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Notiziario anno 2009 - CAI Sezione Varallo Sesia

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Aconcagua - Andinismo in Argentina<br />

Bello tornare in Sud America dopo 7 anni... Era<br />

il 2002 quand’ero stata in Bolivia, per questo mi<br />

aggrego volentieri agli amici Giulio, Giorgio e Silvio;<br />

tanto più che quest’<strong>anno</strong>, grazie alle feste<br />

natalizie, il calendario vacanziero è favorevole.<br />

Ecco che si parte dunque, il 20 dicembre 2008,<br />

alla volta dell’Aconcagua. Sarà sicuramente un<br />

Natale diverso.<br />

Noi a Mendoza<br />

Dopo vari ritardi accumulati allo scalo di New York<br />

causa neve e varie peripezie su e giù da aerei<br />

tra Buenos Aires e Santiago del Cile, arriviamo<br />

finalmente a Mendoza, verde e vivace cittadina<br />

conosciuta perché punto di partenza per gli andinisti<br />

provenienti da tutto il mondo che ambiscono a<br />

raggiungere la cima del Cerro Aconcagua, mt 6920,<br />

la montagna più alta del Sud America e perciò<br />

facente parte delle “7 summits”.<br />

Ci vogliono almeno un paio di giorni per organizzare<br />

i bagagli, pagare il permesso di entrata<br />

al parco e di salita alla montagna, fare la spesa<br />

e attendere fino all’ultimo momento l’arrivo del<br />

bidone di Giorgio, andato disperso in chissà quale<br />

aeroporto e magicamente riapparso la sera prima<br />

della partenza per la montagna, scongiurandogli<br />

così la possibilità di dover dormire in un sacco a<br />

pelo in affitto usato da chissà chi e probabilmente<br />

mai lavato.<br />

E’ pieno di italo-argentini qui! Discendenti di emigrati<br />

che tutt’oggi rivendicano orgogliosi le proprie<br />

origini italiche e non perdono occasione per<br />

attaccare bottone non appena ci sentono parlare.<br />

Di sera per mangiare non c’è che l’imbarazzo della<br />

scelta: localini tipici dove il piatto base è il “lomo”<br />

testo e foto di Giulia Tosi<br />

alla plancia o il “bife de chorizo”, ovvero filetti<br />

alti due dita di carne tenerissima. Il vino per ora<br />

ce lo risparmiamo, ci daremo da fare in merito<br />

solo una volta tornati dalla montagna.<br />

Col bus di linea che parte alle 6 da Mendoza raggiungiamo<br />

in quattro ore circa la località di Puente<br />

del Inca, zona frequentatissima in inverno in quanto<br />

rinomata stazione sciistica, probabilmente costruita<br />

negli anni ’60 e da allora rimasta tale e quale.<br />

Certo che è strano essere in tenuta estiva e vedere<br />

in giro alberi di Natale e addobbi luccicanti... beh,<br />

in effetti oggi è proprio la Vigilia.<br />

Nel pomeriggio il rito di pesatura dei bagagli per<br />

caricare i muli che ritroveremo al campo base. Una<br />

notte qui e l’indomani raggiungiamo in pulmino<br />

Laguna des Horcones, cioè l’entrata del parco<br />

dove, in una luminosa e tersa giornata, ci appare<br />

specchiandosi nel lago circondato da prati verde<br />

brillante la nostra meta in tutta la sua maestosità.<br />

In realtà quella che si vede da qui è la parete sud,<br />

con i suoi scivoli di ghiaccio leggermente spruzzati<br />

di neve, mentre noi saliremo per la via normale,<br />

ma l’imponente presenza dell’Aconcagua ci accompagnerà<br />

per tutti i giorni di trek che ci separano<br />

dal campo base. All’ingresso del parco i ranger<br />

ci spiegano che sono previste multe salatissime<br />

per chi trasgredirà il regolamento lasciando in<br />

giro rifiuti di ogni genere, anche organici e quindi<br />

ci consegnano due sacchetti numerati ciascuno,<br />

uno per la “basura” (immondizia) e l’altro per la<br />

“materia fecàl” (capito?), da utilizzare nei campi<br />

alti e da riconsegnare, pieni o vuoti, all’uscita dal<br />

campo base. Fa sorridere, ma se così non fosse<br />

probabilmente a quest’ora, a causa dell’alta frequentazione,<br />

tutto il territorio sarebbe un’immensa<br />

distesa di rifiuti di ogni genere.<br />

54 NOTIZIARIO C.A.I. VARALLO

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