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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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Brin<strong>di</strong>si longobarda …<br />

I Longobar<strong>di</strong> trovarono in Brin<strong>di</strong>si una<br />

città in profonda crisi, con le antiche mura<br />

romane <strong>di</strong>rute, così come la maggior<br />

parte degli e<strong>di</strong>fici monumentali dell’età<br />

classica. Quin<strong>di</strong>, la abbandonarono,<br />

essendo un porto per essi inutile e<br />

<strong>di</strong>fficile da <strong>di</strong>fendere contro gli abili<br />

navigatori bizantini, e fecero <strong>di</strong> Oria il<br />

loro più forte caposaldo in Terra <strong>di</strong><br />

Otranto, un caposaldo facile da <strong>di</strong>fendere<br />

trovandosi in una posizione baricentrica e<br />

sopraelevata.<br />

In quegli anni era vescovo <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si<br />

Prezioso, l’ultimo residente in città prima<br />

del trasferimento della sede episcopale a<br />

Oria, indotto o comunque reso inevitabile<br />

proprio dal temuto atteggiamento <strong>di</strong>struttivo dei Longobar<strong>di</strong> nei confronti <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si.<br />

Prezioso morì un venerdì 18 agosto – forse del 685 o del 674 – poco dopo o poco<br />

prima dell’arrivo dei Longobar<strong>di</strong> e venne seppellito in un sarcofago con una scritta<br />

quasi graffita ad in<strong>di</strong>care la sepoltura affrettata fatta da una citta<strong>di</strong>nanza sbandata e,<br />

possibilmente, già in fuga.<br />

Brin<strong>di</strong>si, in effetti, con l’arrivo dei Longobar<strong>di</strong> fu abbandonata e restò quasi priva<br />

d’abitanti, con solo qualche sparuto gruppo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni che si stabilì intorno al vecchio<br />

martyrium <strong>di</strong> San Leucio e pochi gruppi <strong>di</strong> Ebrei che restarono per mantenervi un<br />

piccolo scalo marittimo per la loro colonia oritana. In una città comunque ormai<br />

ridotta a un parvissimum oppidum fortificato, molto contratto rispetto all’antica urbe<br />

romana.<br />

Un abbandono documentato anche dall’Anonimo tranese, che descrisse la città quando<br />

i suoi concitta<strong>di</strong>ni trafugarono nottetempo le spoglie del protovescovo Leucio<br />

portandole a Trani, perché poi, depredate dai Saraceni fossero da questi vendute al<br />

presule <strong>di</strong> Benevento. Abbandono anche inevitabilmente associato alla già consumata<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> centralità del porto e confermato, ulteriormente, dalla quasi totale<br />

mancanza <strong>di</strong> riferimenti a Brin<strong>di</strong>si nelle fonti <strong>di</strong> quell’epoca.<br />

Nel 750 i Longobar<strong>di</strong> del re Astolfo invasero da nord l’esarcato bizantino e riuscirono<br />

a conquistare la stessa Ravenna, capitale e simbolo del potere bizantino in Italia. Poi,<br />

nel 753, l'ambizioso re longobardo invase il ducato romano e asse<strong>di</strong>ò Roma. Il papa<br />

Stefano II, sollecitò allora l'aiuto del re <strong>di</strong> Francia, Pipino il breve, il quale <strong>di</strong>scese in<br />

Italia, sconfisse i Longobar<strong>di</strong> e costrinse Astolfo a cedere l’Esarcato con la Pentapoli,<br />

però al papa invece che all’impero, promuovendo con ciò la nascita formale <strong>di</strong><br />

uno Stato della Chiesa in<strong>di</strong>pendente da Bisanzio.<br />

I Longobar<strong>di</strong> dominarono il centro-nord d’Italia per ancora vent’anni, fino al 774,<br />

quando i Franchi del re Carlo, richiamati dal papa Adriano, li sconfissero <strong>di</strong> nuovo a<br />

più riprese e consegnarono alla Chiesa <strong>di</strong> Roma buona parte del territorio centrale<br />

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