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Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana

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107<br />

La grandezza della persona appare dal confronto con tutte le<br />

altre creature: lei sola è creata ad «immagine e somiglianza di Dio».<br />

La lettura religiosa sull’uomo, offerta dalla rivelazione biblica, considera<br />

costantemente il riferimento a Dio che crea l’uomo e lo pone<br />

in una condizione particolare rispetto alle altre creature. Se, da una<br />

parte, egli condivide con tutti gli esseri creati la caratteristica della<br />

creaturalità, cioè l’essenziale dipendenza dal Creatore, da un’altra<br />

parte egli riceve da Dio un dono che lo differenzia da ogni altra<br />

creatura: è creato a immagine di Dio nel proprio Figlio.<br />

Anche la stessa ragione umana è in grado di individuare nella<br />

dignità dell’uomo, in quanto persona, il criterio morale oggettivo,<br />

universale e perenne, capace di dare risposta ai più vari problemi<br />

riguardanti l’uomo stesso, in primo luogo i problemi etici.<br />

La persona è criterio morale intangibile: giuristi, filosofi del<br />

diritto, filosofi teoretici e morali sono unanimi nell’affermare che, se<br />

venisse tolto questo caposaldo, crollerebbe la stessa società, in<br />

quanto emanazione della persona. Portare una lesione alla persona<br />

significa per ciò stesso ledere la società nella sua radice e nel suo<br />

vertice: la società, infatti, nasce dalla persona ed è al servizio della<br />

persona.<br />

La parola della Rivelazione, la forza della ragione, ma anche<br />

la luce del buon senso comune domandano che la persona umana<br />

sia sempre al centro, sia promossa e tutelata. Si deve evitare ogni<br />

sorta di riduzionismo o di lettura distorta.<br />

«La persona – ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco – non è<br />

una fase della vita umana ma è, possiamo dire, la forma in cui l’uomo<br />

è uomo». Ne consegue che, «anche quando la persona non ha<br />

ancora sviluppato e attuato le sue capacità o perde coscienza di sé,<br />

resta persona degna di rispetto e di diritto. La sua dignità è dunque<br />

intrinseca e incancellabile qualunque siano le circostanze di vita.<br />

L’uomo non è riducibile ad un agglomerato di pulsioni e desideri,<br />

ma è un soggetto ricco e unitario; non è né una macchina corporea,<br />

né un pensare disincarnato». Insomma, la persona è sempre qualcuno,<br />

e mai diviene qualcosa, un mezzo per raggiungere altro.<br />

La questione antropologica ha un’intrinseca dimensione<br />

pastorale: non è forse l’uomo che la <strong>Chiesa</strong> intende raggiungere e<br />

salvare? In questo senso, non ci confrontiamo con un’idea astratta<br />

o lontana, ma con quanto c’è di più vicino: l’uomo del nostro tempo.<br />

È a lui che la <strong>Chiesa</strong> vuole rivolgersi per annunciare Cristo e, in Lui,<br />

annunciare l’identità e la vocazione dell’uomo stesso (cf. GS 22). È<br />

un annuncio che fa parte integrante della missione di oggi.<br />

5° CONVEGNO DEI CAPPELLANI E DEI RESPONSABILI DIOCESANI

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