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Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana

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Una riflessione<br />

53<br />

tremmo dire: la qualità di una sola parola basta a dare senso all’intera<br />

esistenza.<br />

Alla luce di questa icona rileggiamo i nostri lavori.<br />

C’è una eccellenza prevalentemente quantitativa che si basa<br />

sui numeri: 18 oppure 30 e lode, 110 e lode oppure i crediti universitari.<br />

Questa eccellenza è un indicatore importante ma non dovrebbe<br />

essere né esclusivo né decisivo. L’indicatore di merito deve<br />

essere globale, comprensivo degli aspetti culturali, formativi, spirituali,<br />

comunitari, ecc. Il concetto di meritocrazia espresso dalla relazione<br />

del prof. Vaciago ha suscitato una reazione unanime in direzione<br />

di una integrazione dei coefficienti quantitativi che nessuno<br />

vuole sottovalutare con i coefficienti qualitativi che sono emersi in<br />

particolare nelle tre testimonianze del venerdì pomeriggio e poi nel<br />

pomeriggio assisiate.<br />

Muovendo da questa dialettica quantità-qualità, ecco la mia<br />

personale riflessione.<br />

Mi sono chiesto: da dove viene questa nozione prevalentemente<br />

quantitativa che finisce per prevalere in ogni ambito della nostra<br />

vita, università compresa? Rispondo: dal prevalere di un criterio<br />

di verità preso a prestito dalle scienze esatte, sperimentali.<br />

Assistiamo al diffondersi di un modello di conoscenza preso a prestito<br />

dalle scienze esatte, sperimentali che mira ad essere sempre<br />

più esatto e rigoroso perchè verificabile empiricamente. Il compito<br />

che dobbiamo assumere nei confronti di tale criterio di verità è quello<br />

di comprendere ciò che può essere ridotto mediante misura, analisi,<br />

formalizzazione, che cosa nella realtà si presta a questo tipo di<br />

controllo mediante la strumentazione scientifica, che cosa può essere<br />

trattato come fatto osservabile sottoposto a leggi ricorrenti.<br />

L’interrogativo critico consiste nel ricollocare la conoscenza scientifico-sperimentale<br />

al suo corretto livello.<br />

Il fenomeno è di particolare rilievo nel caso delle ‘scienze<br />

umane’. Qui l’applicazione della ragione meramente strumentale<br />

comporta conseguenze rilevanti per la comprensione dell’uomo<br />

stesso. Abbiamo detto che assistiamo sempre più alla riduzione<br />

della ragione a funzione di calcolo. L’intelligenza diviene sempre più<br />

soltanto una intelligenza strumentale, una ragione che è quindi in<br />

grado di calcolare i mezzi, gli strumenti, ma non è in grado di determinare<br />

i fini. Questo fenomeno lo costatiamo oggi in modo vistoso.<br />

Siamo in una società che è ricca di mezzi, informazioni, tecnologie.<br />

Abbiamo una intelligenza largamente strumentale, legata all’uso<br />

di tale strumentazione. Al centro, nel cuore di questo universo<br />

ricco di mezzi, sta una sorta di punto interrogativo fondamentale<br />

circa i fini o il senso di questo enorme accumulo di mezzi. Anzi,<br />

4° CONVEGNO DEI COLLEGI UNIVERSITARI DI ISPIRAZIONE CRISTIANA

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