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Studio della forma di riga del K3C60 - Dipartimento di Fisica e ...

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Capitolo 2<br />

Sintesi <strong>di</strong> Fulleriti Cationiche<br />

2.1 Introduzione<br />

Come visto nel capitolo precedente le fulleriti anioniche e cationiche sono composti con pro-<br />

prietà elettroniche e strutturali estremamente interessanti. In particolare le fulleriti cationiche<br />

possono presentare TC maggiore rispetto alle fulleriti anioniche per i motivi visti nel paragrafo<br />

1.10. Per osservare questo fenomeno è però necessario che si formi una banda <strong>di</strong> conduzione<br />

originata dai 5 orbitali HOMO degeneri <strong>del</strong> C60. Quin<strong>di</strong> in questo capitolo esporrò i problemi<br />

che si incontrano nella sintesi <strong>del</strong>le fulleriti cationiche.<br />

2.2 I Carbocationi<br />

Il fullerene ossidato, nelle fulleriti cationiche, non è altro che un carbocatione stabilizzato<br />

da un anione, pertanto prima <strong>di</strong> introdurre i problemi <strong><strong>del</strong>la</strong> sintesi <strong>del</strong>le fulleriti cationiche è<br />

necessario descrivere questa particolare specie chimica soffermandosi sui fattori elettronici e<br />

strutturali che possono favorirne la stabilità. Diversi elementi riescono facilmente a <strong>forma</strong>re<br />

composti ionici nei quali assumono stato d’ossidazione positivo, ad esempio il K nelle fulleriti<br />

anioniche assume facilmente stato d’ossidazione positivo cedendo la propria carica al fullerene<br />

<strong>forma</strong>ndo così con quest’ultimo ridotto un composto ionico. Per molto tempo il carbonio è<br />

stato ritenuto non in grado <strong>di</strong> <strong>forma</strong>re specie ioniche se non in rarissimi casi eccezionali. Già ad<br />

inizio ’900 Merwein evidenziava questa incapacità <strong>del</strong> carbonio sostenendo che i carbocationi<br />

possono essere interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> una reazione che avviene tra sostanze non ioniche e porta a<br />

prodotti non ionici. Sostanzialmente i carbocationi sono troppo instabili e quin<strong>di</strong> troppo<br />

reattivi per sopravvivere, anche se <strong>di</strong>versi meccanismi <strong>di</strong> reazione ne prevedono l’esistenza.<br />

Però nel 1950 quest’idea cominciava a vacillare per opera <strong>di</strong> George A. Olah che, durante<br />

i propri stu<strong>di</strong> sulla reazione <strong>di</strong> Frie<strong>del</strong>-Crafts, si rese conto che era possibile ottenere dei<br />

carbocationi stabili e stu<strong>di</strong>abili me<strong>di</strong>ante tecniche quali NMR e la spetroscopia IR. Nella<br />

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