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Linguaggio e Filosofia in Wittgenstein - Centro Studi e Ricerche Aleph

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I nomi, conclude Wittgenste<strong>in</strong>, non hanno senso di per sé, masolo nel contesto di una proposizione; la parola “azzurro”, adesempio, non dice nulla <strong>in</strong>torno al mondo, non esprime una possibilesituazione, mentre la proposizione “Questa matt<strong>in</strong>a il cielo è azzurro”esprime una possibilità che può essere confermata o smentitadall’esperienza, ragion per cui si può concludere che essa è unaproposizione sensata. Per esprimere una situazione possibile e avereun senso, dunque i nomi devono far parte di una proposizione:“Solo la proposizione ha senso; solo nel contesto dellaproposizione un nome ha un significato” 97 .La ragione di questa tesi, rileva Wittgenste<strong>in</strong>, sta nell’ideasecondo cui i fatti sono qualcosa di <strong>in</strong>timamente complesso, per cuiessi possono essere raffigurati solamente da segni complessi, articolaticome lo sono le proposizioni, mentre i nomi, <strong>in</strong> quanto segni semplici,hanno solo la facoltà di <strong>in</strong>dicare o denom<strong>in</strong>are i s<strong>in</strong>goli oggetti:“La proposizione non è un miscuglio di parole. – (Come il temamusicale non è un miscuglio di suoni.) La proposizione èarticolata” 98 ;“Solo i fatti possono esprimere un senso; una classe di nomi nonpuò farlo” 99 ;97 Ivi, prop. 3.3.98 Ivi, prop. 3.141.99 Ivi, prop. 3.142.38

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