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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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consignar alla Maestà, o a' sui deputati, senza aspettar altra consultation <strong>di</strong> essa<br />

Illustrissima Signoria. Nè possi la Illustrissima Signoria pigliar nè accettar<br />

raccomandato alcuno, o protettione <strong>di</strong> persona o stato in <strong>di</strong>tto Regno, nè extra, dei<br />

regnicoli o possessori in <strong>di</strong>tto Regno, senza volontà, saputa et beneplacito della Maestà.<br />

10° Che le genti d'arme che manderà essa Illustrissima Signoria in sussi<strong>di</strong>o della Maestà,<br />

debbino per lo tempo che serano nello Regno <strong>di</strong> Napoli, servir fidelmente, et star sotto 'l<br />

governo <strong>di</strong> essa Maestà et sui deputati, et obe<strong>di</strong>r a quelli; et far in omnibus et per omnia,<br />

come per loro sarà or<strong>di</strong>nato et imposto per essa Maestà, et sui luogotenenti et<br />

commissarii.<br />

11° Se l'accaderà nelle terre o roche pre<strong>di</strong>tte, o alcune <strong>di</strong> esse, far altra spesa necessaria,<br />

et importante fortificatione, persegurtà sì della Regia Maestà come <strong>di</strong> essa Illustrissima<br />

Signoria; tale fortificazione far non si possa, nisi participato consilio, e de volontà della<br />

prefata Maestà et della Illustrissima Signoria <strong>di</strong> Venezia, in quella forma et modo che a<br />

uno et l'altro parerà necessario aut espe<strong>di</strong>ente.<br />

12° Che tanto la Illustrissima Signoria, quanto qual si voglia altra persona, non possa nè<br />

debba estraher intrada de formenti, vini, oli, o altre robe cujuscumque generis, de <strong>di</strong>tte<br />

terre, et loro territorii; salvo che pagati li dretti, gabele, doane, daci, come è stato<br />

osservato fin al presente dì; non pregiu<strong>di</strong>cando però ai privilegii <strong>di</strong> essa Illustrissima<br />

Signoria et <strong>di</strong> Veneziani.<br />

13° Li citta<strong>di</strong>ni, et habitanti, et esenti, debbano pagar i focolari, sali, et altre impositioni<br />

consuete; et che siano conservate et tenute con quelle con<strong>di</strong>cioni et obligationi sono<br />

soliti; e per la <strong>di</strong>tta Illustrissima Signoria non se li possi zonzer o mancar, senza volontà<br />

<strong>di</strong> essa Maestà, dei pagamenti ad modum prae<strong>di</strong>ctum.<br />

14° Che in <strong>di</strong>tte terre non si possi far merca<strong>di</strong>, nun<strong>di</strong>ne et doane o panairi, se non a<br />

modo solito, per no dannificar le altre terre del Regno della Maestà prefata, senza<br />

espressa volontà <strong>di</strong> quella.» [D. MALIPIERO 6 ]<br />

Il 30 <strong>di</strong> marzo 1496 nella cattedrale <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si si formalizzò la consegna tra Priamo<br />

Contareno, rappresentante del doge <strong>di</strong> Venezia Agostino Barbarigo, e il notaio<br />

Geronimo De Imprignatis, inviato del re <strong>di</strong> Napoli. E questi, Fer<strong>di</strong>nando II d’Aragona,<br />

Ferrantino, con una lettera personale volle scusarsi e spiegare ai Brin<strong>di</strong>sini le ragioni e<br />

la temporalità <strong>di</strong> quella cessione. Nonostante la <strong>di</strong>ffidenza e anzi l’aperto malcontento<br />

che caratterizzò l’animo dei Brin<strong>di</strong>sini a fronte della cessione della propria città ai<br />

Veneziani, la nuova situazione doveva rivelarsi alquanto positiva: il doge Agostino<br />

Barbarigo non solo confermò tutti i privilegi concessi a Brin<strong>di</strong>si dai governanti<br />

aragonesi, ma ne aggiunse altri importanti, fra cui quello che tutte le galere veneziane,<br />

dovendo passare nei paraggi <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, dovessero entrare in porto e rimanervi per<br />

tre giorni. I Brin<strong>di</strong>sini esternarono presto la loro sod<strong>di</strong>sfazione e Brin<strong>di</strong>si conobbe<br />

anni <strong>di</strong> benessere e <strong>di</strong> espansione dei propri commerci, traffici e industrie.<br />

«E non solo il doge Barbarigo, ma il successore, Leonardo Loredano, eletto nel 1501,<br />

confermò gli antichi e nuovi privilegi; non escluso quello che tutti i vassalli mercantili<br />

dovessero fare scalo a Brin<strong>di</strong>si. E i Brin<strong>di</strong>sini anzi, in occasione del nuovo doge,<br />

inviarono come ambasciatore a Venezia il nobile Teodoro Cavalieri. Insomma,<br />

l’occupazione veneziana lungi dall’essere avversata, giovò grandemente alla città <strong>di</strong><br />

Brin<strong>di</strong>si, che raddoppiò quasi le sue popolazioni, e acquistò importanza commerciale e<br />

militare…<br />

A Brin<strong>di</strong>si vigeva la consuetu<strong>di</strong>ne per cui il viceconsole, in nome della Repubblica, nel<br />

giorno <strong>di</strong> San Marco - il 25 aprile, nella Cattedrale tra le solennità della messa maggiore,<br />

presentava all’arcivescovo una forma <strong>di</strong> cera bianca <strong>di</strong> cinque libre.» [A. FOSCARINI 7 ].<br />

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