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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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soffriva anche il suo cattivo governo, riuscì ad indurre il popolo stesso ed il clero a<br />

chiudere col suo appoggio le porte <strong>di</strong> ingresso della città all’arcivescovo… facendo leva<br />

sul sentimento patrio degli Oritani che da molti secoli mal sopportavano la comunanza<br />

della loro cattedra episcopale con quella <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si.» [R. JURLARO 11 ]<br />

«Il comportamento del clero e della Università <strong>di</strong> Oria provoca la legittima reazione del<br />

presule: rientrato a Brin<strong>di</strong>si, il 23 marzo del 1542, l’arcivescovo fa compilare dal notaio<br />

Nicolò Taccone e dal giu<strong>di</strong>ce Nicola Monticelli, copia della bolla del 1144 con la quale il<br />

pontefice Lucio II in<strong>di</strong>cava la giuris<strong>di</strong>zione che si estendeva, oltre che sulla città <strong>di</strong><br />

Brin<strong>di</strong>si, anche su Oria, Ostuni, Carovigno e Mesagne. Quin<strong>di</strong> chiede l’intervento del<br />

pontefice e Paolo III, con bolla del 20 maggio del 1545, richiamandosi anche alle bolle <strong>di</strong><br />

Alessandro III e <strong>di</strong> Lucio III, riba<strong>di</strong>sce la supremazia del vescovo <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si e che a<br />

questi, Brundusinus et Uritanus Archiepiscopus, il clero e il popolo <strong>di</strong> Oria devono<br />

debitam obe<strong>di</strong>entiam et honorem.» [T. PEDIO 5 ]<br />

Ma gli oritani, imperterriti, continuarono a non darsi per vinti e continuarono a<br />

cercare <strong>di</strong> replicare e <strong>di</strong> contrastare in ogni modo anche quell’ennesimo esplicito<br />

dettame pontificio, con l’obiettivo <strong>di</strong> provare la preminenza della loro chiesa su quella<br />

brin<strong>di</strong>sina, coinvolgendo nell’ormai secolare controversia i loro eru<strong>di</strong>ti, stu<strong>di</strong>osi e<br />

cronisti, per contrapporli a quelli brin<strong>di</strong>sini e ricevendo il pressante stimolo del<br />

marchese Gian Bernar<strong>di</strong>no Bonifaci.<br />

A Francesco Aleandro, nel 1564, succedette il brin<strong>di</strong>sino Gian Carlo Bovio, già<br />

arci<strong>di</strong>acono della cattedrale <strong>di</strong> Monopoli e già vescovo <strong>di</strong> Ostuni. Dopo un paio d’anni<br />

dalla sua elezione all’episcopato brin<strong>di</strong>sino, Bovio ebbe una <strong>di</strong>savvenenza con gli<br />

amministratori della sua città, si racconta 12 a causa <strong>di</strong> un malinteso e – comunque <strong>di</strong><br />

certo – per una questione futile, una questione <strong>di</strong> vino: Il crescere in Brin<strong>di</strong>si, su<br />

sollecitazione veneziana, della produzione viti-vinicola e, successivamente, il venir<br />

meno dei mercati d’esportazione nel levante con la conseguente necessità <strong>di</strong> riversare<br />

in città le eccedenze, resero troppo zelanti – nell’applicazione della regola che in città<br />

si potesse consumare unicamente vino locale – i responsabili della amministrazione<br />

civica, i quali ruppero nella piazza alcuni vasi del vino che l’arcivescovo aveva fatto<br />

venir da fuori Brin<strong>di</strong>si, per uso personale.<br />

Dopo quell’episo<strong>di</strong>o, e pur sanato il malinteso, l’arcivescovo Bovio cominciò a<br />

pre<strong>di</strong>ligere <strong>di</strong>morare in Oria, dove fece e<strong>di</strong>ficare un nuovo e suntuoso palazzo<br />

vescovile, vi trasferì la sua cattedra e, finalmente, si stabilì in permanenza. Inoltre,<br />

stando in Oria incoraggiò la ricognizione <strong>di</strong> tutti gli antichi <strong>di</strong>plomi e dei privilegi<br />

riguardanti la sede oritana, per far intraprendere – in realtà riprendere – al clero<br />

oritano il percorso del reclamo dell’in<strong>di</strong>pendenza dalla chiesa <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si. Poi, nel<br />

1570, l’arcivescovo Bovio, relativamente giovane, morì in Ostuni e, per sua espressa<br />

volontà, fu sepolto a Oria.<br />

In questo stesso frangente storico, s’inserisce la famosa Epístola apologetica ad<br />

Quintinium Marium Corradum, scritta in data 1°<strong>di</strong>cembre 1567 dal brin<strong>di</strong>sino Iohannis<br />

Baptistae Casimirii al suo amico Quinto Mario Corrado, vicario generale del clero<br />

oritano, noto umanista dell’epoca. Un importantissimo ed esteso documento destinato<br />

a <strong>di</strong>ventare una pietra miliare per la storiografia brin<strong>di</strong>sina: <strong>di</strong> fatto, in qualche modo,<br />

la più antica ‘Storia <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si’ pervenutaci integralmente, precedente alla Antiquità e<br />

vicissitu<strong>di</strong>ni della città <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si dalla <strong>di</strong> lei origine sino all'anno 1694 <strong>di</strong> Giò Maria<br />

Moricino e successiva solo alla Hi<strong>storia</strong> Brundusina <strong>di</strong> Giovanni Carlo Verano, il cui<br />

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