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Scarica l'allegato - Database Comuni Italiani - EdiPol

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cui l’ordine e la sicurezza pubblica continuano<br />

a rimanere in capo allo Stato e le<br />

iniziative di sicurezza delle città sono<br />

adottate sotto la spinta propositiva dei sindaci<br />

e con il concorso di tutte le Forze di<br />

Polizia operanti sul territorio ed in primo<br />

luogo delle Polizie locali. In tale direzione,<br />

la diffusione dei sistemi di video controllo<br />

delle città con finalità di contrasto<br />

alle illegalità ed al disordine urbano è avvenuta<br />

in Italia a partire dalla fine degli<br />

anni Novanta grazie ad investimenti economici<br />

significativi effettuati dai comuni<br />

e dalle regioni dell’Italia settentrionale; in<br />

altri contesti territoriali, che fino a pochi<br />

anni fa hanno orientato tali sistemi solo al<br />

monitoraggio del traffico e della viabilità,<br />

solo di recente sono stati elaborati ed attuati<br />

una serie di progetti di videosorveglianza<br />

come strumento di attuazione di<br />

politiche di sicurezza utilizzando le risorse<br />

economiche messe a disposizione nell’ambito<br />

dei progetti per la sicurezza delle<br />

città dal PON. “Sicurezza per lo sviluppo<br />

del Mezzogiorno”. Dopo una valutazione<br />

delle esperienze esistenti ed un<br />

esame di alcune realtà in cui stanno sorgendo<br />

sistemi di videocontrollo particolarmente<br />

interessanti, è emersa la necessità<br />

di approfondire alcune questioni affinché<br />

si effettuino interventi adeguati e<br />

proporzionati alle dimensioni territoriali<br />

di riferimento e si realizzino opere da<br />

condividere sinergicamente con le altre<br />

Forze di Polizia. Il primo elemento da verificare<br />

riguarda la caratterizzazione territoriale<br />

del problema della sicurezza e,<br />

dunque, l’esistenza o meno di peculiarità<br />

del fenomeno legate alla configurazione<br />

territoriale, culturale o sociale dell’area.<br />

In tal caso, si rende necessario un ulteriore<br />

approfondimento con lo scopo di verificare<br />

le tipologie di fenomeni criminosi<br />

che si intendono limitare e reprimere e,<br />

dunque, di adeguare la struttura e l’impianto<br />

delle tecnologie alle specifiche esigenze<br />

dell’area o delle aree cittadine da<br />

controllare in riferimento a quel particolare<br />

evento. Alcune fattispecie criminose<br />

quali, ad esempio, lo spaccio di sostanze<br />

stupefacenti, gli scippi, i danneggiamenti<br />

dolosi a scopo estorsivo, richiedono una<br />

diversa soluzione tecnologica (telecamera<br />

a brandeggio o fissa ad es.) da utilizzarsi<br />

ora quale fonte di prova, ora quale<br />

sistema di allerta per la Forza di Polizia<br />

operante per evitare gli effetti dell’atto criminoso.<br />

Dopo aver analizzato il fenomeno<br />

ed aver affidato alla videosorveglian-<br />

za una connotazione centrale e decisiva<br />

nel sistema di sicurezza cittadino, occorre<br />

coinvolgere preliminarmente tutti gli attori<br />

interessati sul territorio e poi analizzare<br />

costantemente i primi risultati in termini<br />

di efficacia preventiva e dissuasiva e<br />

di ricostruzione ex post degli eventi criminosi.<br />

Gli ulteriori passaggi da seguire<br />

per ottimizzare gli effetti dell’investimento<br />

e per realizzare una produttiva condivisione<br />

con le altre Forze di Polizia, possono<br />

così riassumersi:<br />

1. partecipazione nelle fasi progettuali<br />

degli utenti finali del sistema per assicurare<br />

un completo coinvolgimento nell’iniziativa;<br />

2. analisi approfondita della zona di posizionamento<br />

di ciascun impianto di ripresa<br />

avendo riguardo alle criticità materiali<br />

ed alle tipologie di illegalità che si<br />

manifestano nell’area;<br />

3. illuminazione dell’area oggetto delle<br />

riprese per assicurare una adeguato livello<br />

di prestazione agli impianti tecnologici;<br />

4. sistema di protezione adeguato per<br />

prevenire e ridurre i rischi di atti vandalici<br />

o di manomissioni;<br />

5. scelta approfondita e diversificata per<br />

aree di controllo tra telecamere fisse ed<br />

a brandeggio sulla base dei risultati da ottenere;<br />

6. adeguato livello di pubblicità dell’esistenza<br />

dei sistemi di video controllo per<br />

massimizzare l’efficacia preventiva;<br />

7. massima attenzione alle attività di manutenzione<br />

e controllo successive alla<br />

realizzazione dei sistemi;<br />

8. formazione specialistica del personale<br />

destinato alle sale operative che gestiscono<br />

i sistemi.<br />

La scelta della condivisione degli strumenti<br />

di videocontrollo delle città con le<br />

altre Forze di Polizia, fino a qualche tempo<br />

fa, era adottata liberamente da parte<br />

degli enti che li realizzavano. Ma i numerosi<br />

sistemi funzionanti ed il proliferare<br />

di iniziative progettuali di video sorveglianza<br />

da parte dei <strong>Comuni</strong> da finanziare<br />

con i fondi europei del P.O.N.<br />

“Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno”<br />

hanno indotto il Ministero<br />

dell’Interno ad intervenire in materia ponendo,<br />

almeno per le opere da realizzare<br />

con finanziamenti ministeriali (o gestiti<br />

dal Ministero), alcune linee guida tese<br />

a favorire la sinergia tra le polizie locali e<br />

le altre Polizie dello Stato. Con una circolare<br />

del febbraio 2005, il Ministero ha<br />

51<br />

riconosciuto agli enti locali, avendo riguardo<br />

ai compiti ed alle funzioni da essi<br />

esercitate, ampia autonomia nel ricorso<br />

alle tecnologie innovative ed ha promosso<br />

tali iniziative allo scopo di contrastare<br />

fenomeni di criminalità e di inciviltà<br />

e per offrire alcune risposte anche alle<br />

istanze di tutela provenienti dal mondo<br />

produttivo e dalle associazioni degli imprenditori.<br />

In sostanza, il moltiplicarsi delle<br />

iniziative in questione da parte dei privati,<br />

delle associazioni di categoria e degli<br />

enti locali ha consentito allo stesso<br />

Ministero di realizzare gradualmente un<br />

sistema integrato di prevenzione sul territorio<br />

attraverso una maggiore sinergia fra<br />

gli organi tradizionalmente preposti alla<br />

tutela della sicurezza pubblica, gli organi<br />

di Polizia locale, nell’ambito dei rispettivi<br />

compiti istituzionali, e gli operatori della<br />

“sicurezza sussidiaria”, con particolare<br />

riguardo agli istituti di vigilanza privata.<br />

Ma proprio per realizzare tale obiettivo<br />

sono state poste alcune linee guida anche<br />

al fine di non alterare il corretto rapporto<br />

tra i diversi ambiti istituzionali dei diversi<br />

soggetti coinvolti. Per una condivisione<br />

definitiva dei sistemi con le Forze di<br />

Polizia dello Stato e per una corretta realizzazione<br />

degli interventi da parte delle<br />

amministrazioni locali, il Ministero ha approfondito<br />

alcune questioni particolarmente<br />

rilevanti:<br />

- la scelta delle aree deve avvenire nell’ambito<br />

di un procedimento che veda interessati<br />

i Comitati Provinciali per l’ordine<br />

e la sicurezza pubblica, eventualmente<br />

allargati ai responsabili delle amministrazioni<br />

dello Stato e degli enti locali interessati,<br />

ai sensi dell’art.16 della legge<br />

n.128/2001;<br />

- sotto il profilo tecnologico, in particolare,<br />

le nuove strutture devono essere realizzate<br />

con tecnologie compatibili con<br />

quelle esistenti presso le questure;<br />

- sotto il profilo funzionale, lo sviluppo<br />

degli apparati di videosorveglianza deve<br />

coniugarsi con l’esigenza di garantire l’efficacia<br />

e la tempestività della risposta delle<br />

Forze di Polizia e, pertanto, è richiesta<br />

una corretta scelta nella visualizzazione<br />

delle immagini rilevate dai sistemi nelle<br />

sale o centrali operative delle Forze di<br />

Polizia dello Stato che le potranno mantenere<br />

nei soli casi di obiettivi “istituzionali”<br />

particolarmente sensibili o di obiettivi<br />

di interesse strategico per la sicurezza<br />

primaria (le Forze di Polizia statali vigilano<br />

prioritariamente obiettivi sensibili).

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