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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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ad essere liberata dall'occupazione francese e dove, in effetti, dopo varie settimane<br />

d'attesa furono infine accompagnate le due principesse con il loro seguito.<br />

Poi, nei seguenti mesi, e specialmente nei giorni trascorsi tra il 14 febbraio e il 16 <strong>di</strong><br />

aprile <strong>di</strong> quel 1799, in città si susseguirono fatti clamorosi e per certi aspetti anche<br />

rocamboleschi, perfetto riflesso della situazione politica e militare del tutto caotica in<br />

cui si ritrovò a versare in quel frangente storico, l'intero sud della penisola 3 :<br />

Nella notte tra il 13 e il 14 <strong>di</strong> febbraio, mentre il popolo citta<strong>di</strong>no si era sollevato a<br />

<strong>di</strong>fesa del re <strong>di</strong> Napoli, giunsero a Brin<strong>di</strong>si cinque corsi <strong>di</strong>sertori della repubblica<br />

rivoluzionaria francese, guidati da un tal Buonafede Gerunda <strong>di</strong> Monteiasi,<br />

intenzionati a trovare un imbarco. Corse voce nel popolo in piena rivolta, che uno <strong>di</strong><br />

quelli, Casimiro Raimondo Corbara, fosse il principe ere<strong>di</strong>tario, Francesco, e che un<br />

altro, Giovanni Francesco Boccheciampe, fosse il fratello dello stesso re <strong>di</strong> Napoli.<br />

Tanto bastò perché non si pensasse più a perseguire i giacobini locali, ma ad onorare il<br />

venuto principe, accogliendolo nella Cattedrale. Il supposto principe, consigliato dalle<br />

due principesse francesi e dalle stesse autorità citta<strong>di</strong>ne a secondare quello scambio <strong>di</strong><br />

identità, sostenne bene la sua parte, ottenendo che si sedasse il tumulto e che fossero<br />

posti in libertà tutti coloro che erano stati arrestati. Dopo <strong>di</strong> ciò il principe si imbarcò<br />

per Corfù, via Otranto, “onde ottenere dalle potenze alleate del re <strong>di</strong> Naopli, soccorsi e<br />

truppe regolari per <strong>di</strong>fendere la città dai rivoluzionari francesi”. Rimasero a Brin<strong>di</strong>si<br />

due del suo seguito, Boccheciampe e Giovan Battista De Cesari, i quali assoldarono<br />

numerosi popolani volontari per la <strong>di</strong>fesa armata sanfe<strong>di</strong>sta.<br />

«[…] Boccheciampe, fatti arrestare il 6 marzo i ministri del tribunale <strong>di</strong> Lecce in fama <strong>di</strong><br />

giacobini, li mandò al Forte a mare <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si tra turbe fanatiche che per poco non li<br />

uccisero.<br />

[…] Il giorno 9 aprile al far del giorno fu veduto sulle acque della vicina Torre Penna un<br />

grosso vascello da guerra che poco dopo si trovò in faccia alla fortezza <strong>di</strong> mare. Era un<br />

vascello francese nominato Genereux, al quale nella <strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> Abukir era riuscito <strong>di</strong><br />

scampare e non <strong>di</strong>venir preda della flotta inglese comandata da Nelson. Lo seguivano<br />

quattro trasporti con mille uomini da sbarco, viveri e munizioni da guerra. […] Si<br />

impegnò l’azione tra il vascello e la fortezza, la quale era rimasta spogliata <strong>di</strong> <strong>di</strong>fensori. Il<br />

Boccheciampe e alcuni capi delle masse uscirono del forte, ed andarono a rifugiarsi sulla<br />

vicina isola del lazzaretto. Un ufficiale <strong>di</strong> artiglieria chiamato Giustiniano Albani per tre<br />

ore sostenne l’attacco col bravo artigliere <strong>di</strong> cognome Lafuenti, e maneggiando un solo<br />

cannone. […] Rimasto solo l'ufficiale fu obbligato ad inalberare la ban<strong>di</strong>era bianca ed<br />

arrendersi. Capitolò la salvezza della vita per sé e per gli altri, ma i francesi vollero<br />

escluso dalla capitolazione il Boccheciampe, che menarono prigioniero. Da alcuni è stato<br />

detto che l'avessero fucilato, da altri che partiti da Brin<strong>di</strong>si l'avessero mandato libero.<br />

[…] Sul mezzogiorno sbarcati da trabbaccolli che seguivano il vascello, in numero <strong>di</strong><br />

circa mille uomini, occuparono la fortezza e la città. La tennero per otto giorni, nei quali,<br />

la notte del 10, ebbero un attacco dalla truppa a massa venuta in sotto le mura, la quale<br />

avendo conosciuto inutile ogni tentativo <strong>di</strong> scacciare il nemico retrocedé nella vicina<br />

Mesagne, ove si sciolse. […] Anche la città dall'alto della collina ove sorgono le antiche<br />

colonne dette i segni della resa, e poi spedì sul vascello una deputazione parlamentaria,<br />

composta dalle principali autorità, fra le quali l'arcivescovo Annibale De Leo e il sindaco<br />

Francesco Gerar<strong>di</strong>. Fu la deputazione molto bene accolta, ed anche trattenuta alla<br />

mensa. Ebbe quin<strong>di</strong> l'incarico <strong>di</strong> assicurar la città che sebbene sarebbe occupata dalla<br />

truppa, pure questa vi entrerebbe da amica.<br />

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