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Quaderno CEI n 24-08 - Chiesa Cattolica Italiana

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4.<br />

Cooperare e<br />

competere<br />

38<br />

I due valori tipici di una classe dirigente sono la cooperazione<br />

(cosa fai insieme agli altri) e la competizione (cosa fai per superare<br />

gli altri). Non a caso, sono i valori tipici dello sport di squadra: fatichi<br />

insieme ai tuoi, per competere con gli altri, cioè tu lavori nell’interesse<br />

tuo e di tutti i tuoi compagni, per vincere nei confronti<br />

delle altre squadre. Sono valori che dovrebbero essere parte di ogni<br />

processo educativo, e quindi non limitarsi allo sport (che pure fa<br />

bene, e non solo ai muscoli....), ma comprendere l’apprendimento e<br />

la sua valutazione.<br />

In Italia, il problema vero da affrontare è dunque quello della<br />

“concentrazione” della qualità. Nello sport ciò si realizza da tanto<br />

tempo: le squadre sportive continuamente selezionano giocatori di<br />

equivalenti doti e abilità, per farli competere con i loro pari di altre<br />

squadre. C’è quindi la serie A; e poi c’è la serie B; e così via. Il tutto<br />

accompagnato dagli incentivi più idonei, sia monetari sia di altro<br />

tipo.<br />

Se tanti paesi hanno adottato questo modello anche per il loro<br />

sistema scolastico – dalle elementari all’Università – una serie di ragioni<br />

valide ovviamente ci deve essere. E vanno ricondotte in estrema<br />

sintesi al principio – tipico dello sport – secondo cui ciascuno ottiene<br />

il suo risultato migliore possibile se partecipa ad una competizione<br />

che può vincere, perché tra pari. Ciò vale per i docenti come<br />

per gli studenti. Nello sport, diremmo che allenatori e giocatori devono<br />

essere di comparabile qualità: nessuno darebbe il miglior allenatore<br />

esistente ad una squadra di serie B; e nemmeno si farebbe il<br />

contrario, affidando la squadra migliore ad un allenatore ancora<br />

inesperto o comunque modesto. Ed è questo ciò che vediamo succedere<br />

nei paesi che hanno tante buone scuole e tante buone Università.<br />

Ma proprio perché abbiamo prima sottolineato la necessità di<br />

una continua valutazione, sarà bene precisare anche che gli obiettivi<br />

da conseguire devono essere quelli di favorire non una generica<br />

definizione di merito, comunque distribuito, ma quella qui più volte<br />

ribadita dell’interazione tra pari fatta di cooperazione cum competizione<br />

di studenti, di studenti e docenti, e di docenti. I criteri con cui<br />

si procede alla valutazione devono quindi essere scelti con cura.<br />

Altrimenti, anche in questo caso si rischia di fare il contrario di<br />

quelle che sono le altrui best practices.<br />

Qualcosa del genere è quanto abbiamo visto in Italia con il<br />

primo esperimento di valutazione della ricerca scientifica svolta<br />

dalle università realizzato dal CIVR (Comitato di indirizzo per la valutazione<br />

della ricerca). Era sembrato che ci fossimo ispirati al modello<br />

inglese che ha ormai un’esperienza consolidata di vent’anni 6 .<br />

6 Il cosiddetto RAE (Research Assessment Exercise) è stato avviato nel 1986.<br />

4° CONVEGNO DEI COLLEGI UNIVERSITARI DI ISPIRAZIONE CRISTIANA

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