Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

XLII
quefta regola degli accidenti, e degli effetti già detti
5 non fempre feguitarà -, come nel dipingere la
Bellezza , la quale è una cofa fuori della compreen*
lione de' predicabili , e febbene nell" Uomo e una
proporzione di linee, e di colori , non è per quello
bene elpreffa l" Immagine , che Ila foverchiamente
bella, e proporzionata : perchè farebbe un dichiarare
idem per idem , ovvero piuttollo una cofa incognita
con un" altra meno conofciuta , e quafi un volere
con una Candela far vedere diflintamente il Sole ,
e non avrebbe la limili tudine , che è V Anima -, ne
potrebbe dilettare , per non avere
nto di tanto momento : il che
guarda .
varietà in propo-
principalmente 11
Però Noi P abbiamo dipinta a fuo luogo col
Capo fra le Nuvole , e con altre convenienti parti-
colarità . Per avere poi le fimilitudini atte e con-
venevoli in ogni propofito , è bene d" avvertire quel-
lo che avvertifcono i Retori -,
.
cioè
, che per le cofe
conofcibili fi cercano cofe alte j per le lodabili , fplendide
5 per le vituperabili , vili , per le commendabi-
li , magnifiche . Delle quali cofe fentirà ciafcuno
germogliare tanta quantità di concetti nell" ingegno
luo, fé non è più che fterile, che per fé fteflb con
una cofa , che fi proponga , farà baftante a dare
guflo e foddisfazione alP appetito di molti e diverfi
mgegni , dipìngendone V Immagine in diverfe maniere
, e fempre bene
Ne io oltre a quelli avvertimenti, i quali fi potrebbono
veramente fpiegare con affai, maggior dili^
gcnza
,