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Linguaggio e Filosofia in Wittgenstein - Centro Studi e Ricerche Aleph

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cui questi <strong>in</strong>vita a considerare il caso di alcune esclamazioni, le qual<strong>in</strong>on denom<strong>in</strong>ano alcunché:«Denom<strong>in</strong>iamo le cose, e così possiamo parlarne. Riferirci ad essenel discorso». – Come se nell’atto con l’atto del denom<strong>in</strong>are fossegià dato ciò che faremo <strong>in</strong> seguito. Come se ci fosse una sola cosache si chiama: «parlare delle cose». Invece, con le nostreproposizioni, facciamo le cose più diverse. Si pensi soltanto alleesclamazioni. Con le loro funzioni diversissime.Acqua!Via!Ahi!Aiuto!Bello!No!Adesso sei ancora disposto a chiamare queste parole«denom<strong>in</strong>azione di oggetti»? 179 .Nell’immag<strong>in</strong>e agost<strong>in</strong>iana del l<strong>in</strong>guaggio, un ruolofondamentale ai f<strong>in</strong>i della comprensione del significato di una parolaera assegnato alle def<strong>in</strong>izioni ostensive, ossia a quel dire e mostrare<strong>in</strong>sieme, che permettono a chi ascolta di legare un determ<strong>in</strong>ato suonovocale ad una cosa. Un esempio di def<strong>in</strong>izione ostensiva può essere la179 Ivi, § 27.79

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