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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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mali suspicarentur, Federicus cum milicia sua eos prevenit, et, facto impetu apud Turrem<br />

novam in eos, multos ex eis cepit, plures occi<strong>di</strong>t, sed et potestas pre<strong>di</strong>ctus captus est et<br />

carocium; quem Federicus dapnavit ad mortem; dux autem Venecie, ex hoc turbatus,<br />

Venetos, ut illius emuli fierent, induxit.» [A. DANDOLO 1 ]<br />

Federico II comunque, nei suoi ultimi anni poté vedere rinnovate le buone relazioni<br />

con Venezia e Manfre<strong>di</strong>, suo figlio e successore, ratificò al doge Jacopo Tiepolo il<br />

trattato del 1232 e ne stipulò anche altri: nel 1257, nel 1259 e nel 1260 con il doge<br />

Rainerio Zeno, aggiungendo ogni volta numerosi nuovi privilegi per i lagunari,<br />

permettendo loro, ad esempio, <strong>di</strong> pagare un dazio <strong>di</strong> solo il <strong>di</strong>eci percento sui prodotti<br />

acquistati e concedendo <strong>di</strong> poter esportare <strong>di</strong>ecimila salme <strong>di</strong> grado da alcuni porti<br />

pugliesi, tra cui Brin<strong>di</strong>si. E a partire da allora, con le relazioni commerciali<br />

notevolmente incrementate, venne instaurato il consolato veneziano a Trani, con<br />

viceconsoli a Barletta, Manfredonia e anche a Brin<strong>di</strong>si, e numerosi Veneziani si<br />

poterono stabilire nelle più importanti città della ricca regione costiera pugliese.<br />

Con gli Angioini sul trono <strong>di</strong> Napoli, il re Carlo I, pur privilegiando apertamente le<br />

relazioni commerciali con i Fiorentini e senza abrogare né riconfermare i <strong>di</strong>plomi<br />

svevi alla Serenissima, permise la lenta ripresa dei rapporti con Venezia e il porto <strong>di</strong><br />

Brin<strong>di</strong>si, oltre ad essere usato per fini militari, continuò a svolgere un certo ruolo nel<br />

commercio d’esportazione granaria e soprattutto olearia verso Venezia e nella<br />

re<strong>di</strong>stribuzione dei prodotti industriali in arrivo da quella Repubblica.<br />

Con la traumatica e prolungata guerra dei Vespri però, il ruolo commerciale <strong>di</strong><br />

Brin<strong>di</strong>si cominciò a ri<strong>di</strong>mensionarsi e la città iniziò a impoverirsi. Accadde così che a<br />

causa dei privilegi vecchi e nuovi a favore <strong>di</strong> Venezia e Firenze, ritenuti dai Brin<strong>di</strong>sini<br />

essere eccessivi al confronto delle enormi fiscalità imposte loro, iniziarono a<br />

manifestarsi da parte dei citta<strong>di</strong>ni – così come in varie altre città costiere pugliesi –<br />

rappresaglie a danno <strong>di</strong> navi <strong>di</strong> veneziane, con conseguenti ovvie reazioni:<br />

«Nel 1323 alcuni Brin<strong>di</strong>sini danneggiarono gravemente nelle vicinanze del porto la nave<br />

<strong>di</strong> mercanti veneziani e tre anni più tar<strong>di</strong>, il brin<strong>di</strong>sino Nicolò De Genio, vice console<br />

veneto a Brin<strong>di</strong>si, fu sollecitato dal console veneto in Puglia, Pietro da Canale, a<br />

restituire una galea completa <strong>di</strong> tutti gli attrezzi esistenti su quella nave, ai danneggiati<br />

Bono <strong>di</strong> Torre e Nicolò Assanti, armatori veneziani… Si può affermare comunque, che le<br />

offese e le rappresaglie furono scambievoli, e se da una parte il re <strong>di</strong> Napoli Roberto<br />

cercava <strong>di</strong> dare sod<strong>di</strong>sfazione al senato <strong>di</strong> Venezia, dall'altra si raccomandava con<br />

insistenza che nello stesso tempo fossero concessi i compensi e gli indennizzi che<br />

spettavano ai loro sud<strong>di</strong>ti ai quali i Veneziani avevano recato oltraggio... Nel 1339 navi<br />

veneziane giunsero a recare gravi offese a quattro galee con ban<strong>di</strong>era napoletana,<br />

comandate da Marino Costa, perseguitandole senza alcun motivo da Otranto fino a<br />

Brin<strong>di</strong>si e asse<strong>di</strong>andole dopo in questo stesso porto.» [G. GUERRIERI 2 ]<br />

«Nel febbraio del 1341, una nave veneziana <strong>di</strong> cà Marcello, comandata da Domenico<br />

Marotto, era stata costretta a rifugiarsi nel porto <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si per “sevitiam maris” e i<br />

Brin<strong>di</strong>sini, senza por tempo <strong>di</strong> mezzo, avevano imposto al patrono <strong>di</strong> scaricare 700<br />

salme <strong>di</strong> frumento “ad salam Bran<strong>di</strong>ci”, che valevano, stimando come pretendevano i<br />

padroni del carico, ogni tomolo sette carlini, once 653 e tarì <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> carlini gigliati,<br />

“computata qualibet uncia carlinis ziliatis LX”.» [G. I. CASSANDRO 4 ]<br />

Dopo reiterati reclami formali <strong>di</strong> risarcimento fatti giungere persino al re <strong>di</strong> Napoli<br />

Roberto, e trascorso già più <strong>di</strong> un anno dai fatti, il senato repubblicano finalmente, il<br />

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