chiese, e<br />

senza attendere risposta raccontò che quando tornava in licenza,<br />

Gremos parlava a stento un miscuglio di lingue incomprensibili.<br />

– Ripeteva solo «come si chiama» e «Gremos», che gli<br />

rimase.<br />

Ci fermammo sullo slargo, un cimitero di macerie franate<br />

disordinatamente nel dirupo pauroso di sa’e Sulis, in fondo<br />

al quale le case assolate davano l’idea di altre rovine.<br />

Zommaria non volle avventurarsi con la macchina nella straducola<br />

tortuosa, ricavata anch’essa tra mucchi calcinosi dai<br />

quali si levava una polvere di deserto.<br />

– La pompa dei Nuoresi è finita in prughere… Io non li<br />

piango, – disse suggellando con un gesto della mano il suo<br />

de profundis. – Sono uno dei ghirtalos che avete umiliato.<br />

Parlava ai trapassati per seppellire insieme a loro quel ricordo<br />

che gli stravolgeva il viso.<br />

– Non scendo, ho da fare. E poi non mi piace niente di<br />

questo luogo… Diaulu ’e ammentos… –. Era già uscito dal<br />

suo furore.<br />

– Sei di poche parole, – mi disse. – Ti ricordavo diverso…<br />

non sapevo che soffrivi su porcandria.<br />

– Non ne salvi uno, – intervenne Paschedda, che temeva<br />

per me, ora. Io non me la presi, mi divertiva anzi sentire<br />

che, nella bizzarra traduzione di Zommaria, un mio possibile<br />

stato ipocondriaco era ricondotto all’influenza malefica di<br />

un imbronciato «porco di Andrea».<br />

– Hai detto molto tu, anche per me.<br />

Ma volevo parlargli d’altro, d’una distanza che non riuscivo<br />

a misurare.<br />

– Da allora a oggi…<br />

Indicai così i poli estremi d’una esistenza che stentavo a<br />

capire. Lui rispose che gli anni si numeravano agli asini;<br />

contava come si era vissuto. Anch’io mi riferivo al tempo dei<br />

fatti, a ciò che segna la vita.<br />

71. Mal tagliato.<br />

145

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