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Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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1. Le forme piú antiche si hanno in eg<strong>it</strong>to, ove i fusti<br />

delle colonne si sviluppano in c. figurati, a busto (c.<br />

h. ath. orico e osirico), o in c. lotiformi, papiriformi, chiusi,<br />

palmiformi (colonna iv 1-4). Dalla Mesopotamia derivano<br />

2. i c. achemenidi a forcella (a figure, o protomi, di animali<br />

addossati o affrontati: per es. a doppia protome di toro).<br />

L’arch. greca elaborò le tre forme canoniche alla base<br />

di moltissime elaborazioni (ordine): 3. dorico, con echino<br />

a quarto di cerchio e collarino sotto un abaco quadro;<br />

contemporaneamente, dal c. 4. eolico (protoionico) nasce<br />

quello 5. ionico, che ne riprende le volute, con abaco<br />

basso, collarino ad astragali, echino ad ovoli. Esso si sviluppa<br />

solo in veduta frontale, con due volute, e sorge il<br />

problema o confl<strong>it</strong>to del cap<strong>it</strong>ello in angolo, che presenterebbe<br />

la voluta su una sola delle facce; lo si risolse col disporre<br />

in diagonale la voluta sull’angolo, il che diede<br />

luogo alla successiva soluzione ionica a quattro volute e<br />

quattro balaustri o facce. Ne è variante il c. 6. corinzio,<br />

con due o tre giri di foglie di acanto su campana i rovescia<br />

troncoconica (càlato) e angoli occupati da volute diagonali<br />

(elice): frequentissimo nell’arch. ellenistica e romana,<br />

venne fuso a Roma con quello ionico nel c. 7. compos<strong>it</strong>o.<br />

Tutte queste forme sono utilizzate con maggiore<br />

elaborazione nei c. 8. d’anta. Troviamo pure il c. 9. tuscanico<br />

(toscano), sviluppato da precedenti etruschi di<br />

stampo dorico. Nel tardo antico r<strong>it</strong>orna il c. a forcella o a<br />

protomi; mentre l’arch. bizantina, adottando il pulvino<br />

(che nella versione rettangolare determina il c. 10. a stampella),<br />

fonde nel 11. «c. imposta» (in un sol blocco e spesso<br />

a fine traforo), c. e pulvino.<br />

eg<strong>it</strong>to; greca; romana. Puchstein 1887; Groote 1905; Homolle<br />

’10; Gütschow ’21; Patroni ’21; Kautzsch ’36; Akurgal ’60;<br />

Boëthius ’62; Ciasca ’62; Hoepfner ’68.<br />

12. L’arch. paleocristiana occ. si rifà soprattutto, ma<br />

in forma rozza, al c. corinzio, sost<strong>it</strong>uendo l’acanto con foglie<br />

d’acqua; si sviluppa fra l’altro il c. protogotico (a<br />

calice; a bulbo) con foglie stilizzate sporgenti dagli estremi<br />

a piccole volute. Nel x s si trae dall’area bizantina il 13.<br />

c. cubico (a dado 5, smussato) che compenetra cubo e<br />

sfera; la sua forma, con specchi frontali ben defin<strong>it</strong>i, risponde<br />

alla sensibil<strong>it</strong>à romanica, impegnata nella netta<br />

distinzione degli elementi arch. e spaziali. Le superfici<br />

piane erano di sol<strong>it</strong>o decorate a motivi araldici. Ne deriva-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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