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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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Il re Ferrante si de<strong>di</strong>cò all’or<strong>di</strong>namento amministrativo, attuando una politica fiscale<br />

relativamente più blanda, promuovendo l'incremento dell’economia e stimolando le<br />

arti e la cultura. Fu più duro con la nobiltà feudale, <strong>di</strong> cui cercò sempre <strong>di</strong> limitare<br />

privilegi e potere, senza poter però evitare che dopo venticinque anni <strong>di</strong> regno gli si<br />

or<strong>di</strong>sse contro una congiura <strong>di</strong> baroni che, anche se poté piegare, testimoniò quella<br />

mancanza <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>camento del tutto sicuro della famiglia sul trono napoletano, che a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi anni avrebbe portato alla fine della <strong>di</strong>nastia aragonese <strong>di</strong> Napoli.<br />

L’ostile papa Innocenzo VIII, infatti, appoggiato dai baroni ancor più ostili alla <strong>di</strong>nastia<br />

aragonese, istigò l’ambizioso re <strong>di</strong> Francia Carlo VIII a far valere i suoi <strong>di</strong>ritti sul regno<br />

<strong>di</strong> Napoli e cosi, Ferrante stesso agli estremi del suo regno e i suoi successori – il figlio<br />

Alfonso II, il nipote Fer<strong>di</strong>nando II e l’altro figlio Federico – furono sottoposti alla prova<br />

severissima del confronto con quella che all’epoca era la maggiore potenza europea.<br />

Ferrante morì nel 1494 e gli succedette il malvisto primogenito Alfonso II <strong>di</strong> Napoli il<br />

quale, prima che Carlo VIII realizzasse – tra il febbraio e il luglio del 1495 – l’effimera<br />

conquista del regno, ab<strong>di</strong>cò a favore del figlio Fer<strong>di</strong>nando II <strong>di</strong> Napoli, detto<br />

Ferran<strong>di</strong>no.<br />

Il re <strong>di</strong> Francia dové, tuttavia, abbandonare in tutta fretta il regno appena conquistato,<br />

per la lega militare che contro <strong>di</strong> lui formarono gli stati italiani e per gli atteggiamenti<br />

ostili assunti dalle altre potenze europee <strong>di</strong>nanzi alla felice e facile riuscita della sua<br />

impresa, e così Ferran<strong>di</strong>no poté tornare quasi imme<strong>di</strong>atamente sul trono.<br />

Tra le potenze europee che presero posizione contro la conquista francese ci furono<br />

Castiglia e Aragona, su cui regnavano i re cattolici, Isabella <strong>di</strong> Castiglia e Fer<strong>di</strong>nando II<br />

d’Aragona. Anch’essi avevano trattato e concluso accor<strong>di</strong> con Carlo VIII, quando<br />

questi, alla vigilia dell’impresa italiana, aveva cercato <strong>di</strong> procurarsi la neutralità delle<br />

altre potenze europee che <strong>di</strong> quella impresa avrebbero potuto risentirsi. A questo<br />

scopo Carlo VIII non aveva lesinato in concessioni politiche, economiche e territoriali,<br />

e sia Castiglia che, ancor più, Aragona ne avevano indubbiamente beneficiato.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Ferran<strong>di</strong>no, avvenuta prematuramente il 7 settembre 1496 senza ere<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>retti, il trono del regno <strong>di</strong> Napoli passò a suo zio Federico, secondogenito <strong>di</strong> Ferrante<br />

– fratello <strong>di</strong> Alfonso II <strong>di</strong> Napoli anch’egli morto – che salì sul trono come Federico I.<br />

Egli dovette <strong>di</strong>fendersi, sia dai francesi del re Luigi XII succeduto a Carlo VIII e sia<br />

dagli spagnoli <strong>di</strong> suo cugino il re Fer<strong>di</strong>nando II il cattolico, che tra <strong>di</strong> loro accordarono<br />

spartirsi il regno <strong>di</strong> Napoli. E quando, nel 1501, questo fu invaso dai due eserciti<br />

stranieri, Federico I <strong>di</strong> Napoli decise <strong>di</strong> cedere al re <strong>di</strong> Francia Luigi XII i propri <strong>di</strong>ritti<br />

sul regno, ricevendo in cambio la contea francese del Maine per sé ed i suoi ere<strong>di</strong>.<br />

La <strong>di</strong>nastia aragonese del regno <strong>di</strong> Napoli finì quin<strong>di</strong> in quel 1501, tra<strong>di</strong>ta da uno<br />

stesso aragonese, e si estinse definitivamente nel 1550 con la morte senza <strong>di</strong>scendenti<br />

del figlio <strong>di</strong> Federico I <strong>di</strong> Napoli, Fer<strong>di</strong>nando d’Aragona, il duca <strong>di</strong> Calabria mai<br />

<strong>di</strong>venuto re.<br />

L’accordo del 1501 si rivelò però imme<strong>di</strong>atamente caduco e, per le ambigue<br />

con<strong>di</strong>zioni alle quali era stato stipulato, scoppiò inevitabile la guerra franco-spagnola<br />

e Napoli cadde in mano agli Spagnoli nel 1503. Poi, alla fine dello stesso anno, i<br />

Francesi furono pienamente sconfitti e col trattato <strong>di</strong> Blois del 1505 dovettero<br />

riconoscere la sovranità spagnola su tutto il regno, e Consalvo <strong>di</strong> Cordova fu il primo<br />

viceré spagnolo <strong>di</strong> Napoli.<br />

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