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Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

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U ICONOLOGIA<br />

Innumerabili altre fpecie di Affettati fi trovano, che fi tralafciano ,fpicgate<br />

dalla varietà de' colori , che fi mirano nel Drappo <strong>del</strong>la mia Immagine,<br />

Si pone avanti uno Specchio in atto di vagheggiare , e configliarfi con_j<br />

effo negli atteggiamenti <strong>del</strong>la bocca , nel girar degli occhi , e nel mover<br />

^<br />

de' pafll j per denotare che nell'Affettazione fi comprende l'inganno» la<br />

vanità , e la ridicolezza . L' inganno è fpiegaro per mezzo <strong>del</strong>lo Specchio»<br />

il quale agli occhi nollri mollra di avere in fé , quello che in vero non<br />

ha » né può avere . l>{iìnl jitdicamus in fpcadis nifi fallaciam ejje » nihil almi<br />

quam alìenum Corpus mentkntibus . l^on enim e/I in fpecnlo quod oflenditur ....<br />

$l;iid ergo ? Simulacra i/la vana fimt , & inanis 'veroritm Corporiim imitatio.<br />

Seneca lib. i. qu. 20. cap. 5.<br />

In fimil guifa 1' Affettato nell' affannarfi in voler fare una moflra di fé<br />

niente confacente a ciò che gli è naturale » ci fa vedere di aver copiato<br />

in fé » ciò che in fé non ha . Srudia ingannare nello flelfo tempo che_j<br />

più che gli altri , inganna fé fteffo .<br />

Si fcorge la Vanità nella pofitura avanti lo fteffo Specchio » giacche<br />

non e' è che meglio fpieghi 1' eller vano , che quella Donna , contro la<br />

quale » così fé la prende il Guarino nel fuo Paftor fido . Atto I. Scena V.<br />

E' tua cura » tua pompa , e tuo diletto<br />

La fcorza jol d' un tniniato volto .<br />

...... Tinger d' oro un' injcnfata chioma ,<br />

Ed una parte in mille nodi attorti<br />

Jnfrafcarne la fronte , indi coW altra<br />

Tejfuta in rete » e in quelle frafchc involta ,<br />

"Prender il cuor di mille incauti amanti .<br />

oh come è indegna e Jìomachevol coJ.t<br />

Il vederti talor con un pennello<br />

Tinger le guance , ed occultar le mende<br />

Di natura » e <strong>del</strong> tempo » e veder come<br />

il livido pallor fai parer d' ofìro ,<br />

te rughe appiani , e H bruno imbianchi , e togli<br />

Col difetto lì difetto » anzi /* accrefci<br />

Spejfo un filo incrocicchi » e V un de^ capi<br />

Co' denti afferri , e con la man finì/Ira<br />

V altro Jojiieni , e <strong>del</strong> corrente nodo<br />

Con la dcflra fai ?Jro > e /' apri , e flringi «<br />

!Sliiafi radente forfice , e f adatti<br />

SuW incs'^ual lanngìnofa fronte ',<br />

Indi radi ogni piuma , e fvelli inftemc<br />

il mal crefcente » e temerario pelo<br />

Con tal dolor , eh' è penitenza il fallo ,<br />

Ma quefìo è nulla ancor » che tatuo all' opfA<br />

Sono i coflumi fomiglianti » e i vezzi .<br />

^lal cofa hai Tu che non fia tMa finta ?<br />

S' apri la bocca , ?nenti : Je Jojpiri<br />

.<br />

San

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