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di fattispecie chiaramente applicabili. Ove applicata alle critiche ed ai dissensi pubblici nei confronti di atti , provvedimenti, linee di condotta dei molteplici soggetti istituzionali che esercitano funzioni costituzionalmente previste ( ad esempio il Ministro della giustizia , tutti Comuni e tutte le Province, il CSM , via via fino al CNEL ….) la norma incriminatrice chiuderebbe il circolo del silenzio imposto ai magistrati, assoggettando a potenziali rischi disciplinari qualsiasi critica di carattere istituzionale. 7. Conclusioni. In conclusione: il breve excursus tra le nuove fattispecie disciplinari conferma ed accresce le preoccupazioni suscitate dalle nuove regole dell’azione , delle indagini e del giudizio disciplinare. Il codice disciplinare e l’assetto del procedimento delineati dalla legge delega hanno come effetto “oggettivo” di immergere ciascun magistrato in una atmosfera di incertezze e di timori capace di condizionare ogni fase ed ogni atto della vita professionale e sociale, di rallentarne la produttività in ragione delle temute conseguenze negative di ogni atto o scelta e di condizionarne fortemente la partecipazione alla vita collettiva. Non sarebbe un guadagno per il paese che dello spirito di sacrificio e della passione civile di moltissimi magistrati si è giovato nel corso della storia repubblicana. 105 La Magistratura Organo della Associazione Nazionale Magistrati Le Osservazioni dell’ANM
La Magistratura Organo della Associazione Nazionale Magistrati Le Osservazioni dell’ANM Osservazioni allo schema di decreto legislativo recante: “Disposizioni in materia di riorganizzazione dell’Ufficio del pubblico ministero, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera d), della legge 25 luglio 2005, n. 150”. 1. Lo schema di decreto legislativo recante norme in materia di organizzazione dell’Ufficio del Pubblico Ministero dà attuazione agli articoli 1, comma 1, lettera d) e 2, comma 4, lettere da a) ad h), della l. 25 luglio 2005, n. 150. La lettera a) del comma 4 dell’art. 2 della legge delega trova attuazione nell’art. 1, commi 1 e 2, e nell’art. 2, comma 1, dello schema. Per effetto di tali disposizioni il Procuratore della Repubblica è titolare esclusivo dell’esercizio dell’azione penale, che peraltro può delegare ad uno o più magistrati dell’Ufficio sia con riferimento ad un gruppo di procedimenti che all’espletamento di singoli atti relativi agli stessi. Egli assicura “il corretto, puntuale ed uniforme esercizio dell’azione penale ed il rispetto delle norme sul giusto processo da parte del suo ufficio”. Ne esce, così, svilito il ruolo del singolo sostituto procuratore, il cui spazio di scelta è del tutto svuotato e ristretto e la cui autonomia è assai ridotta e relegata al livello di un “normale funzionario alle dipendenze dal Capo”. Per tale profilo la 106 Osservazioni su Ufficio del PM normativa è di dubbia costituzionalità, essendo messa a rischio proprio l’obbligatorietà dell’azione penale, il cui presupposto essenziale risiede, oltre che nel principio di uguaglianza, soprattutto nel principio della soggezione del magistrato soltanto alla legge. 2. Sul piano organizzativo vi è la possibilità della designazione con assoluta discrezionalità di un vicario tra i procuratori aggiunti ma solo per i casi di assenza, impedimento o vacanza, mentre è prevista la delegabilità ai procuratori aggiunti o ai sostituti della cura di “specifici settori di affari” purché nell’ambito di “aree omogenee di procedimenti” ovvero di attività dell’Ufficio che “necessitano di uniforme indirizzo”. 3. Al solo Procuratore della Repubblica è rimesso il poteredovere di determinare i criteri generali di organizzazione dell’Ufficio, di stabilire gruppi di lavoro, coordinati indifferentemente da un Procuratore Aggiunto o da altro magistrato dell’Ufficio, di individuare tipologie di reati per i quali i meccanismi di assegnazione degli affari possano essere automatici. In questo contesto normativo va individuata la nuova regolamentazione del programma organizzativo degli uffici giudiziari di Procura. Tale progetto non deve essere approvato dal Consiglio superiore
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