L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...
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FIORENZO TOSO<br />
sa, in quanto ligure, stava campan<strong>il</strong>isticamente tentando di salvare<br />
almeno Albenga e Alassio dal diventare tout court altrettante «perle»<br />
<strong>del</strong>la Côte d’Azur invece che <strong>del</strong>la Riviera di Ponente.<br />
Certo che questi liguri sono proprio dei mattacchioni. Ad<br />
esempio, come posso permettermi io (anche se orgogliosamente<br />
sardo-ligure, sempre ligure sono…), di sostenere che la caduta di<br />
-o ed -u atone finali in <strong>brigasco</strong> è <strong>il</strong> risultato di <strong>un</strong> fenomeno recente<br />
che non ha nulla a che fare con ciò che avviene in «occitano»,<br />
e di farlo, per di più, senza mettere ai piedi <strong>del</strong>l’<strong>il</strong>lustre Bronzato<br />
la «tanto minacciata bibliografia»? Ora, a prescindere dal fatto<br />
che in tutti i miei interventi sulla questione brigasca cito costantemente<br />
<strong>un</strong>a quarantina di testi specialistici di riferimento che Bronzato<br />
finora si è guardato bene dal procurarsi, forte <strong>del</strong>la mia infinita<br />
pazienza rin<strong>un</strong>cerò al piacere <strong>un</strong> po’ perverso di obbligarlo a<br />
leggersi <strong>un</strong> po’ di letteratura scientifica relativa all’argomento sul<br />
quale pontifica, e gli farò osservare, ma solo per metterlo sulla<br />
buona strada (<strong>il</strong> resto, app<strong>un</strong>to, se lo legga, eh, eh, eh…) 61 , che la<br />
conservazione <strong>del</strong>la vocale finale in tendasco (dialetto per <strong>il</strong> resto<br />
sostanzialmente identico al <strong>brigasco</strong>) basterebbe già da sola a confermare<br />
<strong>il</strong> carattere recente <strong>del</strong>la caduta in <strong>brigasco</strong>; e soprattutto,<br />
che al <strong>brigasco</strong> mancano i fenomeni di desonorizzazione <strong><strong>del</strong>le</strong> consonanti<br />
trovatesi in posizione finale dopo la caduta <strong>del</strong>la vocale,<br />
che si riscontrano invece in «occitano», catalano e anche piemontese:<br />
«occitano» a vau(c) (esempio bronzatiano di Pragelato), <strong>brigasco</strong><br />
e vagh. Questo si considera normalmente <strong>un</strong> indizio più che<br />
sufficiente <strong>del</strong> carattere recente <strong>del</strong>la caduta di -u finale, come tale<br />
presente anche nei dialetti liguri di transizione <strong>del</strong>la Val Bormida<br />
(e qua e là nel Piemonte orientale). Sono certo peraltro che in<br />
qualche parte <strong>del</strong>l’«Occitania», magari a Lourdes, si verificherà<br />
qualcosa di sim<strong>il</strong>e.<br />
In merito poi alla caduta di -T-, Bronzato ci informa (correttamente)<br />
che <strong>il</strong> fenomeno è condiviso dall’area francese, franco-provenzale,<br />
«occitana» alpina, piemontese e (bontà sua!) ligure, ma<br />
61 In ogni modo, la più recente discussione di questo tema è nel saggio di W.<br />
FORNER, Fra Costa Azzurra e Riviera: tre lingue a contatto che si trova citato in bibliografia.