Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana
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M eritocrazia:<br />
1.<br />
Introduzione<br />
32<br />
come valorizzare tutti i talenti<br />
Prof. GIACOMO VACIAGO - Docente Ordinario di Politica Economica<br />
presso l’Università <strong>Cattolica</strong> del Sacro Cuore<br />
Dir male della scuola italiana – dalle elementari all’università<br />
– è di moda. Lo fanno i giornalisti, i politici, e financo gli insegnanti.<br />
E non è difficile trovarne motivo: basta vedere gli ultimi scandali<br />
delle successioni da padre a figlio sulle cattedre universitarie; e la<br />
corruzione messa in atto dai genitori per favorire i figli nelle selezioni<br />
a “numero chiuso”. Più in generale, si tende a fare di ogni erba<br />
un fascio e si conclude che è tutto mediocre: studenti e docenti. A<br />
volte, si guarda meglio alle cose 1 , e si osserva che in Italia la scuola<br />
– come ogni altra cosa pubblica – è di qualità casuale. Nello stesso<br />
edificio, ma anche nella stessa aula, convivono studenti e docenti<br />
della più diversa qualità.<br />
Rispetto ai paesi migliori, la nostra vera differenza è che negli<br />
ultimi quarant’anni abbiamo rifiutato ogni selezione basata sulla<br />
qualità. Se qualcuno volesse provare a fare una buona scuola, che<br />
seleziona docenti e studenti sulla base del loro impegno a lavorare<br />
per risultati migliori della media, gli sarebbe molto difficile se non<br />
impossibile. L’obiettivo della nostra politica scolastica è stato infatti<br />
quello di evitare che possano esistere scuole di livelli qualitativi<br />
diversi: di serie A, di serie B, e di serie C. Poiché averle tutte di serie<br />
A è impensabile, meglio che siano tutte di serie C, dove C sta per casuale:<br />
le diverse qualità convivono. È anche per questo motivo che<br />
nelle graduatorie internazionali l’Italia finisce sempre negli ultimi<br />
posti: la qualità casualmente dispersa su tante diverse sedi non<br />
viene colta dagli indicatori di solito utilizzati.<br />
Conviene proseguire con questo modello, o sarebbe preferibile<br />
adottare il modello che da tempo esiste negli altri paesi, migliori<br />
di noi, e verso il quale si stanno oggi muovendo anche Francia e<br />
Germania? Prima di discutere della possibilità di ottenere una vera<br />
riforma nel nostro paese, proviamo a definire quali sono le caratte-<br />
1 Per un’eccezione all’imperante pressappochismo con cui oggi si parla di scuola –<br />
senza neppure fare lo sforzo di studiarne prima i problemi – vedi due opere recenti:<br />
M. DEI, La scuola in Italia, Mulino, Bologna, 2007; e A. Scotto di Luzio, La scuola<br />
degli italiani, Mulino, Bologna, 2007. Quest’ultimo volume ci spiega la storia della<br />
scuola italiana dal risorgimento a oggi, e bene illustra il passato scontro tra cultura<br />
comunista e cultura cattolica. L’opera di Marcello Dei si concentra invece sul tourbillon<br />
di riforme degli ultimi otto anni: è la scuola che più volte diversamente promessa<br />
ancora non c’è.<br />
4° CONVEGNO DEI COLLEGI UNIVERSITARI DI ISPIRAZIONE CRISTIANA