L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...
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L’OCCITANIZZAZIONE DELLE ALPI LIGURI 195<br />
continuum linguistico nel quale sono tradizionalmente inserite 29 .<br />
Questa sorta di apartheid nel quale si vorrebbero confinare quanti<br />
parlano <strong>il</strong> dialetto <strong>brigasco</strong> e l’olivettese p<strong>un</strong>ta anzi, come è dimostrato<br />
nei fatti, a creare differenziazioni antistoriche all’interno<br />
<strong>del</strong> patrimonio idiomatico e culturale <strong>del</strong>la zona e a limitare la circolazione<br />
linguistica in nome di pres<strong>un</strong>te «purezze» idiomatiche<br />
storicamente estranee alla realtà locale. Infine, non va dimenticato<br />
che, a fronte <strong>del</strong>la corretta attribuzione al gruppo ligure <strong>del</strong> dialetto<br />
<strong>brigasco</strong> e <strong>del</strong>l’olivettese da parte francese, la dichiarazione<br />
di «occitanità» per le frazioni rimaste in Italia impedirà lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
di com<strong>un</strong>i iniziative transfrontaliere in materia linguistica 30 , e<br />
potrebbe arrivare a recare danno a eventuali iniziative di valoriz-<br />
29 Desta preoccupazione in particolare <strong>il</strong> fatto che l’area brigasca e olivettese si troverebbero<br />
coinvolte in discutib<strong>il</strong>i operazioni di pianificazione linguistica volte ad estendere<br />
<strong>un</strong> mo<strong>del</strong>lo di “occitano cisalpino di riferimento” su tutta l’area dichiarata “occitana”.<br />
Non tranqu<strong>il</strong>lizza in proposito la circostanza che, come vedremo, tra i referenti<br />
“scientifici” di <strong>un</strong>o dei com<strong>un</strong>i liguri coinvolti figuri la “responsab<strong>il</strong>e dei progetti linguistici<br />
e culturali di Espaci Occitan”, Rosella Pellerino, alla quale si attribuiscono affermazioni<br />
come “la normalizzazione, intesa come normativizzazione, ovvero <strong>il</strong> fissare regole<br />
ortografiche e grammaticali, è <strong>un</strong>o strumento indispensab<strong>il</strong>e per tutte le lingue, e<br />
ancor più per le varietà meno diffuse di <strong>un</strong> idioma”. Ciò potrebbe anche essere vero (per<br />
quanto abbia personalmente fortissimi dubbi), ma <strong>il</strong> fatto è che se l’olivettese e <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong><br />
continueranno a essere erroneamente considerate varianti <strong>del</strong>l’“occitano”, le com<strong>un</strong>ità<br />
interessate finiranno per vedere rappresentata la propria “identità” linguistica attraverso<br />
<strong>un</strong> “lavoro di normalizzazione occitana” promosso attraverso i buoni uffici di “<strong>un</strong>a<br />
Commissione Linguistica internazionale guidata da Xavier Lamuela, catalano”, lavoro<br />
dal quale pare lecito dubitare che possa scaturire <strong>un</strong> mo<strong>del</strong>lo (da proporre poi nell’uso<br />
didattico e in altri contesti) corrispondente alle parlate locali, visto che persino in<br />
ambienti occitanisti viene definito “<strong>un</strong> improbab<strong>il</strong>e maccheronico di marca linguadociana”<br />
(Editoriale), in “Valados Usitanos”, 80, gennaio-apr<strong>il</strong>e 2005, p. 3). Si veda in proposito<br />
l’intervista a R. Pellerino in L. PLA-LANG, Occitano in Piemonte, op. cit., pp. 144-<br />
149 e, ora, <strong>il</strong> Dizionario italiano/occitano/italiano, C<strong>un</strong>eo, Eventi 2008, primo frutto <strong>del</strong>l’attività<br />
<strong>del</strong>la commissione, che dimostra in maniera evidente l’incolmab<strong>il</strong>e distanza tra<br />
questo “mo<strong>del</strong>lo” e <strong>il</strong> dialetto ligure alpino (e, sia detto per inciso, <strong>il</strong> totale spregio per<br />
la situazione effettiva <strong><strong>del</strong>le</strong> parlate locali: così <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> viene collocato, in <strong>un</strong>a cartina<br />
pubblicata a p. 10, addirittura a est <strong><strong>del</strong>le</strong> valli cosiddette <strong>del</strong> kyè invece che nella sua esatta<br />
posizione).<br />
30 Peraltro tali difficoltà sussisterebbero anche se, per assurdo, <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> e l’olivettese<br />
non fossero considerati dialetti liguri in territorio francese. Infatti la regione Provence<br />
– Alpes – Côte d’Azur ha ripudiato come abbiamo visto l’appartenenza “occitana”<br />
per promuovere correttamente le varietà provenzale e nizzarda nella loro specificità.<br />
Ciò sembra spingere i promotori <strong>del</strong>la pres<strong>un</strong>ta “occitanità” <strong>del</strong> <strong>brigasco</strong> e <strong>del</strong>l’olivettese<br />
verso <strong>un</strong> rapporto esclusivo col movimento “occitanista” <strong><strong>del</strong>le</strong> province di C<strong>un</strong>eo e di<br />
Torino e con le forme organizzate di “gestione” politico-culturale <strong>del</strong>la specificità linguistica<br />
che vigono in quelle aree: di <strong>un</strong> coinvolgimento diretto di esponenti <strong>del</strong>la m<strong>il</strong>itanza<br />
“occitanista” in tal senso si parlerà più avanti.