L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...
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L’OCCITANIZZAZIONE DELLE ALPI LIGURI 233<br />
l’Anonimo Genovese (36, vv. 4-6), non è che d’ora in avanti dovremo parlare di<br />
Anonimo Tolosano? In ogni <strong>caso</strong>, <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>l’equivoco è stato identificato<br />
da Bronzato: pare sia tutta colpa di Corrado Grassi! 69 .<br />
fudii ‘grembiule’: con la desinenza -ILE, in <strong>Liguri</strong>a è voce di Pigna,<br />
Camporosso, Soldano, Dolcedo; la variante in -ALE copre grosso modo tutto <strong>il</strong><br />
territorio da Ventimiglia a Vado (VPL);<br />
grinùu ‘affetto, propensione per l’amore’: tra l’altro per Bronzato si tratta di<br />
<strong>un</strong> aggettivo, fatto che getta <strong>un</strong>a luce inquietante sulle sue competenze in fatto<br />
di linguistica elementare. In ogni <strong>caso</strong> è voce presente anche a Buggio, sostiene<br />
don Pastor nel vocabolario annesso ai suoi Ciabroti in lengagiu biijinolu,<br />
Pinerolo 1990, p. 85; in piemontese, mi dice <strong>un</strong> amico, grinor è già presente nel<br />
XVII secolo (nel Cont Piolet <strong>del</strong> Tana, Atto I, scena 12);<br />
grula ‘scarpone’: lasciamo da parte <strong>il</strong> piemontese grolo ‘zoccolo di legno’,<br />
grola ‘ciabatta’, e limitiamoci all’area ligure: a Pigna la voce vale ‘scarpa indurita<br />
per essere rimasta nell’acqua’, a Triora ‘ciabatta’ e ‘scarpa grossolana’, e poi<br />
compare in ventimigliese, in bordigotto e altrove ancora (VLSB);<br />
labrena ‘salamandra’: la voce è spesso riferita ad altri animali a torto o a<br />
ragione considerati sim<strong>il</strong>i tra loro, al p<strong>un</strong>to che non è ben chiaro cosa indichi in<br />
<strong>un</strong>’attestazione di volgare medievale ligure riferita dal Rossi (VLSB); in ogni<br />
<strong>caso</strong> è conosciuta anche a Ventimiglia, Pigna, Bordighera e a Soldano, qui col<br />
valore di ‘geco’;<br />
lögn ‘lontano’: sarà anche <strong>un</strong> pregnante “occitanismo”, ma a me pare <strong>un</strong>a<br />
variante fonetica regolare di LONGE che continua in tutta la <strong>Liguri</strong>a nella<br />
69 In <strong>un</strong> vecchio scritto ripreso poi in <strong>Liguri</strong>a linguistica, Ventimiglia 2006 (p. 75),<br />
ironizzavo su <strong>un</strong> traf<strong>il</strong>etto apparso anni fa su “R’nì d’àigüra” in cui l’autore, tal Fogliato,<br />
sosteneva di avere riscontrato questa voce in dialetto di Pigna come prova irrefutab<strong>il</strong>e<br />
<strong>del</strong>l’influenza esercitata dal prestigioso “occitano” <strong>brigasco</strong> sulla parlata dei vicini, e<br />
ricordavo ovviamente la frequenza con qui <strong>il</strong> tipo den(e)â ricorre in tutta la <strong>Liguri</strong>a. Nel<br />
suo scritto, Bronzato rammenta così l’episodio: “La voce deneàa è stata ut<strong>il</strong>izzata da Toso<br />
per mettere in evidenza che in alc<strong>un</strong>i casi i ricercatori [sia chiaro che non sono io responsab<strong>il</strong>e<br />
di questa promozione <strong>del</strong> Fogliato, N.d.r.] hanno peccato di ingenuità ritenendo<br />
<strong>un</strong>a parola di esclusiva pertinenza brigasca e quindi occitana. L’errore in questo <strong>caso</strong> è<br />
da imputare a C. Grassi che nel 1958 […] ebbe a scrivere: ‘<strong>il</strong> <strong>caso</strong> <strong>del</strong>la voce Natale’: la<br />
c. AIS 781 mostra come nell’alta Val Varaita (P. 160 Maddalena di Chianale) si conservi<br />
l’antica forma provenzale [deyniál]”. A me non pare che Grassi abbia sostenuto con<br />
questo che <strong>il</strong> tipo deneàa è esclusivo <strong>del</strong> provenzale, mi pare piuttosto che l’“ingenuo<br />
ricercatore” l’abbia sparata grossa per conto suo. Come <strong>del</strong> resto Bronzato, che pur<br />
dimostrandosi al corrente <strong>del</strong>la diffusione panligure <strong>del</strong> termine, lo cita com<strong>un</strong>que come<br />
“pregnante occitanismo”. Mah.