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256 Roberto Bolognesi/Wilbert Heeringa<br />

zione sociolinguistica della <strong>Sardegna</strong>, ma le previste conseguenze sono assenti<br />

dai nostri dati. Sulla base delle nostre misurazioni si dovrebbe concludere che<br />

tra i dialetti sardi e l’italiano abbia luogo soltanto un contatto casuale, il grado<br />

più basso nella scala dei quattro proposti da Thomason. Anche se la stessa<br />

Thomason (2001:11) fornisce un esempio di una simile situazione di contatto<br />

che comunque non ha portato al verificarsi di prestiti massicci, i nostri dati si<br />

possono forse spiegare con il fatto che essi non provengono dalla produzione<br />

linguistica spontanea.<br />

Una ricerca sistematica sull’influsso dell’italiano sulla parlata spontanea<br />

del sardo non è stata ancora condotta. Sulla base di alcune osservazioni casuali<br />

che abbiamo potuto compiere in <strong>Sardegna</strong> siamo comunque tentati di<br />

concludere che il numero di prestiti dall’italiano debba essere maggiore di<br />

quanto appare nei nostri dati. In Mongili (in corso di pubblicazione) viene<br />

presentata una ricerca sull’influsso dell’italiano sul dialetto di Sedilo e si fa<br />

anche riferimento al notevole numero di prestiti che comparivano nella produzione<br />

spontanea degli informanti. In un certo numero di casi, i prestiti apparivano<br />

nella produzione spontanea di informanti che comunque evitavano gli<br />

stessi prestiti nelle risposte fornite alle domande mirate della ricerca, sulle<br />

quali avevano avuto modo di riflettere. Questi informanti conoscevano senza<br />

dubbio le parole sarde corrispondenti ai prestiti usati nella produzione spontanea.<br />

Sia la discrepanza riportata da Mongili sia il numero relativamente ristretto<br />

di prestiti presenti nei nostri dati possono essere forse attribuiti ad una forte<br />

discrepanza tra Competenza ed Esecuzione in una situazione sociolinguistica<br />

di bilinguismo con diglossia, come quella sarda. I parlanti del sardo sono<br />

praticamente tutti bilingui e abituati ad una commutazione di codice quasi<br />

obbligatoria, regolata dal tipo di argomento trattato e dal tipo di interazione<br />

linguistica: sardo e italiano vengono usati come una sorta di macrosistema<br />

(Bolognesi 1998). Nell’esecuzione questa situazione può portare ad una certa<br />

indifferenza rispetto alla provenienza delle parole usate, la quale però non<br />

cambia il fatto che nella competenza il lessico sardo e quello italiano vengano<br />

ancora tenuti strettamente separati. I nostri dati elicitati rifletterebbero quindi<br />

una situazione di questo genere.<br />

Per quanto riguarda le distanza dei diversi dialetti sardi dall’italiano, si può<br />

vedere che, contrariamente a quanto sostenuto tradizionalmente, sono proprio<br />

i dialetti meridionali a mostrare sistematicamente una distanza maggiore rispetto<br />

alla lingua dominante. Le 12 posizioni più basse nella gerarchia delle<br />

similitudini sono occupate dai 12 dialetti in cui è riscontrabile il fenomeno<br />

innovativo della nasalizzazione (si veda l’appendice VI). 33 Tra le varietà

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