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L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...

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212<br />

FIORENZO TOSO<br />

detto «kyé» ci sono dubbi quasi altrettanto fondati di quelli che riguardano <strong>il</strong><br />

<strong>brigasco</strong> e l’olivettese. D<strong>un</strong>que, caro sig. Sindaco, siamo ancora in attesa di <strong>un</strong>a<br />

dimostrazione chiara e <strong>un</strong>ivoca <strong>del</strong> carattere «occitano» <strong>del</strong>la parlata <strong>del</strong> Com<strong>un</strong>e<br />

che Lei rappresenta, e <strong>del</strong>la parlata di Realdo e Verdeggia (nonché, a dire<br />

<strong>il</strong> vero, di quella di Briga Alta, di Viozene e di <strong>un</strong>a serie di località <strong>del</strong>la Provincia<br />

di C<strong>un</strong>eo e di Torino). Ribadisco che sino a prova contraria, a Olivetta<br />

San Michele (e Realdo ecc.) si parla <strong>un</strong>a varietà di ligure alpino ossia <strong>un</strong> dialetto<br />

non occitano, cosa che non sostengo per spirito di polemica o per altri misteriosi<br />

motivi, ma perché questa è la verità scientifica, che andrà eventualmente<br />

corretta sulla base di dati scientifici e non di <strong>il</strong>lazioni. Veda lei di trarne le conseguenze<br />

che ritiene più opport<strong>un</strong>e: se posso permettermi <strong>un</strong> giudizio da tecnico,<br />

la dichiarazione <strong>del</strong> carattere «occitano» <strong>del</strong>l’olivettese è da considerare erronea,<br />

e qualsiasi linguista dotato di competenza sull’argomento potrà sottoscrivere<br />

questa valutazione (salvo riuscire a confutarla con argomenti sostanziali).<br />

Purtroppo, a questa circostanziata replica ho ottenuto finora<br />

solo <strong>un</strong> imbarazzante s<strong>il</strong>enzio, dal sindaco Mazzola e dalla dott.<br />

Pellerino.<br />

A sostenere fieramente le ragioni <strong>del</strong>la «Nazione Occitana»<br />

scenderà in campo nel luglio successivo, sul numero 44 di «A<br />

Vastera» (pp. 18-25) nientemeno che Franco Bronzato, esponente<br />

di spicco <strong>del</strong> movimento «occitanista» piemontese nonché<br />

membro <strong>del</strong>la Association International d’Etude Ocitans (sic sull’intestazione<br />

<strong>del</strong>l’articolo!). Il suo intervento su La posizione linguistica<br />

<strong>del</strong> <strong>brigasco</strong> avrebbe pure l’ambizione di mantenere <strong>un</strong> taglio<br />

critico, ma risulta qua e là assai tendenzioso: l’autore equivoca<br />

ad esempio sul significato di «minoranza linguistica storica»<br />

presente nella L.N. 482/1999 intendendo che la tutela si estenderebbe<br />

ai com<strong>un</strong>i interessati da <strong>un</strong>a presenza «storica» <strong>del</strong>la lingua<br />

di minoranza anche se essa è oggi estinta: ciò contraddice <strong>il</strong> corrispondente<br />

decreto applicativo (D.P.R. 345/2001) ove si afferma<br />

(art. 1 comma 2) che per <strong>il</strong> riconoscimento <strong>del</strong>l’area di minoranza<br />

occorre (è <strong>del</strong> resto <strong>un</strong>’affermazione tautologica) che la lingua ammessa<br />

a tutela sia <strong>il</strong> modo «di esprimersi» <strong>del</strong>la minoranza stessa:<br />

sennò, dov’è la minoranza? Quanto alla d<strong>il</strong>atazione impropria <strong>del</strong>l’area<br />

«occitana» in Piemonte sulla quale pare che soltanto <strong>il</strong> sottoscritto<br />

abbia qualcosa da obiettare, non sono tanto io ad avere<br />

espresso perplessità in tal senso, quanto, tra gli altri, <strong>il</strong> linguista

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