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Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana

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stata l’unica persona a trovare il tempo per dire grazie e gli altri che<br />

avevano beneficiato di ben più ampi favori spero abbiano ringraziato<br />

nel loro intimo.<br />

Le scelte fatte oggi trovano certamente fondamento in quella<br />

formazione che fin da giovani abbiamo ricevuto nel collegio che è<br />

stato un ambiente formativo, un ambiente protetto anche se aperto,<br />

un ambiente dove era piacevole stare, un ambiente dove era naturale<br />

e normale confrontarsi con gli altri, un ambiente in cui il tempo<br />

dello studio non fosse solo esami, ma anche tempo di approfondimento<br />

e di confronto. In questo senso il collegio universitario e successo<br />

formativo sono stati una cosa sola.<br />

La domanda all’inizio era: ha senso oggi educare al servizio?<br />

Ecco un fatto personale.<br />

È stato inaugurato un mio lavoro, un cinema-teatro di 270<br />

posti che ha sostituito un vecchio cinema parrocchiale. Quel vecchio<br />

cinema era stato costruito fisicamente dai parrocchiani nel secondo<br />

dopo-guerra trasportando le pietre con carro buoi per tirare<br />

su i muri, la sala era piena erano presenti ancora molti di quelli che<br />

avevano collaborato alla sua costruzione. La sala è stata intitolata a<br />

Don Nicola Mazza e si trova vicino ad una via intitolata a Don<br />

Oliboni, allievo del Mazza, morto trentenne in terra d’Africa.<br />

Quando il Presidente della cassa rurale è stato invitato a parlare,<br />

si è dichiarato orgoglioso che la sua banca, un ente che per statuto<br />

compra e vende denaro, avesse contribuito in modo sostanzioso<br />

alla ristrutturazione dichiarandosi felice dell’intitolazione perché<br />

senza il collegio Don Mazza lui non avrebbe potuto studiare e conseguentemente<br />

non avrebbe potuto sostenere le sue attuali responsabilità.<br />

In quel cenno di commozione troviamo la risposta alla domanda<br />

iniziale: sì, ha senso anche oggi educare al servizio.<br />

Dott. Massimo Ghetti, “Famiglia universitaria”, Brescia<br />

26<br />

Sono un libero professionista, per la precisione commercialista<br />

e, seppur la mia attività, di primo acchito, può sembrare distante<br />

dal tema e dal contesto di questa tavola rotonda, devo dire che<br />

l’esperienza formativa maturata in una residenza universitaria che,<br />

d’ora in poi, citerò come “famiglia universitaria”, ha ben inciso sotto<br />

molteplici profili nel personale approccio al mondo del lavoro e<br />

della professione.<br />

Un breve cenno storico: la “famiglia universitaria” fu fondata<br />

nel 1965 dal prof. Vittorino Chizzolini, grandissima figura del mondo<br />

cattolico bresciano, nel solco delle molteplici istituzioni cosiddette<br />

educative bresciane: l’iniziativa è parte della Fondazione Giuseppe<br />

Tovini, beato bresciano, recentemente citato anche da Papa<br />

Benedetto XVI in occasione del discorso alla Fuci.<br />

4° CONVEGNO DEI COLLEGI UNIVERSITARI DI ISPIRAZIONE CRISTIANA

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