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Erthole - Sardegna Cultura

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– Cosa ne pensate di culi buddída? 7<br />

Parlava di Paschedda, ma senza malizia. Detto in quel<br />

modo, quel nomignolo pareva naturalissimo. Non risposi e<br />

mi avviai verso la porta della casa.<br />

Mi fermò ancora.<br />

– Devo andare, – disse scendendo dal sasso, senza smettere<br />

di sfibrare quel povero bastone.<br />

– Ho capito, non vuoi accettare niente da me.<br />

– A quella è entrato su granu aularju.<br />

Mi venne da ridere. Ricordavo i mei rossori di ragazzo,<br />

con mia madre che usava quell’espressione per le mie prime<br />

smanie e i miei primi turbamenti; io cercavo d’individuarlo<br />

materialmente quel seme bugiardo che dicevano fosse entrato<br />

nella mia mente.<br />

– Paschedda è un’ottima donna di casa. Vive la sua età,<br />

come tutti. È entrato anche a te su granu?<br />

Una risata aperta fu il suo divertito commento alla mia<br />

domanda. Sollevando in alto il bastone e il coltello, con<br />

un’espressione che lo rivelava più uomo che bambino, pareva<br />

volesse invocare il cielo a dare conferma della sua saggezza.<br />

– Lo conosco io su mascadore, 8 – disse poi, e non rideva<br />

più. Anzi, aveva assunto un’aria molto seria, di uomo che<br />

conosce gl’inganni della vita e sa difendersene. Era alto per<br />

la sua età, dava l’idea di un giovane airone con quelle gambe<br />

esageratamente lunghe, come le braccia e il collo.<br />

– La berremo un’altra volta, oggi no.<br />

Voleva giustificare il suo rifiuto. Il bere insieme suggellava<br />

già un’amicizia, quello era solo un contatto di conoscenza.<br />

– È tempo di andare, le pecore devono essersi sbandate,<br />

– disse ancora, e con un lento movimento della testa tracciò<br />

le coordinate del suo sapere. Lo sguardo andò dal sole, già alto<br />

e caldo, a un punto lontano, oltre il torrente, per ricadere<br />

poi sugli spazi intorno alla casa.<br />

– Come fai a sapere che si sono sbandate?<br />

– A ciascuno la sua arte, – rispose facendomi capire col<br />

7. Culo bollente.<br />

8. Il Tentatore.<br />

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suo sorriso di bambino saggio il fondamento di quella divinazione:<br />

c’entrava l’esperienza della vita e l’indole delle pecore.<br />

– Sono contento che stiate bene, non avete l’aria patita<br />

come si pensava.<br />

Lo raggiunsi e camminai insieme a lui. Andavamo verso<br />

il torrente, forse scendevamo.<br />

– Perché dovrei avere un’aria patita?<br />

– Uno che viene qui qualche male deve pure averlo.<br />

– Come fai a sapere tante cose su di me?<br />

Rispose con la sua chiara risata, che pareva cadere dall’alto<br />

e frangersi sulle distese chiome delle sughere.<br />

– Siete sano dentro e fuori… Non sarei qui a darvi il<br />

benvenuto, altrimenti. Ora devo proseguire solo.<br />

– Dov’è il tuo ovile?<br />

– Là, – disse con un cenno della testa che non indicava<br />

niente. Chiuse il coltello infilandolo nella tasca dei calzoni<br />

e allungò il passo.<br />

– Mi chiamo Luca, – gridò, – tornerò a bere alla vostra<br />

salute –. Gli feci capire che l’attendevo, e rimasi a guardarlo.<br />

Si calò la visiera del berretto sugli occhi e riprese a camminare<br />

più svelto, come se avesse fretta di allontanarsi. Avevo<br />

l’impressione che il suo andare fosse un tendere verso l’alto.<br />

Mi diressi verso il torrentello che s’intuiva dal profumo<br />

del mentastro e dal verde più intenso che ne segnava il corso.<br />

Era silenzioso: ogni tanto uno scroscio in prossimità delle<br />

chiare anse. Cercai di orientarmi dalla caduta dell’acqua,<br />

ma non potevo credere che in quel luogo avesse senso pensare<br />

per opposti: sorgente e foce; alto e basso… altri concetti<br />

e altre lingue occorrevano, per capire il mondo di <strong>Erthole</strong>.<br />

Volevo indovinare almeno la direzione della casa, ma i boschi,<br />

le radure e le alte siepi pareva ruotassero attorno a me<br />

per disorientarmi. Camminai a caso, senza scelta di percorso,<br />

ma era come se qualcuno mi rivelasse il mio invisibile<br />

itinerario. Mi fermai davanti a una sughera altissima, che<br />

non riuscivo ad abbracciare con un solo sguardo. Così solitaria,<br />

con le chiome che si distendevano, quasi volessero catturare<br />

il sole, pareva sfidasse l’eternità. Nel bosco vicino, in un<br />

silenzio stupito, si accalcavano altre sughere, nessuna delle<br />

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