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PSR 2003-2005 - Dronet

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Supplemento ordinario al «Bollettino Ufficiale» - serie generale - n. 36 del 27 agosto <strong>2003</strong> 113D.2) Percorsi assistenziali integrati.La necessità di sviluppare percorsi assistenziali integrati 5 nelle aziende sanitarie rispondeall’esigenza sempre più emergente di garantire, soprattutto nella long terme care:— l’unitarietà della presa in carico dell’assistito;— l’unitarietà del progetto assistenziale;— l’unitarietà del percorso di fruizione da parte del paziente stesso.I percorsi del paziente (PdP) si sviluppano come strumenti che cercano di risponderealla crescente esigenza di erogare l’assistenza attraverso organizzazioni complesse,dove la capacità di programmare, gestire e fornire i percorsi di cura e assistenza piùadeguati si fonda sull’integrazione, ovvero su un modello partecipativo e comunicativointerprofessionale, diretto ad orientare unità operative con profili funzionali e gestionalidifferenziati verso un medesimo obiettivo: la risposta integrata alla domanda disalute formulata. Quindi non si limitano a considerare l’aspetto clinico, ma cercano divalutare contemporaneamente la capacità organizzativa e la disponibilità di risorsedell’organizzazione per rispondere a determinati problemi di salute. Essi si fondanosulle linee guida, ma non si sovrappongono esattamente a queste, in quanto consideranole loro diverse modalità di applicazione nel contesto specifico e date le risorse dipersonale, i fattori produttivi ecc. a disposizione «qui ed ora» 6 .5In anni recenti la produzione in questo campo è stata vivace e talvolta convulsa, tanto darichiedere una definizione terminologica, ai fini del presente <strong>PSR</strong>. Il Percorso assistenzialedel Paziente (PdP), è l’iter assistenziale che, in uno specifico contesto, una persona segue perrisolvere un problema di salute, descritto sotto forma di sequenza spazio-temporale delleattività che compongono il processo di cura. Esso è denominato anche, in altri contesti, macon accezioni simili (es.: Manuale metodologico Programma Nazionale Linee Guida - ASSR)profilo o percorso di cura o, a volte, PDT (Percorso Diagnostico Terapeutico); termine quest’ultimoda adottare con cautela in quanto usato anche dalla legislazione italiana (es.: Leggefinanziaria 1996 art. 1), con intenti prevalentemente prescrittivi e sanzionatori (Casati, 1999).Quello cui si fa qui riferimento è quindi il PdP o profilo/percorso di cura inteso come metodologiaper la ricostruzione e analisi del percorso assistenziale del paziente affetto da una determinatapatologia in un contesto organizzativo specifico, da utilizzare per la riprogettazionedel percorso stesso, con la finalità di renderlo più efficiente, dal punto di vista del pazientee/o dell’organizzazione, oltre che più appropriato ed efficace dal punto di vista clinico. Inquesta accezione esso rappresenta «uno strumento che travalica le tradizionali organizzazione(dipartimenti, UO, servizi, settori..) per leggere l’azienda trasversalmente seguendo i processie le modalità con le quali essi si sviluppano, prospettandosi quindi come elemento dicoesione fra i vari attori dell’offerta di prestazioni sanitarie». (Casati, 1999). E si configuraperciò come un vero e proprio piano che, in un dato contesto organizzativo, disegna gli stepfondamentali dell’assistenza ai pazienti affetti da una specifica condizione clinica, confrontandosisia con le circostanze locali (tempi, luoghi, strumenti, risorse) sia con le raccomandazionicliniche «evidence-based» riportate in Linee Guida o in letteratura. Le linee-guida invece,intese come «raccomandazioni di comportamento clinico prodotte attraverso un processosistematico di revisione allo scopo di assistere medici e pazienti nel decidere quali siano lemodalità di assistenza più appropriate in specifiche circostanze cliniche» costituiscono lasintesi delle conoscenze scientifiche sull’argomento, opportunamente strutturate e sistematizzateattraverso regole esplicite, condivise dalla comunità scientifica in toto. Esse non contengonoriferimenti all’organizzazione in cui dovrà essere erogato il percorso d’offerta, alladotazione tecnologica e di personale necessaria ecc.; da cui la necessità di individuare meccanismidi adattamento delle raccomandazioni cliniche in esse contenute a realtà organizzativedifferenziate e complesse.6La metodologia di lavoro comporta una fase di disegno e una di analisi/riprogettazionedel percorso stesso. Nella prima fase di disegno del percorso si tratta di definire il problemadi salute, identificare i criteri di inclusione/ingresso e quelli di uscita o conclusione delprocesso di cura, descrivere e rappresentare graficamente nella loro sequenza logica gliepisodi/fasi del percorso, cioè l’insieme di azioni/attività/prestazioni, fra loro logicamentelegate o ordinate rispetto al fattore tempo e alle risorse impiegate, che vengono realizzateper assistere il paziente con quella data patologia; successivamente viene attivato un primomomento di rilevazione del percorso effettivo medio («ciò che si fa») che attualmente gliassistiti seguono per risolvere il proprio problema di salute in una dato territorio/contestoorganizzativo, utilizzando appositi strumenti di raccolta dei dati dei percorsi reali dei singolipazienti. La fase di analisi procede poi con il confronto fra professionisti per l’individuazionedi variabilità e disomogeneità, elementi di inappropriatezza, significative irrazionalitàdei costi, distorsioni organizzative, disagi per i malati ecc. E da questo si procede ad

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