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Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana

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4.<br />

L’egemonia<br />

culturale e la<br />

pratica del<br />

discernimento<br />

comunitario<br />

105<br />

smo, a nessuna falsa certezza immotivata. La ragione in questi ultimi<br />

secoli si è quasi autolimitata, ha deciso di attestarsi soltanto su<br />

ciò che è percepibile, esclude dall’orizzonte ogni discorso su Dio,<br />

sul futuro dell’uomo, sulla fede, si è limitata a sequenze logiche di<br />

carattere scientifico tecnico. Ma noi sappiamo che il logos di Dio si<br />

è fatto carne, Lui, il Creatore ha inscritto nel mondo la sua potenza<br />

“razionale”, e la ragione dell’uomo che nasce da lui non può misconoscerlo<br />

e chiudersi le strade per raggiungere il fondamento del suo<br />

essere. Sembra un discorso da specialisti, ma deve stare al fondo di<br />

una corretta educazione che vuol aiutare l’uomo a vivere con dignità<br />

la sua dimensione religiosa nel mondo di oggi, negli snodi fondamentali<br />

della concezione di uomo, di bene comune, di vita, di<br />

persona che stanno alla base di tante discussioni e lacerazioni del<br />

tessuto culturale della quotidianità. “Si auspica, allora, una conversione<br />

intellettuale, che è propria di chi sa ragionare con la propria<br />

testa, cogliendo la ragionevolezza della fede”.<br />

Non giova all’esperienza della fede essere slegata dalla esperienza<br />

ecclesiale, per poi relegarla nel privato. L’egemonia culturale<br />

che c’è nei mass media e nelle scuole è evidentemente contraria alla<br />

vita cristiana, se non altro all’esperienza ecclesiale. La <strong>Chiesa</strong> ha<br />

pure i suoi difetti, sono i nostri che le infliggiamo con le nostre infedeltà,<br />

ma separare Gesù dalla <strong>Chiesa</strong> è per molti cristiani sempre<br />

una tentazione. Si crea facilmente l’illusione che con questa separazione<br />

si possa essere più graditi, creare meno difficoltà, dare testimonianza<br />

di una fede moderna, politicamente corretta, passabile,<br />

all’altezza dei tempi, mentre invece è l’inizio di una deriva che<br />

porta alla insignificanza e alla privatizzazione della fede. Il Santo<br />

Padre da sempre ha a cuore un allargamento dello spazio della razionalità,<br />

una collocazione della esperienza di fede nella dignità di<br />

ogni ricerca umana, un esercizio difficile, ma necessario di espressione<br />

in termini laici di ogni frase del vangelo. Nel mondo giovanile<br />

l’urgenza è ancora più alta perché vengono sempre meno gli strumenti<br />

della socializzazione cristiana. La scuola con semplificazioni<br />

da suicidio intellettuale, ma dietro un calcolo non troppo camuffato,<br />

elimina i riferimenti religiosi usando come paravento il rispetto<br />

delle minoranze, il pluralismo, la laicità della scuola, la libertà della<br />

proposta, la facoltatività della scelta.<br />

La stessa deriva è presente nella antropologia corrente che<br />

continua a insinuare principi che scalzano le basi della convivenza,<br />

sotto forma di liberalità e apertura, come la famiglia, la sessualità,<br />

il rispetto della vita. Non è più tempo di buonismo, non è mai stato<br />

né sarà tempo di contrapposizioni, ma di lavoro culturale sapiente<br />

che offre con la ragione gli argomenti e con la carità lo stile di una<br />

5° CONVEGNO DEI CAPPELLANI E DEI RESPONSABILI DIOCESANI

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