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L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...

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218<br />

FIORENZO TOSO<br />

incapace di cavar fuori capolavori: anche per <strong>il</strong> tono festoso che le<br />

accompagna (sto scrivendo in agosto, sulla mia isola preferita, e mi<br />

diverto <strong>un</strong> sacco) le mie poche annotazioni sull’articolo di Bronzato<br />

potranno d<strong>un</strong>que essere ricordate, tutt’al più, in qualche repertorio<br />

di satira a buon mercato.<br />

Bronzato avvia la sua dissertazione 52 constatando l’esistenza di<br />

«tante e importanti» differenze tra i dialetti di Upega e Viozene<br />

da <strong>un</strong> lato e quello di Ormea dall’altro, anche se (bontà sua) ci<br />

svela che «tra i due tipi linguistici alc<strong>un</strong>i fenomeni fonetici e morfologici<br />

sono condivisi»: non abbiamo certezze al riguardo, ma è<br />

fac<strong>il</strong>e immaginare, alla luce di altre mirabolanti risultanze <strong>del</strong> metodo<br />

bronzatiano, che in <strong>un</strong>’analisi contrastiva tra ormeasco e <strong>brigasco</strong><br />

questi tratti «condivisi» dovranno in ultima analisi risalire a<br />

qualche misteriosa propaggine tolosana. «Del resto», aggi<strong>un</strong>ge<br />

magnanimamente, «le stesse parlate occitano alpine (non tutte)<br />

[non tutte per carità! N.d.r.] presentano <strong><strong>del</strong>le</strong> soluzioni padane e<br />

non per questo si tratta di parlate gallo-italiche». Acuta osservazione,<br />

e ovvia la conclusione transitiva in puro st<strong>il</strong>e bronzatiano: se<br />

le parlate provenzali alpine hanno ass<strong>un</strong>to tratti piemontesi, avendo<br />

Bronzato deciso preliminarmente che <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> è a sua volta<br />

«occitano», anche «<strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> per motivi di contatto ha adottato<br />

<strong><strong>del</strong>le</strong> soluzioni liguri», e peccato che ne abbia ass<strong>un</strong>to tante e tali<br />

da somigliare inequivocab<strong>il</strong>mente a <strong>un</strong> dialetto ligure! La cosa è<br />

sospetta: <strong>un</strong> dialetto che ha solo tratti in com<strong>un</strong>e col ligure o col<br />

ligure e l’«occitano» e <strong>il</strong> piemontese, ma ness<strong>un</strong> tratto in com<strong>un</strong>e<br />

con l’«occitano» che non sia com<strong>un</strong>e anche al ligure (ed eventualmente<br />

al piemontese), non potrebbe essere banalmente <strong>un</strong> dialetto<br />

ligure? Macché.<br />

Del resto, Bronzato ci ripensa quasi subito: detta così, <strong>un</strong> fumus<br />

ligusticitatis potrebbe ancora trapelare… «com<strong>un</strong>que sia», ci<br />

<strong>Alpi</strong> <strong>Liguri</strong> e Marittime, “<strong>il</strong> dott. Lorenzo Lanteri, sindaco di Triora, ha cooperato per le<br />

etimologie di origine araba”.<br />

52 Per non appesantire l’intervento eviterò di citare di volta in volta, salvo ove strettamente<br />

necessario, la pagine esatta alla quale mi riferisco. Quanto alla bibliografia da<br />

me addotta, per quanto riguarda alc<strong>un</strong>i repertori ut<strong>il</strong>izzerò le sigle usuali (REW, AIS,<br />

LEI, VPL; DCB = P. MASSAJOLI e R. MORIANI, Dizionario <strong>del</strong>la cultura brigasca. Vol. I,<br />

Lessico, Alessandria 1991; VLSB = S. APROSIO, Vocabolario Ligure Storico Bibliografico,<br />

Savona 2001-2002), e darò per scontati i rimandi che comprovino dati ovvi.

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