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Nelle avverse stagioni, quando sembrava che tutto dovesse<br />
morire, nessuno più in paese attendeva prodigi dal cielo.<br />
Lo sapevano tutti, ormai, che Zuacchinu poteva più del<br />
Padreterno. Uomini e donne sostavano davanti alla sua casa<br />
per capire ciò che lui avrebbe inventato.<br />
I più pensosi erano gli «artisti», che avevano appreso il<br />
mestiere quando Zuacchinu aveva strappato gli uomini dalle<br />
bestie. Anch’essi volevano sapere e chiedevano se in Abissinia,<br />
di cui in quel tempo si parlava, c’erano case da costruire.<br />
Le risposte erano vaghe, ma sembrava ci fosse qualcosa per<br />
tutti.<br />
Confuso tra la folla che riempiva la «sala del fascio» attendevo<br />
anch’io, di mattina e di sera, con mio padre che mi<br />
teneva per mano. M’aveva portato con sé, perché la mia<br />
compagnia gli dava coraggio. Era lontano quel luogo dove<br />
anche lui voleva recarsi per trovare un lavoro.<br />
I nomi dei volontari li segnava su un grande registro il<br />
figlio di Zuacchinu, che appariva più truce con quella divisa<br />
nera come ali di corvo. Mio padre non parlava. Era inquieto.<br />
Lo capivo dal berretto che si era calato sugli occhi. Non<br />
aveva chiesto niente a nessuno dell’Abissinia e delle pietre<br />
che poteva modellare in quel luogo mai pensato. Ogni tanto<br />
mi guardava e mi stringeva più forte la mano.<br />
Il figlio di Zuacchinu si era stancato e aveva chiuso la<br />
lista.<br />
– Lui deve dircelo… – vociava la folla, anche quella che<br />
sostava nella piazza. Uomini e donne chiamavano Zuacchinu,<br />
che non aveva tardato a farsi vedere. Era entrato nella<br />
«sala» guardandosi intorno. Forse ci contava o forse trasformava<br />
in denaro le attese dei poveri «volontari». Capiva che<br />
nel paese stava montando un’altra febbre. Aveva chiesto<br />
qualcosa al figlio e poi, guardando lontano, aveva detto che<br />
c’era anche la Spagna. Molti sapevano che la Spagna era più<br />
vicina dell’Africa. Qualcuno parlava del «sussidio» che correva<br />
più alto, perché lì si moriva, e della «delega» che ciascuno<br />
doveva firmare per i soldi.<br />
Mio padre dettava il suo nome davanti al registro. Gli<br />
tremava la voce. Zuacchinu si era avvicinato e sembrava<br />
guardasse solo me.<br />
– L’ho detto un’altra volta, così ti sta meglio…<br />
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Sorrideva mentre mi sollevava la visiera del berrettino<br />
che anch’io tenevo calata sugli occhi.<br />
Abissinia o Spagna…? Il luogo era rimasto in sospeso,<br />
ma la partenza era certa. Mio padre mi teneva ancora per<br />
mano. Non era più triste. Parlava del tempo che sarebbe dovuto<br />
restare lontano da casa. Un anno forse, o anche di meno…<br />
Zuacchinu era temuto e rispettato, non amato. Lo isolavano<br />
le sue ricchezze e più ancora l’inesauribile inventiva<br />
della sua mente.<br />
– Cosa vorresti, tu? – chiedeva a Buleddu, il casaro più<br />
anziano, quando scendeva nel caseificio.<br />
– Ve l’ho già detto, le vostre ricchezze, – rispondeva<br />
Buleddu scuotendo la testa per l’assurdità di quel suo desiderio.<br />
– Per farne cosa? – insisteva Zuacchinu.<br />
– Questo è tutto da pensare, lasciate che vengano, prima.<br />
Solo Leporeddu, il casaro più giovane, aveva dato la risposta<br />
che Zuacchinu voleva.<br />
– La vostra testa.<br />
– Perché?<br />
– È la ricchezza più grande, il resto può andare e venire…<br />
Le ricchezze… Era come se non gli dessero più alcun appagamento.<br />
Altre ansie, altre emozioni provava, quando stava<br />
sopra le cose di giorno e di notte. Ma ora che tutto scorreva<br />
impetuosamente, che tutto cresceva e si moltiplicava quasi<br />
per forza propria, pareva che le sue capacità di pensare e d’inventare<br />
si fossero disseccate. Ed era pieno di rimpianti.<br />
Neanche le donne l’avevano mai amato. Nel paese era<br />
arrivato con una moglie, morta misteriosamente poco dopo,<br />
senza lasciare figli. Si era risposato con Natalia, la donna<br />
più ricca del paese, il cui padre, Cul’e oro, si diceva avesse<br />
trovato un tesoro, s’ascussorgiu; forse era stato quel segno<br />
della fortuna ad attirare l’attenzione di Zuacchinu su Natalia,<br />
che gli aveva dato molti figli, ma poco amore.<br />
Poteva avere le donne che voleva, ma nessuna riusciva a<br />
dargli le emozioni che cercava.<br />
– Se non fossi Zuacchinu, mi vorresti ugualmente? –<br />
chiedeva a Biasa, una delle tante ragazze che andavano a trovarlo<br />
nella sua casa.<br />
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