Notiziario anno 2009 - CAI Sezione Varallo Sesia
Notiziario anno 2009 - CAI Sezione Varallo Sesia
Notiziario anno 2009 - CAI Sezione Varallo Sesia
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
NOTIZIARIO C.A.I. VARALLO<br />
carsici delle cavità endoglaciali, il loro cambiamento<br />
morfologico e idrologico di <strong>anno</strong> in <strong>anno</strong>,<br />
la dinamica dei ghiacciai e le loro condizioni<br />
generali, analizzando tramite dati e rilievi il<br />
ciclo di sviluppo, il mutamento e durata dei<br />
mulini glaciali in relazione a un rallentamento<br />
della velocità di scivolamento del ghiacciaio,<br />
in relazione al continuo mutamento delle condizioni<br />
climatiche.<br />
Ma la ricerca non è solamente scientifica; ci<br />
sono altre ricerche da fare, ovvero affinare ed<br />
evolvere le tecniche, i materiali e l’abbigliamento<br />
di progressione e permanenza, anche se<br />
sono già a un buon livello.<br />
Le maggiori ricerche effettuate dai gruppi speleologici<br />
italiani, tra cui il nostro, è sul ghiacciaio<br />
del Gorner, nel gruppo del Monte Rosa nelle Alpi<br />
svizzere, il secondo d’Europa per estensione.<br />
Qui sono stati raggiunti ottimi risultati nelle<br />
esplorazioni compiute, le quali h<strong>anno</strong> permesso<br />
di individuare due differenti tipi di mulini: un<br />
primo caratterizzato da andamento verticale,<br />
con pozzi iniziali profondi da 30 a oltre 80<br />
metri, e un secondo tipo caratterizzato invece<br />
da uno sviluppo a basso gradiente e un breve<br />
pozzo in entrata.<br />
Ghiacciaio del Gorner,<br />
durante la risalita del p.60 di Orobic Ice<br />
Alcuni dei mulini a sviluppo verticale sono stati<br />
discesi sino a raggiungere il livello della superficie<br />
piezometrica endoglaciale, che è stato<br />
intercettato a profondità variabili tra -30 e -140<br />
metri circa (massima profondità raggiunta).<br />
Le cavità epidermiche presentano maggiori<br />
difficoltà di esplorazione per la presenza di<br />
lunghi bacini di acqua, anche profondi, o per<br />
le ridotte dimensioni trasversali dei condotti,<br />
46<br />
pertanto sono state percorse per non più di<br />
qualche decina di metri. Le diverse tipologie<br />
di cavità presentano sempre forti analogie,<br />
sia morfologiche sia funzionali, con le cavità<br />
carsiche, quindi sono solitamente riconosciute<br />
come forme pseudocarsiche (criocarsismo o termocarsismo).<br />
Le evidenti analogie morfologiche,<br />
unitamente alle numerose osservazioni relative<br />
all’idrodinamica dei mulini, suggeriscono l’esistenza<br />
di un complesso ben strutturato reticolo<br />
freatico, analogamente a quanto avviene<br />
negli acquiferi carsici in rocce carbonatiche.<br />
Per queste ragioni lo sviluppo e l’evoluzione<br />
dei mulini sono sempre fortemente influenzati<br />
dalle oscillazioni della superficie piezometrica<br />
endoglaciale. Il periodo di attività dei mulini di<br />
maggiori dimensioni varia in genere da 3 a 5 anni<br />
e dipende dalla velocità locale di movimento<br />
del ghiacciaio: maggiore è la velocità, minore<br />
è il periodo di vita.<br />
I rilievi effettuati suggeriscono che un importante<br />
ruolo nell’influenzare lo sviluppo dei mulini<br />
è giocato dalle variazioni del livello dell’acqua.<br />
Dalle osservazioni effettuate sembrano inoltre<br />
indicare che negli ultimi venti anni il numero<br />
di mulini e il loro periodo di vita sono andati<br />
crescendo. E’ per questo che già da quattro anni<br />
continuiamo a monitorare le varie cavità che<br />
si vengono a formare al fine di capire meglio<br />
il ciclo di sviluppo dei mulini, il cui aumento<br />
potrebbe essere legato a un rallentamento nella<br />
velocità di scivolamento del ghiacciaio o a differenti<br />
condizioni climatiche. Soprattutto stiamo<br />
assistendo visivamente di <strong>anno</strong> in <strong>anno</strong> a una<br />
perdita di volume della massa del ghiacciaio e<br />
a un cambiamento morfologico della superficie.<br />
Anche il ghiacciaio dei Forni, nel gruppo Ortles-<br />
Cevedale in Valtellina, è stato oggetto di studi<br />
sistematici sul carsismo glaciale, a opera del<br />
Gruppo grotte Cai Sem di Milano, e ancora oggi si<br />
continua a studiare, monitorare e documentare<br />
i cambiamenti, purtroppo sempre più visibili,<br />
in collaborazione con il Comitato glaciologico<br />
italiano e l’Arpa Lombardia.<br />
Anche altri ghiacciai sono oggetto di attenzioni<br />
di gruppi speleologici, come il ghiacciaio<br />
dell’Aletch, il più grande d’Europa, e il Morterasch,<br />
nel massiccio del Bernina, entrambi<br />
nelle Alpi svizzere.<br />
Infine gli obiettivi: la pubblicazione dei vari<br />
lavori, al fine di lasciare dei documenti e dare<br />
informazioni e conoscenza, e magari una manualistica<br />
sulle tecniche da adottare e sulla<br />
metodologia di studio e monitoraggio. Credo<br />
che l’avventura cominci adesso.