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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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A Venezia -dove in alcune occasioni per l’acronimo MAS fu anche utilizzata la<br />

denominazione “Motobarca Armata SVAN” dal nome dell’azienda che per prima li<br />

produsse- oltre ai primi due prototipi, si cantierizzarono rapidamente altre unità, fino<br />

a costituire la prima squadriglia <strong>di</strong> otto MAS che fu affidata al tenente <strong>di</strong> vascello<br />

Alfredo Berar<strong>di</strong>nelli con la missione <strong>di</strong> esplorazione, attacco e caccia ai sommergibili e<br />

agli altri mezzi navali nemici, sfruttando il grande potere offensivo e il fattore sorpresa<br />

che implicava l‘impiego della nuova arma. Un’arma completamente sconosciuta al<br />

nemico il quale non ebbe mai un’idea esatta della sua effettiva potenzialità, tanto che<br />

talvolta gli attribuì anche qualità ben al <strong>di</strong>sopra delle reali.<br />

MAS 2 ‐ Venezia 1916<br />

Era il 28 marzo 1916 e l’Italia era entrata nel suo secondo anno <strong>di</strong> guerra al fianco<br />

degli alleati dell’Intesa contro l’impero austro-ungarico, quando il MAS 3, <strong>di</strong> solo 8<br />

tonnellate e 15 metri, giunse da Venezia a Brin<strong>di</strong>si su <strong>di</strong> un carro ferroviario. Presto lo<br />

raggiunsero altri cinque e poi, altri 6 fino a conformare con i 12 l’intera 1 a flottiglia<br />

MAS, con la quale Brin<strong>di</strong>si <strong>di</strong>venne la base principale nel Basso Adriatico degli anche<br />

denominati Motoscafi Armati Siluranti, i MAS: le “Streghe”, come confidenzialmente<br />

erano soprannominati dagli equipaggi, perché capaci <strong>di</strong> apparire improvvisamente,<br />

assalire, colpire e allontanarsi velocemente, senza possibilità <strong>di</strong> essere intercettati dal<br />

nemico.<br />

Il 7 giugno <strong>di</strong> quello stesso anno 1916, il MAS 5 del comandante Berardelli e il MAS 7<br />

del comandante Gennaro Pagano <strong>di</strong> Melito, partirono dalla base <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si e<br />

penetrarono la rada <strong>di</strong> Durazzo, affondando il piroscafo Lokrum: Le due piccole e<br />

fragili imbarcazioni furono rimorchiate fino alle vicinanze <strong>di</strong> Durazzo da due<br />

torpe<strong>di</strong>niere protette al largo da quattro cacciatorpe<strong>di</strong>nieri francesi. Perlustrando la<br />

baia, i due motoscafi avvistarono un piroscafo, evidentemente carico, ed ognuno<br />

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