Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana
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Una riflessione<br />
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tremmo dire: la qualità di una sola parola basta a dare senso all’intera<br />
esistenza.<br />
Alla luce di questa icona rileggiamo i nostri lavori.<br />
C’è una eccellenza prevalentemente quantitativa che si basa<br />
sui numeri: 18 oppure 30 e lode, 110 e lode oppure i crediti universitari.<br />
Questa eccellenza è un indicatore importante ma non dovrebbe<br />
essere né esclusivo né decisivo. L’indicatore di merito deve<br />
essere globale, comprensivo degli aspetti culturali, formativi, spirituali,<br />
comunitari, ecc. Il concetto di meritocrazia espresso dalla relazione<br />
del prof. Vaciago ha suscitato una reazione unanime in direzione<br />
di una integrazione dei coefficienti quantitativi che nessuno<br />
vuole sottovalutare con i coefficienti qualitativi che sono emersi in<br />
particolare nelle tre testimonianze del venerdì pomeriggio e poi nel<br />
pomeriggio assisiate.<br />
Muovendo da questa dialettica quantità-qualità, ecco la mia<br />
personale riflessione.<br />
Mi sono chiesto: da dove viene questa nozione prevalentemente<br />
quantitativa che finisce per prevalere in ogni ambito della nostra<br />
vita, università compresa? Rispondo: dal prevalere di un criterio<br />
di verità preso a prestito dalle scienze esatte, sperimentali.<br />
Assistiamo al diffondersi di un modello di conoscenza preso a prestito<br />
dalle scienze esatte, sperimentali che mira ad essere sempre<br />
più esatto e rigoroso perchè verificabile empiricamente. Il compito<br />
che dobbiamo assumere nei confronti di tale criterio di verità è quello<br />
di comprendere ciò che può essere ridotto mediante misura, analisi,<br />
formalizzazione, che cosa nella realtà si presta a questo tipo di<br />
controllo mediante la strumentazione scientifica, che cosa può essere<br />
trattato come fatto osservabile sottoposto a leggi ricorrenti.<br />
L’interrogativo critico consiste nel ricollocare la conoscenza scientifico-sperimentale<br />
al suo corretto livello.<br />
Il fenomeno è di particolare rilievo nel caso delle ‘scienze<br />
umane’. Qui l’applicazione della ragione meramente strumentale<br />
comporta conseguenze rilevanti per la comprensione dell’uomo<br />
stesso. Abbiamo detto che assistiamo sempre più alla riduzione<br />
della ragione a funzione di calcolo. L’intelligenza diviene sempre più<br />
soltanto una intelligenza strumentale, una ragione che è quindi in<br />
grado di calcolare i mezzi, gli strumenti, ma non è in grado di determinare<br />
i fini. Questo fenomeno lo costatiamo oggi in modo vistoso.<br />
Siamo in una società che è ricca di mezzi, informazioni, tecnologie.<br />
Abbiamo una intelligenza largamente strumentale, legata all’uso<br />
di tale strumentazione. Al centro, nel cuore di questo universo<br />
ricco di mezzi, sta una sorta di punto interrogativo fondamentale<br />
circa i fini o il senso di questo enorme accumulo di mezzi. Anzi,<br />
4° CONVEGNO DEI COLLEGI UNIVERSITARI DI ISPIRAZIONE CRISTIANA