Wittgenste<strong>in</strong> ha mantenuto, nella sostanza, la stessa concezione siaper quanto riguarda l’<strong>in</strong>terpretazione della filosofia tradizionale e deiproblemi che essa ha posto nel corso del tempo sia per quantoriguarda la natura e il compito assegnato alla nuova filosofia.La filosofia, <strong>in</strong>fatti, anche negli scritti successivi al Tractatus èstata considerata da Wittgenste<strong>in</strong> non una dottr<strong>in</strong>a, non una scienza,ma un’attività da esercitare sul l<strong>in</strong>guaggio con l’obiettivo dichiarificarlo e di evitare tutti i possibili fra<strong>in</strong>tendimenti causati da unuso scorretto di esso.Sulle modalità di raggiungimento di questo obiettivo, tuttavia,si possono registrare delle importanti differenze tra il Wittgenste<strong>in</strong> delTractatus e quello delle opere successive. Nel Tractatus, <strong>in</strong>fatti, lachiarezza era una condizione che si poteva raggiungere mediante ladelimitazione del dicibile e mediante la sostituzione del l<strong>in</strong>guaggioquotidiano con un l<strong>in</strong>guaggio ideale, perfetto, al f<strong>in</strong>e di prevenire ilsorgere di proposizioni prive di senso. Nelle opere successive alTractatus, <strong>in</strong>vece, Wittgenste<strong>in</strong> non solo ha abbandonato, ma haanche criticato ogni tentativo che andasse <strong>in</strong> questa direzione:“Che strano se la logica si dovesse occupare di un l<strong>in</strong>guaggio«ideale» e non del nostro! Cosa dovrebbe esprimere <strong>in</strong>fatti quell<strong>in</strong>guaggio ideale? Di certo quello che ora esprimiamo nel nostro88
l<strong>in</strong>guaggio abituale; ma allora la logica non può che occuparsi diquesto” 196 ;“Credo che abbiamo essenzialmente un solo l<strong>in</strong>guaggio, ill<strong>in</strong>guaggio comune. Non abbiamo bisogno di <strong>in</strong>ventarne uno nuovoo di costruire una simbolica: il l<strong>in</strong>guaggio quotidiano è già ill<strong>in</strong>guaggio, a condizione che sia liberato dalle ambiguità checontiene” 197 .In Grammatica filosofica, <strong>in</strong>oltre, Wittgenste<strong>in</strong> spiega che “…ilcompito della filosofia non è quello di costruire un l<strong>in</strong>guaggio nuovo,ideale, ma quello di chiarire l’uso l<strong>in</strong>guistico del nostro l<strong>in</strong>guaggio –del l<strong>in</strong>guaggio esistente. Il suo scopo è elim<strong>in</strong>are particolarifra<strong>in</strong>tendimenti; non, ad esempio, quello di creare dal nulla unacomprensione autentica.” 198 .A tal f<strong>in</strong>e, la prima cosa che la filosofia deve fare, perWittgenste<strong>in</strong>, è abbandonare la tentazione di formulare teorie o di darespiegazioni def<strong>in</strong>itive, di volere a tutti i costi assomigliare allascienza, ma deve configurarsi come un’attività avente una valenzasolo ed esclusivamente descrittiva il cui scopo dovrà essere quello di196 L. Wittgenste<strong>in</strong>, Osservazioni filosofiche, a cura di M. Rosso, Tor<strong>in</strong>o 1976, p. 5.197 L. Wittgenste<strong>in</strong>, Ludwig Wittgenste<strong>in</strong> e il Circolo di Vienna, a cura di F. Waismann, La NuovaItalia, Firenze 1975, p. 34.198 L. Wittgenste<strong>in</strong>, Grammatica filosofica, tr. it. di M. Tr<strong>in</strong>chero, La Nuova Italia, Firenze 1990,p.80.89
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