L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...
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208<br />
FIORENZO TOSO<br />
no salutato con <strong>un</strong> certo fastidio <strong>un</strong> tipo di dialettica poco consono<br />
all’occasione (la commemorazione di <strong>un</strong> <strong>il</strong>lustre studioso) e alla<br />
sede coinvolta. Al di là di questi episodi folkloristici, com<strong>un</strong>que,<br />
in seguito al mio intervento vi sono state altre prese di posizione,<br />
meritevoli per certi aspetti di maggior commento: ed è istruttivo<br />
osservare che per quanto le repliche appaiano veicolate dal contesto<br />
locale olivettese e <strong>brigasco</strong>, sono però provenienti dagli ambienti<br />
<strong>del</strong>l’«occitanismo m<strong>il</strong>itante» piemontese, segno questo di<br />
<strong>un</strong> coinvolgimento che la dice l<strong>un</strong>ga sul carattere «spontaneo» e<br />
sull’effettiva partecipazione «popolare» alla famosa presa di coscienza<br />
di <strong>un</strong>’inesistente identità «occitana» in Val Alta Tanaro, in<br />
Valle Argentina e in Valle Bevera.<br />
Il 21 febbraio 2008 <strong>il</strong> sindaco di Olivetta San Michele è d<strong>un</strong>que<br />
intervenuto su www.albertocane.blogspot.com, precisando<br />
(con tutte le ragioni <strong>del</strong> mondo) «che la recente <strong>del</strong>ibera <strong>del</strong>l’Amministrazione<br />
Provinciale non ha esaminato <strong>il</strong> <strong>caso</strong> <strong>del</strong> Com<strong>un</strong>e<br />
di Olivetta San Michele» (forse farebbe bene a chiedersi<br />
perché!), e che «<strong>il</strong> Com<strong>un</strong>e di Olivetta San Michele non ha ricevuto<br />
alc<strong>un</strong> contributo richiamandosi alla legge di tutela sulle minoranze<br />
linguistiche storiche». Lasciando quindi la parola agli<br />
«esperti», allega <strong>un</strong> «contributo sull’appartenenza alla minoranza<br />
occitana <strong>del</strong> Com<strong>un</strong>e di Olivetta San Michele» scritto dalla dottoressa<br />
Rosella Pellerino, che solo in seguito apprenderò essere «responsab<strong>il</strong>e<br />
dei progetti linguistici e culturali di Espaci Occitan»<br />
(PLA-LANG, op. cit., pp. 144-149) e apprezzata cantante folk.<br />
Nel suo intervento, la Pellerino ripercorre brevemente la storia<br />
<strong>del</strong> com<strong>un</strong>e di Olivetta San Michele fino alla spartizione <strong>del</strong> territorio<br />
tra Francia e Italia (1947), sostenendo poi che riguardo alle<br />
«località montane prossime al Monte Saccarello» i linguisti (ma<br />
non dice quali) «ritengono che le parlate di queste com<strong>un</strong>ità alpine<br />
appartengano piuttosto al gruppo dei dialetti misti di lingua<br />
ligure-occitana di zona alpina». Dopo di che, affronta la classificazione<br />
<strong>del</strong> <strong>brigasco</strong> (non <strong>del</strong>l’olivettese, che in questa storia, poverino,<br />
ci fa sempre la figura <strong>del</strong>la cenerentola), mettendo in evidenza<br />
come le parlate liguri alpine si differenzino «da quelle costiere<br />
per <strong>il</strong> mancato influsso <strong>del</strong> tipo genovese e per l’originale