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108 Heinz Jürgen Wolf<br />

osceno da parte di gente che non è mal informata – come tanti altri – ma mal<br />

intenzionata, come se la norma dell’italiano, del tedesco, dello spagnolo, del<br />

francese o dell’inglese avesse costituito un atto di genocidio culturale. Inutile<br />

dire, in questa sede, che dappertutto persistono i dialetti e, con essi, una letteratura<br />

dialettale.<br />

E non mi pare lecito, come ha fatto l’amico Pittau (in questo volume), a<br />

proposito dei lavori della Commissione, parlare di una “truffa”. Quando un<br />

governo chiede il parere di una commissione di esperti, ne prende atto e se ne<br />

serve nel modo che gli sembra più opportuno. I risultati ai quali è giunta la<br />

Commissione, rappresentano per i politici un mezzo di informazione; la politica<br />

la fanno loro e non i membri della Commissione.<br />

La norma sarda divulgata dalla Regione Autonoma della <strong>Sardegna</strong>, cioè<br />

dall’Assessorato della Pubblica Istruzione, è stata elaborata tenendo conto di<br />

tutti i dialetti ritenuti sardi, in vista di una specie di sardo medio. Di questa<br />

norma, quindi, non fanno parte realizzazioni fonetiche particolari di definite<br />

aree linguistiche più o meno ristrette. Ciononostante, dobbiamo prendere in<br />

considerazione anche particolarità fonetiche limitate ad aree più o meno ristrette.<br />

La ragione del recupero di certi fonetismi non considerati in precedenza,<br />

risiede nel fatto che la famosa legge 26, all’articolo 24, prevede «Interventi<br />

per il ripristino dei toponimi in lingua sarda», tra i quali<br />

[…] l’installazione di cartelli stradali che contengano i nomi originari delle località,<br />

delle vie, degli edifici e di tutto quanto è significativo nella memoria storica<br />

dei Comuni. In tali casi le suddette indicazioni andranno ad aggiungersi a<br />

quelle esistenti in lingua italiana (RAS: art. 24).<br />

È questo un provvedimento incoraggiante da parte del legislatore seppur non<br />

raggiunga le misure prese dalla Generalitat de Catalunya insieme alla Generalitat<br />

Valenciana e alla Comunitat Autònoma de les Illes Balears, le quali<br />

hanno proceduto alla semplice sostituzione della forma spagnola con quella<br />

catalana: ad es. Lérida, la cui forma ufficiale spagnola oggi è Lleida. Anche in<br />

Francia, stato reputato repressivo in materia linguistica, mi ricordo di aver<br />

visto, già più di 20 anni fa, a Collioure, soltanto cartelli stradali col nome<br />

Cotlliure invece del tradizionale Collioure. Comunque sia, la <strong>Sardegna</strong> avrà –<br />

speriamolo – almeno cartelli bilingui. Ma, come ho detto, le forme<br />

“originarie” presentano dei problemi. Con “originario” – un aggettivo che non<br />

è ben preciso – si può intendere ‘tradizionale’, ‘autoctono’, ‘dialettale’.<br />

La Commissione per conto suo ha interpretato “originario” nel senso di<br />

‘autoctono’, dunque ‘dialettale’ e, in un certo senso, ‘tradizionale’, e ha ben<br />

capito che, per rendere la forma dialettale dei toponimi, bisogna ampliare il<br />

quadro grafematico stabilito per la regolamentazione della Limba Sarda Uni-

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