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Pagine di storia brindisina

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine". Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

Non è questo un testo di storia, ma è solo una raccolta di alcunii episodi della storia di Brindisi, non tra di essi necessariamente collegati e qui rieditadi e riordinati in sequenza cronologica. Si tratta, infatti, di vari articoli già in precedenza da me pubblicati online, alcuni sulla pagina Brindisiweb.it e altri sul blog “Via da Brindisi” del quotidiano online Senza Colonne News, altri ancora su "il7 Magazine".
Il distintivo, scelto per la copertina di questa raccolta, vuole essere un omaggio alla figura e alla memoria di un grande brindisino doc, Don Pasquale Camassa, generoso amante, nonché prolifico divulgatore, della storia della sua città.

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Quel posse<strong>di</strong>mento meri<strong>di</strong>onale denominato<br />

ducato <strong>di</strong> Calabria, fu fondato dai Bizantini nei<br />

territori situati imme<strong>di</strong>atamente ad est e a sud<br />

del caposaldo longobardo <strong>di</strong> Benevento,<br />

integrando in un’unica entità amministrativa i<br />

territori della penisola del Bruzio, l’o<strong>di</strong>erna<br />

regione calabrese, con quelli della penisola<br />

costituita dalla parte meri<strong>di</strong>onale della romana<br />

Apulia e da tutta la romana Calabria, o o<strong>di</strong>erno<br />

Salento come preferir si voglia: due penisole<br />

certo ben separate, ma inizialmente collegate da<br />

un’ampia fascia costiera che si estendeva lungo<br />

la riva nord-occidentale del golfo <strong>di</strong> Taranto.<br />

In tutti i primi anni del dominio bizantino che nel meri<strong>di</strong>one italiano seguirono alla<br />

fine della guerra greco-gotica, il malgoverno, l’esosità dei funzionari greci, la<br />

corruzione imperante, il precario stato <strong>di</strong> sicurezza delle vie <strong>di</strong> comunicazione terresti<br />

infestate dal brigantaggio e, soprattutto, la miseria generalizzata e lo spopolamento,<br />

furono tali che a Brin<strong>di</strong>si, che pur fu sede <strong>di</strong> una delle prime comunità cristiane<br />

costituitesi in Italia, alla fine del secolo non si riuscì neanche ad eleggere un vescovo<br />

proprio, tanto che nel 595 il papa Gregorio Magno scrisse a Pietro, vescovo <strong>di</strong> Otranto,<br />

perché provvedesse alla chiesa <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si priva <strong>di</strong> una guida dopo la morte del suo<br />

presule e ve ne facesse pertanto eleggere uno, vigilando perché non fosse elevato un<br />

laico alla <strong>di</strong>gnità vescovile.<br />

Nel corso del VI secolo, dopo la guerra greco-gotica, infatti, fu Otranto a subentrare nel<br />

ruolo che già era stato <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si e il collasso dei traffici commerciali segnò il declino<br />

della città, sede vacante per un considerevole lasso <strong>di</strong> tempo fra VI e VII secolo. Tutto<br />

il contrario <strong>di</strong> quanto caratterizzò il precedente V secolo, quando Brin<strong>di</strong>si con il suo<br />

porto ancora molto attivo durante tutto il regno dei Goti, fu caposcalo per l’oriente,<br />

centro principale dell’antica Calabria, e centro d’irra<strong>di</strong>amento del cristianesimo nel<br />

Salento.<br />

Nel 601 invece, non c’era ancora stata l’elezione del vescovo, quando lo stesso papa<br />

Gregorio dovette nuovamente rivolgersi al vescovo <strong>di</strong> Otranto, chiedendogli <strong>di</strong> recarsi<br />

a Brin<strong>di</strong>si per far pervenire reliquie <strong>di</strong> San Leucio, il cui corpo si venerava in Brun<strong>di</strong>sii<br />

Ecclesia, all’abate del monastero <strong>di</strong> San Leucio in Roma, Opportuno, che ne aveva fatto<br />

richiesta perché il suo monastero ne era stato privato con un furto.<br />

E Brin<strong>di</strong>si non costituiva <strong>di</strong> certo l’eccezione nella Calabria bizantina: anche Lecce e<br />

Gallipoli, in quel finire <strong>di</strong> VI secolo, non avevano potuto eleggere il proprio vescovo.<br />

Situazioni tutte, conseguenza dell’abbandono in cui erano evidentemente versati per<br />

anni il clero e tutto il popolo in quelle città e in quell’intera regione, che avevano a<br />

lungo subito, e che continuarono a subire per altri secoli ancora, le continue angherie<br />

e le prepotenze <strong>di</strong> un’amministrazione affidata al governo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> patrizi greci,<br />

che da Otranto esercitarono il potere assoluto in nome dell’esarca <strong>di</strong> Ravenna.<br />

A partire dalla seconda metà del VI secolo, in effetti, tutto il sistema economico<br />

salentino subì un forte processo involutivo, quando Bisanzio non si occupò <strong>di</strong><br />

favorirne l’attività produttiva. Brin<strong>di</strong>si in particolare, a tutto vantaggio <strong>di</strong> Otranto,<br />

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