Scarica l'allegato - Database Comuni Italiani - EdiPol
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Problematiche definitorie specifiche<br />
dei trattenimenti e spettacoli<br />
all’interno dei pubblici esercizi<br />
Un corretto approccio alla tematica delle<br />
attività di trattenimento e spettacolo<br />
all’interno dei pubblici esercizi, oltre, o<br />
forse prima ancora delle problematiche<br />
definitorie di cui agli artt. 68 e 69 del<br />
T.U.L.P.S., comporta la ricerca dell’esatto<br />
confine tra attività rilevanti e attività<br />
che, magari proprio per il loro insistere<br />
in locali caratterizzati dall’essere utilizzati<br />
per attività prioritarie di tipo diverso,<br />
quale ad esempio la somministrazione<br />
di alimenti e bevande, finiscono per<br />
rientrare nella sfera dell’irrilevante giuridico.<br />
(1)<br />
Un esempio, tratto peraltro dall’evoluzione<br />
della realtà storico- sociale italiana,<br />
per meglio comprendere quanto sopra<br />
detto: l’installazione di una televisione<br />
in un bar, che in passato ne costituiva<br />
una sicura attrattiva per la popolazione,<br />
oggi è considerata mero elemento<br />
di arredo e come tale, almeno di regola,<br />
non necessita di alcun tipo di autorizzazione.<br />
L’esempio è infatti paradigmatico<br />
- se ci è consentita l’apparente<br />
tautologia - dell’importanza di una lettura<br />
delle norma non statica, ma dinamica,<br />
“fluttuante”,per così dire, e come<br />
tale di certo più difficile da ancorare ad<br />
elementi oggettivi, ma non per questo arbitraria:<br />
semplicemente, ancorata alla società<br />
in quel particolare momento storico<br />
di riferimento. (2)<br />
Può accadere, dunque, che ciò che in un<br />
certo momento storico e in un certo contesto<br />
sociale era qualificato trattenimento<br />
o spettacolo, oggi non lo sia più perché<br />
divenuto d’uso comune; così come,<br />
all’inverso, può accadere che determi-<br />
ANTONELLA MANZIONE<br />
Comandante della Polizia municipale<br />
di Livorno<br />
SPETTACOLI ED INTRATTENIMENTO<br />
ALL’INTERNO DEI PUBBLICI ESERCIZI<br />
nate attività divengano di trattenimento,<br />
in quanto destinate a costituire punto di<br />
aggregazione, di attrattiva, di richiamo<br />
di pubblico, in base a canoni di divertimento<br />
un tempo incomprensibili. Ora,<br />
perché sia comunque necessaria l’autorizzazione<br />
di Polizia ex art. 68 o 69 del<br />
T.U.L.P.S., oltre che uno spettacolo o trattenimento,<br />
sia nell’accezione generale<br />
esaminata in premessa, sia in quella più<br />
particolare che ne caratterizza lo svolgimento<br />
in un diverso locale, occorre che<br />
suddetta attività si svolga, come è noto,<br />
in “luogo pubblico” o “aperto al pubblico”.<br />
Allo scopo, restano di fondamentale<br />
importanza le due sentenze della<br />
Corte Costituzionale n.142 del 15 dicembre<br />
1967 e 56 del 15 aprile 1970 (3)<br />
,con le quali si dichiarava rispettivamente<br />
la parziale illegittimità dell’art. 68 nella<br />
parte in cui vietava di dare feste da ballo<br />
in un luogo esposto al pubblico senza<br />
licenza del Questore, nonché nella<br />
parte in cui imponeva la licenza anche<br />
per i trattenimenti (la fattispecie da cui<br />
traeva origine la questione era il gioco<br />
delle bocce) da tenersi in luoghi aperti al<br />
pubblico, e non indetti nell’esercizio di<br />
attività imprenditoriali. Ora, per luogo<br />
aperto al pubblico si intende quel luogo<br />
chiuso o comunque delimitato in cui<br />
68<br />
l’accesso è consentito solo in un certo<br />
periodo o con l’osservanza di determinate<br />
condizioni poste da colui che esercita<br />
un diritto sul luogo stesso, quale un<br />
invito, il pagamento di un biglietto, l’orario<br />
di entrata, ecc., un esempio del<br />
quale è considerato tipicamente il pubblico<br />
esercizio. Proprio per questi ultimi,<br />
dunque, ed in particolare per quella species<br />
degli stessi rappresentata dai pubblici<br />
esercizi di somministrazione di alimenti<br />
e bevande, il requisito del carattere<br />
imprenditoriale dell’attività posta in<br />
essere, pure fissato dalla Corte nella già<br />
citata sentenza n. 56, diventa determinante<br />
per stabilire se un’attività di trattenimento<br />
o svago necessiti o meno di autorizzazione.<br />
Abbiamo in tal modo già fissato due importanti<br />
passaggi definitori comuni eppure<br />
particolari dei trattenimenti che si<br />
svolgono all’interno dei pubblici esercizi<br />
in genere, rispetto alle già evidenziate<br />
problematiche generali: innanzitutto<br />
occorre valutare la “potenzialità” attrattiva<br />
dell’attività posta in essere per stabilire<br />
se, proprio per il suo svolgersi in un<br />
luogo chiuso, in tal senso parificabile ad<br />
un’abitazione privata, l’attività possa ritenersi<br />
giuridicamente rilevante (4); poi -<br />
e spesso gli elementi dell’una e dell’al-<br />
(1) Per una disamina più ampia della tematica ora in esame, ci sia consentito rinviare a Manzione, Spettacoli e trattenimenti nei pubblici<br />
esercizi: disciplina e controllo, in Atti del Convegno di Riccione, Maggioli, 2004.<br />
(2) Interessante al riguardo la tematica della disciplina degli internet point, recentemente oggetto del D.L. 144/2005: dall’originaria<br />
asserita irrilevanza giuridica degli stessi (deliberazione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n.467/2000), si passa alla loro<br />
assimilazione a locali di intrattenimento e svago cui annettere pubblici esercizi di somministrazione di tipologia “C”, fino all’attuale<br />
regime autorizzatorio. Anche a questo proposito, ci sia consentito rinviare a Manzione,<br />
Nuova disciplina degli internet point, in Disciplina del commercio e dei servizi, Maggioli, 4,2005,p.809 ss.<br />
(3) Per il testo integrale delle sentenze citate si veda Giur.cost., 1967, 1677 e ivi, 1970, 607.<br />
(4) Ancora una volta, ben si comprende il concetto attraverso l’esempio della televisione così come stralciato dal concetto di spettacolo<br />
dalla giurisprudenza della Cassazione. Sono i giudici di legittimità (Cass., sez.I, 17 gennaio 1994, in Foro it.,1994,II, 591 )ad avere<br />
affermato per primi che la televisione, ovviamente ove non concorrano particolari condizioni che la circolare ministeriale citata<br />
nel prosieguo nel testo,proprio perché ormai bene di consumo diffuso, non costituisce più attrattiva del solo pubblico esercizio.