Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana
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studenti e docenti che hanno svolto “esperienze belle ed efficaci<br />
di formazione a autoformazione credente”;<br />
– occorre lavorare per il coordinamento e l’integrazione delle iniziative<br />
di pastorale universitaria, tenendo ferma la responsabilità primaria<br />
della <strong>Chiesa</strong> locale per l’animazione cristiana del mondo<br />
universitario (<strong>Chiesa</strong> locale “che pure dovrebbe decidere un più<br />
generoso investimento di mezzi ed energie umane”), ma al tempo<br />
stesso prendendo atto delle esperienze maturate da gruppi e associazioni<br />
cattolici che da tanti anni sono operanti in università;<br />
– di fronte all’ampliamento dei compiti dell’istituzione universitaria<br />
(ad es. il sostegno allo sviluppo del territorio oltre alla ricerca e<br />
formazione),di fronte all’accrescersi degli scambi internazionali,<br />
come di fronte al rischio di crescente spersonalizzazione che tocca<br />
l’università, è necessario che i credenti non si sottraggono al dovere<br />
di una “testimonianza del loro legame con Cristo e con il<br />
Vangelo nella semplicità e quotidianità”.<br />
Tali prospettive sembrano avere una validità più generale di<br />
quella dell’occasione in cui sono state formulate. Esse però sembrano<br />
richiedere alcune “conversioni” nelle idee e nei comportamenti<br />
delle nostre comunità cristiane.<br />
Anzitutto appare necessario recuperare la convinzione che<br />
l’evangelizzazione avviene attraverso strutture territoriali (le parrocchie),<br />
ma anche attraverso forme di pastorale d’ambiente. Il<br />
“pan-parrocchialismo” è monco! È vero che la parrocchia ha superato<br />
in Italia le trasformazioni sociali avvenute con la fine della civiltà<br />
rurale, ma non di rado essa appare inadeguata nelle grandi<br />
aree metropolitane come nei centri urbani di medie dimensioni, a<br />
prendersi carico delle problematiche specifiche del mondo della formazione<br />
(le scuole di ogni ordine e grado) e del mondo del lavoro.<br />
Poi superare l’idea che è possibile una pastorale giovanile indifferenziata<br />
e costruire itinerari di formazione e di accompagnamento<br />
spirituale che sembrano non prendere in alcun conto la condizione<br />
di studente (in particolare universitario), che invece risulta<br />
centrale per una reale crescita umana e spirituale.<br />
Sul piano dei comportamenti appare necessario trovare forme<br />
concrete per favorire la collaborazione tra le esperienze associative<br />
cattoliche presenti in Università (associazioni, movimenti, collegi,<br />
residenze), attraverso l’azione di stimolo e coordinamento delle<br />
strutture ad hoc che la <strong>Chiesa</strong> locale ha scelto (Cappella universitaria,<br />
ufficio di pastorale universitaria).<br />
L’affermazione che il soggetto della pastorale universitaria è la<br />
comunità ecclesiale, ma che essa deve valorizzare le esperienze e le<br />
tradizioni di gruppi di laici che vivono quotidianamente in università<br />
è facile da dirsi, ma difficile da realizzare.<br />
Con riferimento specifico alla prospettiva di una più viva testimonianza<br />
dei docenti cristiani in università (senza fanatismo e<br />
5° CONVEGNO DEI CAPPELLANI E DEI RESPONSABILI DIOCESANI